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409

A GROTTE ARTIFICIALI DI ANGHELU RU.TU

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robusta ed a sezione tondeggiante, talora più assotti-
gliata coi margini taglienti.

a) I più numerosi di questi strumenti hanno la
base tondeggiante o tronca e l'altra estremità appun-
tita; queste punte o piccozze dovevano servire al la-
voro di incidere la roccia, il che richiedeva grande
robustezza ed abitudine, quasi tutti hanno traccio di
confricazione e molte sono anche spezzate (fig. 3).

b) Un altro gruppo di queste ascie è formato
da quello appuntate da una estremità ed aventi
dall'altra un tagliente, più o meno assottigliato, a
mezzo di scheggiature talora regolari e minute; al-
cune poi hanno il tagliente alle due estremità, sono
più accuratamente appiattite ed è probabile che ser-
vissero allo stacco di sclieggie larghe e sottili, a spia-
nare le faccie delle pareti, ad eseguire le parti più
delicate del lavoro. Alcuni esemplari a forma amigda-
loide regolare hanno i margini taglienti e poco smussati.

c) Un gruppo abbastanza numeroso è costituito
da grossi ciottoli tondeggianti, con traccie di confri-
cazione; evidentemente sono percussori robustissimi,
usati per colpire la roccia e determinarvi la frattura ;
accanto a questi si hanno ciottoli allungati, con la
corteccia originaria quasi ovunque intatta, con poche
scheggiature alle estremità; sono questi specialmente i
ciottoli di calcare grigio, compattissimo e di difficile
lavorazione.

d) Più rari sono i lisciatoj, appiattiti da una
faccia, e che dovettero servire a lisciare le pareti, negli
stipiti delle portelle ed in quelle parti delle tombe
che rivelano una maggiore finitezza, ottenuta con lungo
e paziente lavoro.

e) Si hanno infine numerosi scheggioni affatto
informi, con poche traccie di lavorazione, quali ven-
nero offerti dalla natura, che solo dal fatto di essere
uniti agli altri e di avere non dubbie traccie di per-
cussione e di confricazione si possono ritenere rozzi stru-
menti per la parte più grossolana e faticosa del la-
voro (tìg. 3 in basso a destra).

Sep. XII. Attiguo al precedente, ha disposizioni
simili ad esso (fig. 4); un lungo e regolare prodromos,
che da m. 0,70 si allarga a m. 1,80, con sei gradoni
tagliati nella roccia e con piano leggermente inclinato,
conduce alla portella, anch'essa riparata sotto un ampio
padiglione, incavato nella roccia e profondo circa un
metro ; la fronte della parete d'ingresso è anche essa

inclinata come nel Sep. XI, e presenta una sporgenza
al di sopra dell'ingresso, la quale segna come un ar-
chitrave che serve non solo come motivo decorativo,
ma forse anche a scopo d'impedire lo stillicidio del-
l'acqua piovana sopra l'ingresso. Questo era sbarrato
da una macera di grossi massi di trachite, uniti con
terra, uno dei quali, di forma conica, affiorava quasi
la superficie del suolo attuale e poteva apparire come
una stela rudimentale, quali furono segnalate nelle
tombe di Viterbo, dal dott. Pernier, e supposte dallo
«latta per le tombe di Poggio Regano di Andria (l).

Fig. 4. — Pianta della tomba XII.

La porta, con la soglia elevata dal fondo del corri-
doio e duplice rincasso all'orlo, era chiusa da una
lastra di pietra non sigillata ma appoggiata; dinnanzi
ad essa si raccolsero pochi resti di rozza stoviglia e
poche scheggie di ossidiana. La tomba è costituita
da un'anticella a, dagli angoli arrotondati di m. 2,20 X
2,00, alta un metro, munita alla parete destra di una
piccola nicchietta di m. 0,15 di profondità; si accede
poi alla cella b, di modeste dimensioni m. 1,55 X 1,60
con soffitto pianeggiante e qualche traccia di essere
stata ampliata.

L'anticella a non dette tràccia di cadavere ed era
perfettamente vuota; la principale b, dette i resti di
uno scheletro di adulto, disteso lungo la parete destra e
di quello di un bambino. Nella cella si ebbero 2r> pic-

(') Pernier, Bull. Pai hai., A. XXXI, (1905), p. 148;
Jatta, ivi, p. 157.
 
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