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IL NURAGHE PALMAVERA PRESSO ALGHERO

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essendosi impiegata dell'arenaria nei piedritti essa pre-
sentavasi minacciosa ed anche il poderoso architrave in
calcare, lungo m. 2 era spaccato, per quanto i costrut-
tori gli avessero lasciato al di sopra la feritoia di
scarico, molto larga e profonda. Si deve anche notare
che la pietra dell'architrave serviva in parte di soglia
alla porta alta d'ingresso alla scala del piano supe-
riore. Erano evidenti nei due piedritti della porta in-
terna, le due incassature per la trave che doveva
sbarrare la lastra di chiusura ; nella chiusura del cor-
ridoio, o andito, dopo la pietra dell'architrave era un
intervallo di ni. 0,12, sufficiente per assicurare l'in-
fìssione della parte superiore del lastrone di chiusura,
trattenuto, come osservammo, posteriormente dalla
sbarra. Questo ingresso adunque, con le evidentissime
sue disposizioni della porteria esterna, difesa dalla
feritoia della nicchia, della chiusura della porta in-
terna, parlava nel modo più chiaro di difesa e di ag-
guato, ci offriva l'idea dell'ingresso di un fortilizio,
del quale volevasi contendere accanitamente l'accesso
all'inimico.

Anche la porta secondaria d'ingresso, aperta nella
fronte orientale Q, mostrava chiaramente la medesima
preoccupazione difensiva dei costruttori di questo ro-
busto corpo aggiunto; alta poco più di un metro,
era di forma rettangolare, sormontata da un pode-
roso architrave; evidentissima allo stipite destro era
la battuta della chiudenda, ed ai due fianchi, imme-
diatamente dietro agli stipiti, le due profonde incassa-
ture destinate ad accogliere il trave di chiusura della
porta. Questo splendido esemplare di chiusura dall'in-
terno poteva mettersi accanto all'altro esempio pre-
sentato dal nuraghe Corazza, sulla Giara, benché in
questo di Palmavera tanto la battuta che i fori, a
taglio rigido, rivelassero l'impiego di strumenti me-
tallici. L'andito della porta dava in un corridoio per-
pendicolare ad esso, D, formato da una profonda nicchia
irregolarmente semicircolare, a sinistra, e da un'altro
andito, più lungo, a destra; in esso si apriva, sul
fondo, una stretta e lunga feritoia (tav. II «, f. f.) che
dava alla fronte settentrionale del recinto, e nella
parete verso la fronte orientale, ad un'altezza di circa
un metro dal pavimento e quindi abbastanza inco-
moda al passaggio, la porta che dava accesso alla
scala del piano superiore, di cui diremo più oltre.
Degna di nota è sopratutto la feritoia, che dalla torre

d'angolo C; dà nella nicchia a sinistra della porta
la feritoia alta alla sua bocca m. 0,80 e larga m. 0,80,
tale quindi da permettere il maneggio di un'arma
oltre che la semplice sorveglianza oculare, dava modo
di colpire sul fianco destro cbi entrava nella porta se-
condaria. Per tal modo le guardie racchiuse nella colletta
della torre C, potevano contemporaneamente vigilare

Fig. 9. — Interno della cella C : si vede l'andito F che dà
al cortiletto B e la feritoia G, che difende la porta
principale.

le due porte d'ingresso per mezzo delle due feritoie.
e e e G, e colpire, ben difesi, tanto chi si accostava
alla porta principale, quanto chi avesse forzata la
prima chiusura della porta secondaria e s'accostasse
alla seconda.

Questo primo andito era coperto da soffitto piano,
formato da grandi lastroni di calcare; il pavimento
era interrotto da una infossatila, presso la porta, pra-
ticata allo scopo di rendere meno agevole il passaggio
e far cadere a terra chi entrava, ignaro ed improv-
viso; accorgimento questo di cui ebbi un'altro esem-
pio nel nuraghe Corazzi!, della Giara, sopra ricordato.

Dopo questo primo andito, la galleria d'ingresso
presenta un'altra porta, non situata sull'asse della
 
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