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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 19.1908

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Orsi, Paolo: Nuove antichità di Gela
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https://doi.org/10.11588/diglit.9316#0060

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1)7

NUOVE ANTICHITÀ DI GELA

98

il pieduccio conico di modiche dimensioni è tutto di-
pinto in nero, mentre il restante del naso presenta il
color naturale della creta, alterato da una seconda
cottura. Diam. massimo rara. 20.

Il labbro è ornato di una serie di rosette a sei
petali, completate a graffito, analoghe a quelle che
formano riempimento nella piccola ceramica corinzia.
Alla base fitta raggiera. Sotto le anse da ogni lato
trofeo di fior di loto nero e pavonazzo, con vilucchi
desinenti in spirali. In ognuno dei prospetti due figure
virili nude barbute in atto di danza; pavonazzo hanno
il collo ed il petto, nero tutto il resto, con qualche
rapido tocco di graffiti. Anatomicamente esse sono
scorrette ; le teste con tutto il corpo inferiore di pieno
profilo, di faccia invece il torace ; esile la vita, enormi
le coscie, accentuata la steatopigia, scimmiesche mani
e piedi. Il cavo del bacino è tutto nero.

Dal punto di vista dell'arte, mediocre è il valore
del vaso; ma per due ragioni esso merita di essere
pubblicato; anzitutto per la relativa scarsezza di tale
tipo cosi nelle necropoli siceliote come italiote, e poi
perchè esso appartiene ad un periodo di transizione,
quando l'industria attica era ancora assai attaccata
alle forme ed agli stili dell'oriente. Infatti la sagoma
del vaso ricorda gli skyphoi-kylikes del corinzio-geo-
metrico, e quelli ionici; dall'arte ionica come dalla
corinzia proviene il fior di loto a tralci, e le danze
di uomini ignudi, talvolta itifallici, talvolta con coppe
e corni potorii. È insomma il momento in cui l'in-
dustria ceramica ateniese nel suo laborioso svolgi-
mento accoglieva elementi da tutte le altre scuole
industriali che l'avevano preceduta (Naukratis, Sa-
mos, Phikellyra ecc.). E questa incertezza, questo
ibridismo di carattere così formale come stilistico, ha
fatto sì che taluni ceramografi propendessero ad asse-
gnare all'industria corinzia un gruppo di queste pic-
cole tazze, che altri concessero invece a quella attica.
Il tono della creta, le dimensioni del vaso, infine lo
stile delle figure mi inducono, nel caso nostro, a rite-
nere assolutamente attico il vaso in questione.

A dimostrare la ristretta produzione e la rarità di
questa foggia di piccole tazze, giova notare, che le
necropoli arcaiche sin qui meglio esplorate di Gela,
di Siracusa e di Megara Hybl., ne hanno dato soli
due esemplari, cioè il nostro ed uno megarese, che
viene qui per la prima volta riprodotto a fig. 5, e
Monumenti Antichi — Vol. XIX.

che fa parte del materiale rinvenuto nei primi scavi
eseguiti nel 1879 dal Cavallari in quella necropoli,
e che rimase tutto inedito. Salvo le minori dimen-
sioni (diam. mm. 16) essa corrisponde esattamente
per sagoma, partizione delle figure, e stile all'esem-
plare gelese; al labbro linea spezzata con globetti
agli angoli, muniti di due appendici; il così detto
motivo a melograno, cotanto caro alla decorazione
vascolare di Cirene ('). In ognuno dei due prospetti
una danza, decisamente bacchica, di due adulti nudi,
uno dei quali coperto il torace di exomis senza ma-
niche, e le natiche di calzoncini e perizoma, solleva
un rython. Anche su questo vaso potrà sollevarsi
qualche dubbio, se esso sia corinzio — od attico —
arcaico (2); ma i confini delle due industrie non
parmi sieno stati ancora nettamente segnati. Infine
coi due esemplari gelese e megarese, ma in partico-
lare con quest'ultimo, si collega intimamente un terzo,
acrense della collezione ludica (3).

II. D'impronta più decisamente attica è la grande
e capace coppa, data alle figg. 6-8 (4). Il bacino
esterno a fondo rosso, risparmiato solo nella parte
superiore figurata, è nero in tutto il resto, come è
nero il corto e robusto gambo; una gola appena
accennata forma passaggio dal bacino al gambo;
anche il cavo è dipinto a vernice, con un grande
medaglione centrale, la cui figura ha risentito qualche
danno nell'opera di ricomposizione dei vari pezzi in
cui la tazza era ridotta. Il diam. ne è di mm. 263,
l'alt, di mm. 148.

A) Nel cavo dentro una cornice di foglietto
nere e pavonazze e di puntini un guerriero ginoc-
chioni coperto di elmo aulopida sta, colla lancia in

(') Dugas et Laurent, Essai sur les vases de style cyré-
nien, p. 7 (della Revue Archéol., 1907).

(a) Sulla scarsa produzione corinzia in creta rossa veggasi
il Wiliscli, Altkorintische Thonindustrie, p. 64 e segg.

(8) Benndorf, Griech. und sicil. Vasenbilder, tav. XLIII,
fig. 1, testo p. 90; il fondo è gialletto, e però va ritenuto per
corinzio, sebbene l'A, non si pronunci affatto. Invece il Furt-
wangler (Sammlung Sabouroff, tav. XLVIII e testo) ritiene
decisamente « altkorintisch » una piccola tazza di Corinto, la
cui creta è « ein wenig ròthlich gebrannt », ed il soggetto
analogo ai precedenti. Malgrado ciò, egli soggiunge subito, che
detto soggetto è raro nell'arte corinzia, e più proprio alla cal-
cidese ed all'attica arcaica.

(*) Di questo vaso ho dato un cenno al tutto provvisorio
nel Bollettino d'arte del Ministero della P. I., 1907, fase. III,
p. 9, fig. 5.

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