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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 19.1908

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Taramelli, Antonio: Il nuraghe palmavera presso alghero
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https://doi.org/10.11588/diglit.9316#0171

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li, NURAGHE PAT.M AVERA PRESSO ALGHERO

302

gruppo di abitazioni che si addensano attorno al mag-
giore edifìcio, aggiunge valore alle considerazioni det-
tate dalla sua struttura e dal suo aspetto, le quali
poi sono confermate sia dall'importante fatto dei fo-
colari ancora in posto e rinvenuti sino al livello del
piano originario, con le loro banchine fisse e coi se-
dili mobili, sia anche dalla suppellettile che attorno
ad essi è stata raccolta.

Il carattere di questa suppellettile, specialmente
per la presenza nello strato archeologico di oggetti
di tipo primitivo, come le ascie, i macinelli, i pestelli,
ed in genere il materiale litico, esclude nel modo più
assoluto che lo strato archeologico da noi rinvenuto
non sia originario, ma siasi invece venuto formando
quando l'edificio uuragico ebbe una destinazione dif-
ferente da quella per la quale esso fu costrutto.

L'accetta levigata offerta dalla cella A (fig. 14, 5),
come i pestelli e le macine ed insieme ad essi gli
ornamenti tratti dalle valve di molluschi mostrano la
persistenza della tradizione neolitica; per altro lato
anche le forme dei pugnaletti in bronzo, i raffronti
fatti con i tipi offerti dai dolmens e dalle grotte arti-
ficiali eneolitiche della Francia e della Spagna e so-
pratutto con quella delle necropoli sicule di transi-
zione dal I al li periodo, ci riconducono alle fase
più antica dell'età del bronzo. A quest'epoca adunque
risale la costruzione dell'edificio nuragico primitivo A
e la vita delle prime famiglie che vi ebbero sede;
la supposizione fatta dal prof. Colini ed avanzata
anche dal Pinza che le più antiche costruzioni nura-
giche risalgano all'epoca eneolitica riceve qui la sua
conferma di fatti positivi. E quindi del maggiore in-
teresse constatare come un edificio di mole così con-
siderevole e di cosi elevato sviluppo architettonico e
che già offre la soluzione di varii problemi costruttivi
tutt'altro che semplici, quali la volta in aggetto, la
scala ricavata nel corpo della muratura, la feritoia
di scarico sull'architrave si debba porre ad un periodo
in cui non era ancora cessato l'uso delle armi e degli
strumenti litici.

Accanto ai tipi più arcaici di armi in bronzo, ad
attestare la lunghezza della vita di questa famiglia
nuragica, si presentano tipi più progrediti, come la
spada a costola semicircolare, molto saliente, gli anelli,
gli aghi crinali che hanno raffronti col materiale del
II ed anche del III periodo siculo.

A questa suppellettile più progredita deve corri-
spondere l'ampliamento dell'edificio, la costruzione
cioè del recinto B. con la torre sporgente a difesa
dei due ingressi; ma come osservammo, in questa
seconda costruzione se troviamo maggiore complessità
ed elementi di maggiore arditezza, tuttavia vediamo
applicati dei concetti architettonici che altro non sono
che lo sviluppo, la continuazione dei principi fonda-
mentali applicati nella costruzione più antica.

La tradizione eneolitica si rivela anche nella ce-
ramica. Se prevalgono, come osservammo, i vasi dalla
accurata fabbricazione, con le pareti spesse e dalla
superfìcie levigata e finamente ingubbiata sino ad
ottenere una quasi completa impermeabilità, e se man-
cano quasi completamente le decorazioni incise pro-
digate dai figulini dell'età eneolitica di Anghelu Ruju,
è facile osservare la continuazione della maggior parte
dei tipi da quelli dati dall'età eneolitica stessa. I
vasi piatti a tegame, i vasi carenati, specialmente,
con gli spigoli vivi (fig. 16, e tav. V, 3,5) le tazze a
fondo circolare, le piccole ollette ad ausa forata, sono
la continuazione, la figliazione diretta da prototipi di
Anghelu Ruju, con un progresso nella compattezza
dell'impasto, nella cottura e con un maggiore ardi-
mento spesso nelle proporzioni.

Gli esemplari più lini, le brocchette, le ciotoline
a patina nera, adorne di linee e di cerchielli (vedi a
tav. VI, 3, 5, 8) per quanto appaiano elementi nuovi,
inspirati a prodotti di importazione egea, tuttavia non
si possono completamente scindere da raffronti con la
ceramica e con taluni elementi decorativi offerti dalle
tombe e dagli strati eneolitici, dalla ingubbiatura
nera lucidata a spatola.

Cosi che anche per la suppellettile ceramica, come
per gli oggetti metallici, pure notando la persistenza
di motivi eneolitici, noi dobbiamo ammettere la com-
parsa di forme assai più progredite, più rispondenti
allo scopo pratico, da quei più antichi tipi però
derivate per naturale sviluppo. Sarebbe così per
questo lato confermata l'idea espressa dal Pinza che
anche per la ceramica i tipi eneolitici si siano man-
tenuti nell'isola sarda per tutta l'età del bronzo, per
il carattere conservativo della gente e per la scarsa
intensità dei contatti esteriori. Ma questi però non
sono mancati ed i rapporti che sono venuto accen-
nando tra le forme delle tazze e delle brocchette
 
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