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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 19.1908

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Mosso, Angelo: Stazione preistorica di coppa nevigata presso Manfredonia
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https://doi.org/10.11588/diglit.9316#0183

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STAZIONE PREISTORICA DI COPPA NEVICATA

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identici por lo dimensioni o il profilo, per la decora-
zione, il numero e la forma delle anso, per la qua-
lità e il colore dell'argilla (').

Alla profondità di m. 0.G5, poco lontano dal fo-
colare, trovammo un vaso biconico, fìg. 1G, tav. V,
ancora in posto. Il vaso pieno di terra è ricoperto da
una pietra leggermente incavata fatta da un pezzo
di macina di arenaria.

Il vaso è alto m. 0,27, fatto da due coni so-
vrapposti, dei quali l'inferiore più stretto alla base,
ha il diametro di m. 0,1 G, presentando una leggera
svasatura. Nel ventre, dove i due coni si incontrano la
circonferenza è di m. 0,75.

I due manici ad anello stanno nella parte supe-
riore, distanti m. 0,20 dal fondo del vaso. Sono oriz-
zontali, vòlti leggermente in alto e fatti con ansa
appiattita che lascia un'apertura ovale imbutiforme.
Tutto l'orlo del vaso è logoro e scheggiato, proba-
bilmente dal lungo uso di mettervi sopra la pietra
che lo chiudeva. L'argilla rossa fine è bene cotta e
lisciata con cura: alla superficie vedonsi qua e là
grandi macchie nere, dovute all'azione del fuoco. La
pietra che serviva a coprirlo (è spessa da 4 a 5 cen-
timetri, lunga m. 0,20, larga m. 0,17, concavo-con-
vessa), è una piccola macina rotta ad una estremità.
Un vaso identico fu trovato dal sig. Boschi il quale
mi disse che sfiorava la superficie della collina col
collo, ma che non lo conservò, perchè, cercando di iso-
larlo, andò tutto in pezzi.

Colpito dalla rassomiglianza coi vasi di Villa-
nova, credetti fosse un ossuario e lo svotai con atten-
zione, ma nella terra che lo riempiva non si trovarono
tracce di ossa. Invece eravi la punta del corno di un
cervo (2), rappresentata nella fig. 97 B, tav. XIII, e
pezzi di bronzo molto ossidati che pesavano in tutto
gr. 10,43. Ho fatto l'analisi e trovai in essi lo stagno,
ma non era possibile, per la forte ossidazione, avere
dati quantitativi (').

(') Die neolithische Station von Butmir II, Theil, 1898,
p. 30.

(*) Un pezzo identico lo trovai nella necropoli neolitica
del l'ulo presso Molletta; è l'estremità rotta di un corno di
cervo che non serviva come manico per una lesina od un col-
tello perche troppo piccolo. L'aver rinvenuto un pezzo simile
nel terreno neolitico prova (come dirò in seguito) che i comi
votivi erano cria in uso prima che si scoprissero i metalli.

(a) Sull'origine dei vasi biconici fatti come l'ossuario ti-

Vasi simili furono trovati nella necropoli ad inci-
neraziono presso Timmari nel Materano e furono de-
scritti dal Ridola e dal Quagliati ('). Qui vediamo
conformato quanto aveva notato il Quagliati, che qual-
cuno dei fittili di Timmari che servirono di cinerario
appartenne indubbiamente alla classe dei recipienti
in terra cotta di uso domestico. L'ossuario villanoviano,
con la sua forma costante cerimoniale, era già apparso
al Quagliati come meno antico. Vasi biconici si trova-
rono nei sepolcri di Iiemedello (2). Si era creduto che
tali vasi biconici fossero una forma importata d'oltre
Alpe all'alba dell'età del ferro; gli scavi di Coppa
Novigata rendono meglio probabile che si tratti di
una forma indigena che venne adottata nella così detta
civiltà di Villanova (3).

Questi tre grossi vasi ci fanno conoscere il mo-
bilio di una capanna. Come ai tempi di Omero, an-
cora adesso in Creta i contadini adoperano i grandi
vasi come cofani. Nel vaso fig. 14, tav. V, l'essere in
alto, presso l'orlo, una macchia del rame, prova che
l'oggetto metallico era sopra qualche cosa, forse pan-
nolini, o arredi di vestiario. Noi vaso biconico gli
oggetti di bronzo che trovammo erano nel mezzo,
perchè non lasciarono macchie sulle pareti.

Come dissi che i sedili fanno supporre apparten-
gano ad una capanna per ricevimenti; i grandi vasi
e l'abbondanza delle tazze rinvenute, lasciano credere
che non sia una capanna comune.

Un altro fatto merita di essere preso in consi-
derazione. La capanna non fu distrutta da un in-

pico di Villanova, si 6 discusso molto. Ricorderò l'Orsi (Bull,
paletn., XI, p. 118, nota 91), che accennò ad una relazione con
la civiltà veneto-illirica; ed il Patroni se ne occupò con uno
scritto: L'ossuario tipico di Villanova (Bull, paletn. ital.,
1898, XXIV, p. 65). Anche a Timmari trovaronsi delle urne
cinerarie che erano coperte semplicemente da una pietra [Qua-
gliati, Necropoli arcaica ad incinerazione, p. 20 (Monumenti
antichi, voi. XVI, 1906)] di arenaria, oppure da una scodella
con sopra una pietra. Il vaso di Coppa Nevigata ci mostra
come la pietra che adoperavasi per chiudere un vaso, fosse
di uso domestico e non abbia un carattere rituale.

(') Monum. ant., voi. XVI, 1906.

(«) Colini, Bull, paletn., 1898, XXIV, p. 97.

(3) Colini aveva già scritto (Bullelt. paletn., XXXIV, 1908,
p. 39) : «Osservando l'alta antichità dei tipi biconici a spalla rien-
trante, nelle regioni meridionali e centrali, si inclina a credere
che essi siansi estesi dal sud al nord, ottenendo il massimo
sviluppo negli ossuari della civiltà villanoviana ». Dei vasi bico-
nici parlarono con intenti diversi il Pigorini (Bull, paletn. ital.,
1901, p. 13) e il Patroni (Ibid., 1901, p. 55).
 
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