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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 19.1908

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Mosso, Angelo: Stazione preistorica di coppa nevigata presso Manfredonia
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https://doi.org/10.11588/diglit.9316#0207

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STAZIONE PREISTORICA DI COPPA NEVIO ATA

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bone conservati possiamo ossero corti elio di rado venne
sospesa e messa in movimento, perchè i bordi del-
l'apertura si sarebbero corrosi; gli spigoli bene con-
servati provano che non servì come peso di un telajo,
e la stessa cosa vale per lo rimanenti cogli angoli
non smussati. Un altra pure di terra cruda, rotta alla
base por modo che si conserva solo la parte supe-
riore è alta m. 0,08; ha l'impronta di un suggello
nel piano della sezione superiore. I lati di questo
rettangolo sono m. 0,030 per 0,025 e nel senso della
lunghezza maggiore venne impresso un suggello di
forma ovale. Sembra che dentro sianvi due figure
umane; ma è difficile riconoscerne l'atteggiamento e
la forma. Solo il bordo che incastonava la gemma
del sugello è rimasto bene conservato tutto in giro.

In una di tali piramidi era granita una iscrizione
messapica riprodotta nella raccolta delle iscrizioni
messapiche pubblicata dal Magiulli. Un altra di terra
cotta color mattone porta l'impronta di un cerchio
nella base col diametro di 15 rnm. Anche questa ha
la solita forma di piramide tronca alta m. 0,075 o
colla base inferiore m. 0,052 per m. 0,048.

Di fronte alle discrepanze degli autori sull'uso di
tali piramidi tronche, espongo il dubbio, che a me
sembra ragionevole, di ritenere che tali piramidetto
facciano parte del culto betilico. Non avrei il co-
raggio di lanciare questa ipotesi se non vi fosse la
conferma che piramidi identiche vennero fatte in pietra
alto un metro di forma quadrangolare con il foro sul
vertice.

La fig. 95, tav. XIII, riproduce una tale piramido
di pietra disegnata dal dott. Canicci (') presso le
mura pelasgiche di Vulcejo (Buccino in provincia di
Salerno).

L'essere queste piramidi tronche fatte con terra
cruda, o poco cotta, conferma il mio concetto che
fossero oggetti destinati al culto, perchè come di-
mostrai nelle origini della civiltà mediterranea a
cominciare dall'età neolitica nell'Egitto ed in Creta,
e poi nelle epoche posteriori sul continente, in Grecia,

in Italia e nell'Europa centralo si conservò la tradi-
zione arcaica che le figuro delle divinità, e gli oggetti
del culto fossero di terra cruda anche quando gli sto-
viglia! sapevano fare dell'eccellente ceramica.

La colonna fino dall'età minoica rappresenta la
divinità. Lo dimostrò l'Evaus cogli scavi di Cnossos;

10 si vede negli anelli di Creta e negl' intagli di
Micene ('). La colonna sulla porta dei Leoni a Mi-
cene è un altro accenno al culto betilico che penetrò
da Creta nella Grecia ed in Italia. Rimando per la
bibliografia allo studio doll'Evans che illustrava pri-
mieramente questo soggetto (•). Gli anelli della ne-
cropoli di Phaestos lo confermarono (/'), e il Savignoni
trovò a Creta un trono col pilastro simbolico scolpito
nella spalliera (*).

Che il culto betilico fosse penetrato fra noi oltre
che nei monumenti di Terra d'Otranto e della Sardegna
ne abbiamo una prova nel pilastro di Casal Marit-
timo messo in mezzo alla tomba, ma che non tocca
la vòlta (5).

Mentre correggevo le bozze di questa Memoria,
facendo uno scavo a Terlizzi in provincia di Bari per
studiare la civiltà neolitica trovai a Monteverde con
Don Samarelli un sacrario del culto betilico. In mezzo
ad un pavimento fatto con lastre di calcare bene con-
nesse stava dritto un betile alto 85 centim. colla se-
zione rettangolare di 30 centim. per 25. Il pavimento
di questo luogo sacro era doppio, cosicché sotto il
primo ne trovammo un altro fatto con grossi blocchi
messi bene iu piano ed in linea retta sui bordi in
modo che formavano un area poligonale con i dia-
metri di m. 4 per 3. Le pietre dei due strati sono
rettangolari ed altre in forma di trapezii o di trian-
goli con scheggie di pietra per chiudere le fessure.

11 betile attraversava i due pavimenti ed era infisso
solo per m. 0,28 e tenuto fermo con cunei piantati
saldamente. In un lato del sacrario verso mezzogiorno
esiste un pezzo di muro a secco, lungo m. 90 e alto
m. 0,30 dal pavimento. Trovammo pure un pezzo
tondo dell'ara fatto di terra cotta col diametro di

(') Alta ra. 1,01, larga ai lati della base m. 0,50, spessa
nella parte superiore presso il foro m. 0,27.

P. Carucci, La grotta preistorica di Pertosa, 1907,
p. 1904.

(') Furwangler, Antike Gemmen, III, 46, fig. 24.
(s) Evans, Myr.enean Tree and Pillar Cult, 1901.
(3) Savignoni, Monum. antichi, XIV, fig. 51, p. 583.
(*) Monum, antichi, XI, p. 306.
(6) Milani, Italici ed Etruschi, 1909, fig. 61, p. 18.
 
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