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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 19.1908

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Orsi, Paolo: Nuove antichità di Gela
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https://doi.org/10.11588/diglit.9316#0074

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125

NUOVE ANTICHITÀ DI GELA

126

Una risposta netta e precisa non panni possibile.
Nel secondo caso, l'assenza di ogni qualsiasi simbolo
od emblema divino, e la tendenza evidente ad indi-
vidualizzare le forme, con frequento richiamo nel tipo
e nell'acconciatura della testa alle stele attiche, con-
siglierebbe ad accogliere la tesi del ritratto. Se essa
non fosse in pieno e stridente contrasto col principio
dominante ed animatore così dell'erma-ritratto come
della stele funebre, le quali esprimevano le sembianze
del defunto, in quanto esse rimanessero visibili sopra-
terra a conforto dei superstiti ed a durevole ricordo
dell'estinto. E d'altro canto, per quanto io sappia,
sarebbe nuovo il caso di nna piccola erma dentro un
umile sepolcro terragno. Se non fosse da osservare a
pregiudizio della tesi negativa assoluta, che troppo
tardo si è pensato e provveduto alla metodica esplo-
razione dei sepolcri, raccogliendo e notando tutti i più
svariati elementi per la redazione di un tanto atteso
e desiderato trattato delle antichità e dei riti funebri
greci. Quello che io posso aifermare per pratica mia
personale, derivante da 20 anni di indagini sul ter-
reno, e dalla esplorazione di alcune migliaia di se-
polcri greci, si è che mai mi è accaduto di trovare
dentro di essi piccole erme in bronzo o fìttili (').

(') A questo punto dovrei almeno brevemente addurre
esempì di altre ermette in bronzo arcaiche e del V sec. ; ma
tale rassegna non ha per noi che un valore storico-artistico,
mancando sempre nei cataloghi i dati sicuri di origine di esse.
Non mancano esempi più antichi del nostro; decisamente ar-
caica è l'erma bifronte parigina (Furtwiingler, Neuc Denkmàler
aut. Kunst., I, p. 118), ed il piccolo esemplare berlinese di
Hermes (Arch. Anzeiger, 1889, p. 89, 5), non che un terzo
esemplare sicelioto da me notato (inedito) nella pregevole col-
lezione del maggiore Fraser in Taormina. Ma, lasciando talune
ermette etrusche, la massa dei piccoli bronzi di tal genere
posseduti dai Musei è di epoca tarda, ellenistica e romana. Fra
i parecchi esemplari del Museo Kircheriano solo il n. 5306,
come gentilmente mi comunica il collega Paribeni, ci riconduce
ad un buon prototipo greco ma posteriore al sec. V. Abbastanza
fedele copia dell'H. Prop. di Alcamene è la piccola erma del
Museo di New-York (Furtwiingler, Antiken in den Museen von
America, p. 268). Il ricchissimo Museo Britannico non ne pos-
siede che nove esemplari tardi (Walters, Calai, of the bronzei in
the Brith. Museum, n. 1291, 1318, 1319, 1232, 1346-47, 1397-
99). Insignificanti quelli del Museo di Berlino e non una nelle
due ricche raccolte ateniesi (Acropoli e Soc. archeol.) illustrate
dal De Ridder.

Rare del paro le piccole erme fittili, e quasi tutte di arte
sviluppatissima: Wintcr, Typen der fig. Terracotten, p. 231
e segg. Di un solo esemplare sappiamo che fu rinvenuto nel
cortile di una casa di Delos (Ghamonard, Bull. corr. hell.,
1906, p. 604).

Nè qui si arrestano le difficoltà per l'ipotesi del-
l'erma-ritratto. Già, posta l'età del monumento, con-
verrebbe dare a questa espressione di erma-ritratto
tutto il valore di relatività che essa richiede, alla
stessa guisa delle figure contenute nella lunga serie
delle stele sepolcrali. Siamo ancora lontani dal se-
colo IV, quando il vero ritratto fa la sua apparizione
nella scultura; un ritratto quindi, in ogni caso, con-
venzionale, approssimativo, per quanto nell'ammirabile
bronzetto così accentuate sieno le fattezze, così reali-
stiche e conformi alla moda del tempo chioma e barba,
che nulla, assolutamente nulla, ci vieta di vedere in
questa elegante e ad un tempo severa testolina l'espres-
sione perfetta nei tratti e nella acconciatura di un
greco della metà del sec. V. Se non chè ripugna sempre
il credere che un ritrattino così fine ed artistico, ese-
guito certo a non piccolo prezzo, sia stato condannato
all'oscurità del sepolcro anziché conservato dai parenti
come ricordo dell'estinto.

Ond'è che, tutto, pesato, convien sempre ritornare
all'idea dell'c-ff. ipvxoTzofinóg, sebbene la sua pre-
senza nel sepolcro non sia corroborata da precedenti
scoperte.

VII.

Hydria calcidese in bronzo.

Nell'autunno del 1906 mi venne presentato un
mucchio di piccoli frammenti laminati di bronzo, tra
i quali spiccavano ed erano ben conservati i manichi
e le altre parti fuse di un vaso, che non tardai a ri-
conoscere per una hydria. Ma il corpo di essa tirato
in sottil lamina era ridotto in un cumulo di frantumi,
di cui altri ricuperai più tardo di seconda mano, ma
sempre da quegli stessi cavatori clandestini, che questo
vaso ed il piccolo lebete pure in bronzo avevano rin-
venuto in nn ristretto gruppo di tombe sulla testa di
nna collinetta a Catarasona lungo la linea ferroviaria
Terranova-Vittoria. I due vasi erano ossuari e conte-
nevano ossa cremate ; l'hydria era dentro una custodia
fittile a due mezze ova combacianti ed era accompa-
gnata da due alabastri consunti. Le tombe circostanti
contenevano parecchie lekythoi a f. n. ed anche a f. r.,
almeno secondo mi venne assicurato.

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