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NUOVE ANTICHITÀ. DI GELA

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Cracovia, e ad un altro dello stesso maestro, in una
tazza Van Brantegham. Laddove lo schema generale
dell'efebo di destra è tolto di sana pianta da Duris,
salvo la mancanza della kotyle nella sinistra ('). A
proposito dei due personaggi laterali sarebbe anche il
caso di indagare, se il loro gesto trovi dei precedenti
nella pittura più antica ; ed io ricorderei a tale pro-
posito le frequenti rappresentanze di Ercole nella lotta
per il tripode, ed in altre, della pittura nera, dove
si vede la clava maneggiata in modo al tutto ana-
logo. Ma è bene che tale ricerca esuli dal nostro
campo, chè troppo ci dilungheremmo, ove noi voles-
simo indagare, quali sono i tipi originali e quali i
tipi derivati presso i grandi maestri della pittnra
rossa.

Sono dunque due efebi già eccitati dal vino, che
si agitano e gesticolano in modo minaccioso (escludo
la danza) attorno alla figura centrale, tutta assorta
in estasi musicale, e che nella sua posa solenne, grave
ed immobile, contrasta colla sguaiata animazione delle
due laterali; ciò che avviene attorno ad essa, pare
non senta e non avverta. Ma chi mai potrà essere
tale personaggio? A prescindere dalla iscrizione e da
uno degli attributi, la si direbbe, ripeto, una imma-
gine di Dioniso, quale esso ci appare nella pittura
nera, e fino ad un certo punto in quella rossa. Ma
poi il capo rovesciato, lo sguardo in alto, la lira che
ha tra le mani, dimostrano che ci troviamo avanti ad
una persona assorta in estasi musicale, accompagnata
forse dal canto. Nè il personaggio adulto, barbuto,
coronato, coperto da sontuoso paludamento, va inteso
come uno dei consueti suonatori dei simposi, dei ban-
chetti, delle orgie : la dignità della figura, del co-
stume e del gesto stesso, indicano una condiziono spe-
ciale e ragguardevole. Quanto alla movenza non c' è
da equivocare, perchè lo stesso trasporto, la stessa con-
centrazione estatica di un efebo liricine ce lo mostra
un medaglione di Duris al Louvre (H., Meisterschalen,
tav. XIX) ed uno di Brygos (op. cit., tav. XXXIII),
con un adulto eguale al nostro, ma che non è eerto
Dioniso (op. cit., testo p. 310); infine ometto parecchie

(') Molto vicino è anche il motivo di una coppa del Lou-
vre (Pottier, Vases du Louvre, 2a serie, G. 70), appartenente
allo stesso ciclo, dove però, e per l'isolamento della figura, e
per l'assenza della kotyle, è evidente l'atteggiamento di lotta
o di battaglia.

altre figurazioni vascolari di poeti liricini ('), nei
quali appunto, ma senza una sicura ragione, si è vo-
luto vedere Anacreonte.

Ma qui invece, a determinare con tutta precisione,
viene l'iscrizione: 'AvaxQtwv xalóg; ora per vedere
quale relazione vi sia fra titolo ed immagine, è oppor-
tuno che in un breve excursus noi esaminiamo le ca-
ratteristiche etiche del poeta di Teos, della sua arte,
e dei possibili rapporti della nostra rappresentanza
con altre del poeta (2).

Oscura, basata su dati frammentari, incerti ed
anche posteriori, che la moderna critica ha cercato
vagliare e coordinare, è la vita del fislonoióg di Teos,
del poeta cantore e musico, la cui fama aveva riem-
pito la Grecia orientale nel periodo prepersiano. Nato
dentro il secondo quarto del VI sec. a. C, visse a
lungo, e nelle sue composizioni non mancano gli ac-
cenni a tale fatto ed alla sua bianca canizie. Vagò
per molte terre e città (Samos, Atene, Abdera?, La-
rissa), ma il punto culminante della sua vita si svolge
alla corte del potente munifico e crudele principe Po-
licrate di Samos, di cui egli decantò i giovani favo-
riti, soprattutto Smerdies, che secondo la moda del
tempo e le influenze del vicino oriente asiatico, ral-
legrarono le brillanti corti dell' Ionia. Su questo punto
scabroso molteplici sono i ricordi nelle poesie di Ana-
creonte, non meno che nella tradizione di formazione
posteriore; e l'arte vascolare rispecchia in frequenti
rappresentanze le corrotte abitudini di quel secolo e
del successivo. A. visse sino a tarda età, e certamente
fu testimone della prima guerra persiana, da lui e
dal suo compagno Simonide cantata. Come la sua vita
fu tutta dedita ai piaceri, tanto che un tardo scrittore
alessandrino, Didimo, si era proposta la indagine
« libidinosior A. an ebriosior vixerit » (apud Sene-
cam, fip. 88, 37), così nei suoi frammenti risalta
sempre la nota dominante dell'amore ai giovani e del
vino. Cioè dell' è'gog nuióixóc, già introdotto da Ibico
nella lirica, e del x(l0fJ'°c££lv naióì à^Qfj (fragm. 17).
Per quanto ardua e delicata l'indagine, sin dove que-

(') Jahn, op. cit., p. 724 e segg. ; p. 732 e segg.

(*) Ho desunto questo conciso quadro, soprattutto nel suo
lato biograiìco-letterario, dal denso e critico articolo del Cru-
sius nella Real Encyclopaedie del Pauly'-s Wissowa (II voi.,
pp. 2035-50; 1894), e dal Croiset A. Histoirc de la litter.
grecque II voi. (Paris 1890) p. 245 e segg.
 
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