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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 19.1908

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Taramelli, Antonio: Alghero: nuovi scavi nella necropoli preistorica a grotte artificiali di Anghelu Ruju
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https://doi.org/10.11588/diglit.9316#0263

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457

A GROTTE ARTIFICIALI DI ANGHELU RUJD

458

Neppure la tomba XIX, per quanto trovata sbar-
rata e non violata, ci dette il deposito primitivo; essa
dovette servire per lungo tempo, ed i resti dei più
antichi inumati, insieme con quelli della loro suppel-
lettile, furono affastellati in un canto della cella per
far posto agli ultimi ospiti dell'ipogeo. Avanzi di quat-
tro scheletri erano nell'anticella a, che conteneva an-
che valve di molluschi e qualche rozza piccozza da
scavo, una delle quali (fig. 3, in basso a destra) una
vera mazza, lunga 36 cm., a sezione prismatica appun-
tita, usata forse come frantoio per frangere la dura
crosta del tufo, per lo scavo del lungo e profondo
corridoio. L'anticella dette anche i resti di grandi vasi
di rozzo impasto, di colore grigiastro a forma di grossi
scodelloni a tripode e ciotole.

La maggiore cella b conteneva, ammucchiate spe-
cialmente dietro il pilastro mediano, una congerie di
ossa umane confuse, di due scheletri si conservano i
resti più chiari, col cranio presso il pilastro, distesi
a destra di chi entra. I residui della suppellettile
orano però frammisti nel terriccio tra le ossa; quindi
si può ritenere che la cella fosse una cameretta di
ossario, ove i discendenti accumularono sul fondo i
resti dei loro predecessori, o a risparmio dell'ingente
lavoro di scavo, o forse anche per godere la mistica
tutela dei simboli incisi sulle pareti.

getti fittili dello stesso tipo e carattere di quelli cretesi furono
(lati dalle palafitte svizzere (Steinberg, Ebeisberg, Cortaillod,
Wollishoffen), o savoiarde (Sant, Grèsine, Auvernier) dalle sta-
zioni ungheresi di Lengyel, e dalle italiane di Golasecca, per
restringerci ai più sicuri confronti, i quali possono riferirsi
all'età del ferro. Ma i segni di "A. R. risalgono all'età eneo-
litica e potrebbero trovare i loro paralleli in alcune delle in-
cisioni rupestri studiate fra gli altri dallo Issel, e special-
mente dal Bicknell, sulla valle di Fontanalba, nelle Alpi Ma-
rittime, se l'epoca loro potesse essere, come propose del resto
il Lissauer, esattamente fissata all'eneolitico ( Verhandl. der
Berlin. Anthrop. Gesells. sitz., 21 Juli 1900). È molto se-
ducente il parallelo che si può trovare tra i simboli di A. R.
con i simboli che l'Issel ha riprodotto nella sua monografia
(Bull. cit,. A. XXVII), a p. 227, figg. 19 a 22 o p. 231, fig. 31
e 35, e notisi anche che nella serie accennata delle incisioni
di Fontanalba è evidente il processo di progressiva stilizza-
zione che da una figura naturalistica della testa taurina va ad
una firma schematica stilizzata, assai prossima a quella data
dai nostri segni.

Non dimenticherò un richiamo già fatto dal Bonnstetfen,
a proposito dei corni di consacrazione dati dalle palafitte sviz-
zere (Rev. Archéologique, 1883, II, 21); anche in età classica
tarda il cranio del bove e del toro ha nella superstizione po-
polare il carattere apotropaico e ne serba il ricordo Minucio
Felice, neWOctavius, c. 28.

La cella dette qualche robusta ansa a canale ap-
partenente a vasi sferici, dette anche numerose ansette
a nastro e ponticello, appartenenti a piccole ollette,
richiamanti il tipo speciale alla grotta lucchese del-
l'Onda ('), e munite talora di bozze o doppie spor-
genze mammillari. Le minute ciotolette erano special-
mente abbondanti in questa tomba, talune a fondo
sferico, a colletto ristretto e poco alto, altre a carena
ben disegnata, o provviste di bozza o di piccola
ansetta con forellino di sospensione, specialmente
frequenti nelle tombe dell'Algarve e di Alcobaca (2)
e nei tumuli dolmens dell'Alcalà (:!), ma che non
mancano sia nelle tombe sicule sia in talune
grotte dell'Italia meridionale, come anche si ebbero
dagli strati eneolitici di Hissarlich e di Creta (5).
Specialmente notevoli sono i frammenti di ollette sfe-
roidali, a collo ristretto e dritto, forma che si mani-
festa anche noi nuraghi dell'isola, ma in questa tomba
ornate, nella superficie o rosea o grigia, da sporgenze
mammillari talora rare, talora invece frequenti; in
un caso tali sporgenze mammillari sono a grappo-
letti ai due lati dell'ansetta a ponticello mentre
nella parte inferiore del vaso si hanno lievi ornati
a tacca, fatta con l'unghia. Questa decorazione a
bitorzoli è abbastanza frequente in sepolcri eneoli-
tici della penisola italiana, come a Camigliano Se-
nese (c), ad Audria, nelle grotte di quell'età, come
alla grotta dell'Onda, più volte ricordata, quella delle
Felci, nell'isola di Capri (7), nè mancano gli esempì
nelle grotte della Francia meridionale, come in quella
di Castelet (8).

Si ebbero tra la ceramica i resti di una piccola
tazzetta a pareti esilissime, ornata a fascia a zig-zag
con triangoletti a zone, di cui si ebbe un esemplare
meglio conservato nella tomba XXX (fig. 26, 11,12),

C) Colini, Bull, cit., A. XXVI, pp. 112 e 199.

I2) Cartailhac, Les dges préhistoriques dé VEspagne et du
Portugal, p. 276, fig. 213; Portugalia, I, p. 433, figg. 181-182.

(3) Estaco da Veiga, op. cit., Ili, p. 231, tav. XXV, 5.

(') Orsi, Villaggio di Cannatello, presso Girgenti, in Bull
cit., A. XIX, p. 117, tav. V, 11.

(6) Halbherr, Rapporto cit., tav. IX, fig. 21 ; Dorpfeld, Troja
und Ilion, fig. 143.

(») Colini, Bull, cit., A. XXV, tav. II, 5, 9, p. 299; Jatta,
Bull, cit, a. XXXI, p. 107, tav. V, 2.

(7) Colini, Bull, cit., A. XXVI, p. 220, fig. 128; tav. XVIII,
fig. 17.

(8) Cazalis de Fondouce, Allées couvertes de la France,
II Mémoire, p. 25, tav. V, 2.
 
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