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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 19.1908

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Mosso, Angelo: Stazione preistorica di coppa nevigata presso Manfredonia
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https://doi.org/10.11588/diglit.9316#0179

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315

colla silice e coll'allnmina e si converte in scoria. Per-
ciò il ferro, così preparato, trovasi allo stato di l'erro
dolce. Le particelle del metallo fuso si agglutinano
insieme e formano una lente, od una massa, eli e
estratta dalle scorie, veniva battuta con pietre.

La sicurezza che trattasi di veri forni per l'estra-
zione del ferro, l'ebbi dall'analisi chimica delle sco-
rie, le quali corrispondono a quelle che si ottengono
coi forni così detti catalani, quali si adoperarono
lino a questi ultimi tempi nella Spagna, tenuto conto
che a Coppa Nevigata trattasi di un minerale meno
ricco di ferro (').

Vedendo che in questa stazione erasi fuso il bronzo
e lavorato il ferro, cercai se eravi qualche strumento
di pietra che servisse come incudine. Trovai infatti
alcune grandi pietre con superficie piana e liscia che
non poterono adoperarsi come macine. Una di esse è
una lastra di selce lunga m. 0,47, larga m. 0,29,
spessa m. 0,11. Un'altra con proporzioni simili è di ba-
salto. Vicino alle scorie ed ai pezzi di forno, vennero
fuori tre martelli di selce: tav. XI, fig. 77 d, e, f,
sono pezzi bigi di forma globosa, i quali pesano da 350
a 400 gr. ciascuno, col diametro di circa cm. 6. Ne
trovai altri quattro in varie parti dello scavo. Dalla
superficie scheggiata appare l'uso fattone per picchiare
contro un corpo resistente, ma non si vede come po-
tessero venir fissati sopra un manico per lavorare il
ferro caldo. Altri martelli sono fatti come un cubo di
selce, collo facce quadrate, che hanno m. 0,05 di lato.

La prova che a Coppa Nevigata si fucinasse il
ferro, l'abbiamo negli oggetti stessi di ferro che tro-
vammo in questa parte ed in altre dello scavo. La
loro forma però non è riconoscibile, tanto erano alte-
rati profondamente dall'ossido e ridotti ad una pol-
vere impalpabile. Ne raccolsi le traccie sul fondo di
parecchi vasi, che analizzai chimicamente, e si rico-
nobbero essere ossido di ferro puro. In altri luoghi
riscontrai nella terra macchie e grumi di ossido di
ferro, che erano i residui di oggetti disfatti. Lo stato
di ossidazione, quale vedremo nelle lame di bronzo,

(') Il prof. A. Herlitzka fece l'analisi, nel mio Labora-
torio, di tali scorie, ed ebbe il seguente risiili ;ito :

Ossido di silicio Si Oa.....45,35 °/0

Ossido di Ferro Fe 03 . . . . . 7,95
Ossido di alluminio Ala Os. . . . 20,25

316

fa comprendere come quelle di ferro siansi potute
disfare.

Questa terra è talmente impregnata di cloruro so-
dico, per la vicinanza del mare, che il custode e i
cacciatori mi assicurarono che il fucile ed i coltelli
si ossidano rapidamente, e che basta un'ora o due
di contatto col terreno un po' umido per produrre
traccie evidenti di ruggine.

§ 4.

77 materiale donde estraevasi il ferro.

A Coppa Nevigata, nei luoghi segnati F e D tav. I,
sono due strati, lunghi più di 1 m., e spessi 4 a 5 cm.,
di una terra rossa, pesante, che essendo molto diffe-
rente nell'aspetto dalla marna sabbiosa dei terreni
attorno alla stazione, ho raccolto, per farne l'analisi
chimica. Trovai che tale terra contiene circa il 9 %
di ferro.

Non potendo ammettere che il minerale venisse
dall'isola d'Elba, o dalla Toscana, perchè ne è troppo
grande la distanza, e a quei tempi senza strado do-
veva esserne malagevole il trasporto, mi rivolsi al
comm. Baldacci, direttore del Corpo delle Miniere,
per conoscere da quali luoghi vicini potesse venire il
minerale per l'estrazione del ferro, ed egli mi rispose
che adoperavasi probabilmente la terra rossa che fu
trovata nella stazione. Riferisco in nota la lettera (').

Roma, li1 maggio 1909.

(') Io credo clic per i forni di Coppa Nevigata non debba
nemmeno ricorrere all'ipotesi di trasporti dall'altra sponda del-
l'Adriatico, quantunque in Dalmazia vi siano giacimenti di ba-
uxite molto ferruginosa, e nel Montenegro (Stallia Planina) un
grosso banco di li moni te. Io credo invece che gli antichi trat-
tassero il materiale della terra rossa, abbondantissimo in tutta
la regione del Gargano e delle Murge Pugliesi. La terra russa,
ebe riempie qua e là le lievi depressioni nella superficie del
terreno, non è che il residuo della dissoluzione operata dalle
acque meteoriche sui calcari che formano l'ossatura della re-
gione. I carbonati di calce e magnesia solubili vengono aspor-
tati dalle acque e resta un deposito siliceo-argilloso-ferruginoso,
che può contenere fino a 25 e più per cento di ferro. Fra i vari
depositi di terra rossa le persone pratiche potevano scegliere
quelli dove il minerale si mostrava più ricco di ferro e il con-
sumo di combustibile non dava certo loro il minimo pensiero.

Dato poi che non utilizzassero quei depositi clic avevano
a portata di mano, avrebbero dovuto ricorrere ai giacimenti
dell'Abruzzo e della Campania, dove nei calcari del Cretaceo
si trovano lenti di bauxite (idrato di alluminio) più o meno
ferruginosa che veniva trattata per ferro in epoca non remota
dal Governo Borbonico. Queste bauxiti contengono al mas-
simo il 25 °/o di ferro. Dev.ino

Baldacci.

STAZIONE PREISTORICA DI COPPA NEVIO ATA
 
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