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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 19.1908

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Orsi, Paolo: Nuove antichità di Gela
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https://doi.org/10.11588/diglit.9316#0068

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NUOVE ANTICHITÀ DI GELA

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ceramiche dell'Attica, ed eccola glorificata dal nuovo
artista Gales. Secondo i dati cronologici, A. sarebbe
venuto alla corte dei Pisistratidi in età matura, ed
il suo mecenate Ipparco viene ucciso nel 514, quando
egli era quasi sessantenne. Nè è lecito far risare l'at-
tività di Gales all'epoca dei Pisistratidi, salvo a capo-
volgere ancora una volta i dati fondamentali della
pittura rossa. Il pittore adunque esaltando il poeta ha
voluto richiamarsi alla sua vita e poesia giovanile,
quando egli brillava alla corte di Samos ; di tale pe-
riodo durava fresco e vivido il ricordo alimentato dalla
poesia in Atene anche dopo la cacciata dei Pisistratidi
e ben addentro il sec. V. Come per Saffo anche per A.
ben si può dire, che il vaso è testimonio della fama
e popolarità acquistata dal poeta di Teos ; il pittore
fregiandolo del nome e dell'imagine di lui, ha voluto
quasi raccomandare l'opera propria, richiamando una
personalità molto in voga, il cui fj&og ed il cui
nà&og erano riflessione del tempo e della società in
cui egli visse, ma ancora a lungo durarono nella me-
moria e nel costume del popolo dopo la sua morte.

Ed ora non ci resta che dire brevemente del nuovo
artista vascolare, che la fertile terra di Gela ha re-
stituito all'ammirazione degli archeologi. Sulla lettura
del nome non vi è dubbio; esso è Gales, non Pales
o Lales. La prima lettera h è nitida e completa, e
non può altrimenti leggersi che per gamma; lamba
non è, perchè la sua forma l'abbiamo nella terza let-
tera L; pi meno che mai, non occorrendo così foggiato
nell'alfabeto attico, e poi anche perchè il pi normale
lo abbiamo nella settima lettera della firma P. Dunque
certo un gamma, che colla gamba accorciata noi riscon-
triamo negli alfabeti arcaici di Abusimbel, di Argos,
della Beozia, di Oalcide, di Eretria, di Gela, di Si-
racusa e di Taranto ; tale forma, per quanto raramente,
apparisce anche nell'Attica.

Convengo nello ammettere che codesto nome Gales
suona alquanto strano, nè deve essere attico. Non le
ritrovo nel Pape-Benseler, e nemmeno nel Kretschmer.
Devo a cortesi indicazioni dell'amico prof. Ped. Halb-
herr il poterne constatare la presenza in Beozia, e
precisamente in una iscrizione sepolcrale di Orcho-
menos (Inscript. Graeciae Septentr. n. 3271) nella
forma ràlsig (si è il vocabolismo beotico per rf). Una
formazione dalla stessa radice Tal... va riconosciuta
nel personale rcdaìos in Delos (G. I. A. II, n. 814),
Monumenti Antichi — Voi. XIX.

e nel Tàhoc, di un titolo di Pharsalos (Collitz, Samm-
lung, n. 326). Ed il prof. F. von Duhn mi suggerisce
di avvicinare il suo radicale a quello del piccolo fiume
tarentino ralaìaog, Galèsus, che sembra nome non
greco ma encorio.

Non è quindi improbabile che ràh]g non fosse nè
ateniese, nè attico; egli era un ceramista forestiero,
un meteco, forse della Beozia o della Messapia, che
lavorava in Atene, al paro di tanti altri venuti da
fuori, come ce lo attesta il nome loro (Skythes, Lydos,
Amasis, Colchos, Thrax, Sikelos, Sikanos).

Quanto aXY snoCsasv anziché è'yoccifjsv, al signifi-
cato delle due voci ed alle lunghe discussioni, che se
ne sono fatte, rimando ai risultati da altri ottenuti (*).
Le conclusioni del Pottier a tale riguardo mi sem-
brano cotanto ragionevoli, che torna impossibile vedere
nel nostro Gales un semplice pentolaio qualunque;
egli per lo meno fu il capo intelligente dell'officina
da cui uscì il vaso, l'inspiratore se non forse l'esecu-
tore materiale del disegno, insomma un artista più
della pittura che della ceramica. Porse che i pittori
del quattro e cinquecento facevano una sottile e so-
stanziale differenza, quando segnavano le loro opere
col fecit o col pinxit? Il semplice processo del plas-
mare il vaso, era ormai divenuto anche per le forme
più grandiose e più squisite una manualità comune,
laddove la parte veramente delicata ed artistica del-
l'operazione stava nell'ideare, abbozzare ed eseguire
il disegno.

Comunque sia, l'uso della forinola inouasv può
essere indizio, che Gales era ancora prossimo all'epoca
dello stile nero, perchè appunto in tale epoca Yinois-
asv ha una decisa prevalenza snWsyqaìpsv della pit-
tura rossa (2). D'altro canto ho già notato, che se la

(') Pottier, Louvre, p. 700 e segg. ; id., Dourh, p. 11 e
seg.; Birch-Walters, Ancient Pottery, voi. II. p. 257 e segg.

(2) I pittori di lekythoi sono rarissimi, ma dall'esame di
codesta forma di vasi firmati ben poco ricaviamo per il caso
nostro. Lasciando Gamedes, che segnò col fecit un aryballos
corinzio non figurato della prima metà del sec. VI, abbiamo
poi: Phintias (fecit) dello stile rosso severo (510-460); Psiax
{pinxit) con un alabastron r.-arcaico (520-500); Xenopliantos
(fecit) contemporaneo di Meidias con una lekytlios a rilievi
dorati ; da ultimo Asteas (pinxit), il noto pittore rosso tardo
dell'Italia meridionale. In complesso non più di tre lekythoi,
della nostra ferma specifica, firmate. Se qualcheduna, come
suppongo, è a me sfuggita, di ben poco essa accrescerà la pre-
sente lista.

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