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CERAMICA NEOLITICA DI PHAESTOS

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bonato di calce, mi convinse che si tratta realmente
di un fondo di capanna. Tale strato non può essere
terra trasportata dalle alluvioni, perchè è troppo omo-
genea e tanto dura che sembra battuta. Che sia un
fondo di capanna lo proverebbe il fatto che sopra tro-

vavansi dei carboncelli e la terra sotto di questo
strato aveva un colore scuro ed una consistenza grassa,
come osservasi nel terreno neolitico che formasi coi
detriti umani. La prova decisiva che non si tratti di
uno scarico, ma di terreno accumulatosi per l'abita-
zione dell'uomo, l'abbiamo in uno strato di cenere
che appare inferiormente a 20 centim. nelle pareti
del pozzo. Sotto vennero in luce anse orizzontali di
ceramica nera, semicircolari, spesse 7 mm. col raggio
di 15 mm., perforate verticalmente con un foro del
diametro di 5 mm., ossa di pecore, conchiglie di
pectunculus con ceramica nera e altra di color castagno
lucente.

Nel terzo metro si raccoglie un vasetto alto 45 mm.,
colla base piatta di 25 mm. e il diametro superiore
di 50 mm. con apertura irregolare e il bordo più
sporgente da un lato, come vedesi nella fìg. 4. In
basso vi sono due bugnette. L'argilla è rossa, granu-

losa, con punti bianchi e bene cotta. Un altro vasetto
simile proveniente dal neolitico di Phaestos trovasi
a Roma nel Museo preistorico. La forma elegante di
questi vasetti prova il senso artistico della popolazione
che abitò primieramente su questa collina.

Non presento le fotografie dei pezzi più comuni
come sarebbero le grandi anse, delle quali parlerò

Fio. 4.

nel secondo capitolo, alcune delle quali fatte a nastro
erano larghe 5 centimetri.

Meritano invece un'attenzione speciale gli astragali
che trovai in abbondanza e dei quali presento una
 
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