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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 19.1908

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Taramelli, Antonio: Il nuraghe palmavera presso alghero
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https://doi.org/10.11588/diglit.9316#0143

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245

II, NURAGHE PAI.MAVERA PRESSO ALGHERO

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dei corsi della volta a naveta, ma da una specie di
soffitto piano, tonnato dai lastroni del corso superiore
all'architrave, copertura questa che troviamo in altre
parti del nuraghe, massime nelle parti aggiunte e
clic è dovuta alla possibilità d'impiegare grandi o com-
patti lastroni per coprire spazi non molto grandi ; così
erano coperti i nicchioni della cella maggiore, gli an-
diti e le scale, con una tecnica più sicura, ma più
facile di quanto si avvera in altri nuraghi costrutti
con blocchi di trachite o di lava od in genere di roccie
fornenti materiale più tondeggiante, e che perciò hanno
anche i piccoli anditi e passaggi coperti con volte
in aggetto.

La porta del nuraghe Palmavera era provvista di
un lastrone mobile, della larghezza del vano della
porta ed un poco più alto; esso venne trovato ada-
giato in terra, sul pavimento del corridoio d'accesso;
evidentemente questa robusta chiusura doveva sbar-
rarsi dall'interno dell'edifìcio ; abitualmente rimaneva
aperta, formando pavimento all'androne; rialzata in-
vece, sbarrava l'ingresso e vi doveva essere mantenuta
con travi e puntelli in legno, fissate all'estremità op-
posta o nel pavimento, o negli interstizii fra le pietre
delle pareti. Quando la porta era sbarrata in modo
così formidabile, la luce e l'aria penetravano larga-
mente dalla feritoia posta sopra l'architrave, larga nel
punto più stretto 15 cm., ma alta quanto un corso
del fasciame di pietra, cioè circa 0,50 cm.

Contrariamente all'uso più frequente nei nuraghi,
l'andito non era provvisto, uè a destra nò a sinistra,
della nicchia, aperta nella parete del fianco ('); e con
una lederà inclinazione metteva nella cella. La cella
del miraglio A, di pianta irregolare, ma a un dipresso
circolare, a volta ogiva, formata da sedici corsi di
grossi blocchi irregolari, disposti grezzi, parte di te-
stata, parte per lungo; ha il diametro inferiore di m. 4
circa e l'altezza di in. 7, la parete circolare quasi
verticale per i primi corsi inferiori, si restringe, per
l'aggetto graduale dei corsi, a formare la vòlta, per-
fettamente conservata e chiusa superiormente da un
grosso lastrone di calcare che formava il pavimento
della cella superiore.

La cella principale A, presentava due nicchioni
laterali, non simmetrici e neppure profondi, la loro
larghezza era di un paio di metri, la profondità di
m. 0,60; nè l'uno nè l'altro coperti da vòlta, ma dal-
l'aggetto del filare di pietra al disopra della nicchia.
Vi erano altresì le traccie di un terzo nicchione, in
faccia alla porta d'ingresso; ma siccome al di sopra
di esso era praticata nella parete del nuraghe la porta
che metteva alla scala del piano superiore, così la
nicchia per maggiore sicurezza, era stata murata con
grossi blocchi, scheggie ed argilla. Accanto alla nic-
chia b furono riscontrati due sedili formati dalla
sporgenza del primo corso di fondazione della pa-
rete della cella, gradini lunghi m. 1,50 sporgenti
m. 0,50 ed alti m. 0,40. Il loro carattere di gra-
dino o di sedile, come vedremo innanzi, è perfetta-
mente confermato, oltre che dall'aspetto, dalla pre-
senza dei focolari con avanzi di pasti e rifiuti che
qui accanto vennero rintracciati.

L'accesso al piano superiore avveniva da una nic-
chia L praticata nella parete della cella, in faccia
alla porta d'ingresso ed alta m. 3, dal pavimento
della cella stessa; in questo nuraghe, come in altri
esempì raccolti in varie parti dell'isola, quali il nu-
rughe Biria, di Genoni ed il S. Milanu, di Nuragus ('),
si era applicato questo metodo ingegnoso e semplice
per impedire l'accesso al piano superiore, che era solo
possibile mediante una scala mobile, da togliersi, m
caso di bisogno. La nicchia L, in origine abbastanza
grande, presentava in origine una feritoia che dava al-
l'esterno del torrione da cui veniva luce alla base della
scala ed aria all'interno della cella. La nicchia era
però in parte rovinata da una grande breccia dalla
quale era precipitato nell'interno del nuraghe molto
materiale detritico e per cui dopo la rovina di tutta
la fronte dell'edificio, si entrava nell'interno della
cella. Dalla nicchia si partiva, verso destra, la scala,
praticata nello spessore della poderosa muraglia larga
m. 0,50 dai gradini abbastanza regolari ed alti in
media m. 0,30, sfregati e lisciati dal lungo uso; la
scala come di consueto, con un quarto di giro, rag-
giungeva il pianerottolo che dava accesso alla cella

(') (gualche nuraghe presentava invece due nicchie, mas-
sime se non aveva cella superiore: cosi vediamo nel N. Piscu,
di Suelli.

(') Taramelli-Nissardi, La Giara di Gesluri ed i suoi mo-
numenti preistorici, figg. 25; 30-31.
 
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