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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 19.1908

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Orsi, Paolo: Nuove antichità di Gela
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https://doi.org/10.11588/diglit.9316#0072

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121

NUOVE ANTICHITÀ DI GELA

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La storia dell'erma, indagandone la sua più re-
mota e rudimentale origine, e seguendola nel suo svi-
luppo artistico fino alle più elevate forme ed alle
ultime manifestazioni in ordine di tempo, è stata di
recente abbozzata da L. Curtius ('); in una breve ma
densa monografia egli ci presenta lo schema e l'os-
satura di un vasto lavoro al quale ora egli attende,
di guisa che il modesto opuscolo si trasformerà tra
non guari in capace libro. Egli ha esaminato con
cura scrupolosa e con occhio sagace testi e monu-
menti, ma più dal punto di vista mitologico e reli-
gioso che da quello artistico.

Risalendo fino ai tempi protostorici egli crede
riconoscere i precursori dell'erma classica in cippi
sepolcrali aniconici o rudimentalmente iconici di po-
polazioni barbare, e presso gli Etruschi (stele di Bo-
logna, erroneamente attribuita, panni, ai sec. IX-Vili,
o. e, p. 17). Sul terreno classico i monumenti più
antichi sarebbero i cippi schematici di Neandria, e
poscia, a grande distanza, i pilastri antropoidi di Ber-
lino della seconda metà del sec. VI. Mi basta citare
questi due punti di partenza, non volendo seguire
l'A. nella lunga rassegna di monumenti delle epoche
successive.

Ma l'erma ha servito a rappresentare così divi-
nità come mortali ; poche le divinità, in particolare
Dioniso ed Hermes, ed assai più di rado Cora ed
Hecate; e quanto ai ritratti, prima di arrivare alla
pienezza dell'arte, essi non erano che ritratti molto
convenzionali dei defunti; così le citate erme antro-
poidi del Museo di Berlino. Abbiamo dunque un
doppio ordine di erme; quelle di carattere ieratico,
impersonate in gran parte in Hermes e quelle di ca-
rattere funebre con ritratti convenzionali. Ora, prima
di passare oltre alla definizione del soggetto del-
l'ermetta gelese, conviene rammentare, come verso la
metà del sec. V Alcamene avesse scolpito un 'Jff.
IlqonvXaiog (Paus. I, 22) per l'Acropoli di Atene,
di cui, per fortuna dell'arte, gli scavi di Pergamo

(') L. Curtius, Die antike Herme. Bine mythologisch-kunst-
gesch. Studie. Inaugural-Dissertation (Leipzig-, 1903). Nel Le-
xikon del lloscher manca, e non doveva mancare, una ricerca
speciale suU'herma, però molto materiale è conglobato nel lungo
articolo dello Sclierer alla voce Hermes (voi. 1, p. 2342 e segg.);
un discreto materiale è pure raccolto dal Paris alla voce
Hermae, Hermulae nel Dictionnaire del Daremberg e Saglio.

del 1902-1903 ci hanno restituita una eccellente
copia ('), mercè la quale siamo finalmente in grado
di stabilire, almeno in un punto, il carattere di questo
tanto discusso artista, che la recente critica, non so
con quanta fortuna, ha persino voluto sdoppiare in
un A, seniore, aemulus Phidiae, ed in uno iuniore,
discipulus Phidiae.

Un esame anche rapido del nostro bronzetto si
impone subito di collocarlo nel V sec. e precisamente
verso la metà di esso. Ed atteso l'alto significato
della scoperta di Pergamo, per tutto ciò che riguarda
il tipo di Hermes e dell'erma, è naturale che noi ci
sentiamo tratti ad avvicinare i due monumenti di-
scosti per materia e per mole, non già per età e per
stile. Ben inteso però, che la piccolezza del bronzo,
destinato prima che scendere nella tomba a decorare
un larario od un sopramobile, non ci consente di
spingere a troppo minuti dottagli il processo di com-
parazione. Fatte queste giuste riserve, la prima e
subitanea impressione che si riceve, accostando le due
opere, si è, che accanto a molti punti di contatto, ve
ne abbiano parecchi di divergenza. Completamente
diversa la foggia della chioma e della barba; man-
canti nel bronzo le due lunghe trecce, che scendono
sulle spalle. Invece in ambedue oblunga la testa, la
cui calotta è quasi appiattita : la fronte divisa e par-
tita da un solco orizzontale; prominenti gli archi so-
praciliari ; naso dritto, largo al vertice ed alla base ;
abbondanti lo labbra, e la bocca lievemente socchiusa ;
asciutte le gote. In complesso una grande semplicità
di linee e di piani, per raggiungere la composta
bellezza, che s'impone e si ammira; note tutte co-
deste dell'arte del periodo di Fidia.

Si è già, ed opportunamente rilevato, che l'Hermes
di Pergamo ricorda assai da presso il Zeus di Fidia
delle monete ecc. : ma ogni traccia di questa somi-
glianza manca nel bronzo gelese, il quale invece può
avere qualche parziale affinità con teste simili del
fregio del Partenone. Manca però in esse la chioma
arrotolata, la quale è caratteristica di un momento
più arcaico, come a mo' di esempio nel bronzo del-
l'Acropoli De Ridder, tav. VI, figg. 274-275.

(') Altmann, Athen. Mittheii, 1904, p. 179 e segg.: Winter,
ibidem, p. 208 e segg. ; Conze, Sitzungsberichte der Berlin.
Akademie, 1904, p. 69 e segg.
 
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