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A GROTTE ARTIFICIALI DI ANGHELD RUJU

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Anche le indagini del soprassuolo, specie attorno
agli scarichi della campagna precedente, attorno alla
tomba III, ci permisero di ricuperare alcune ascie da
scavatore, di rozzo tipo, sfuggite nella precedente
campagna, e qualche frammento di bella ceramica,
appartenenti a ciotoline biconiche, ad ingubbiatura
lucente, colore del rame, ornata da incisioni larga-
mente trattate, a segmento di circolo, alcune più strette
e concentriche, altre più larghe, comprendenti mag-
gior tratto della superficie del vasetto (fig. 01, o) che
ricordano decorazioni di ceramiche iberiche, ed entrano
nella serie dei motivi decorativi da questa necropoli
già più volte presentati.

Considerazioni generali e conclusioni.

La minuta indagine della forma delle tombe di
Anghelu Ruju e del materiale da esse conservato
permette al lettore di formarsi un concetto sui ca-
ratteri tipologici e cronologici di questa necropoli. E
riassumendo ora in breve i risultati, noi potremo
chiedere quali nuovi dati abbiano fornito queste nostre
ricerche, quali lacune esse abbiano colmato, quali
nuovi clementi fornito per la conoscenza della primi-
tiva civiltà sarda.

Si confermò anzitutto quanto fu dato dalla prima
esplorazione che uno sconvolgimento generale, o quasi,
dei 21 ipogei esplorati in questa seconda campagna,
fatto da parte di antichissimi violatori, alterò profon-
damente le primitive disposizioni dei sepolcri, già
guaste dalle successive tumulazioni nell'epoca stessa.
Quanto noi abbiamo trovato non è clic un residuo
frammentario di quanto v'era in origine, ma la omo-
geneità di tutti gli elementi ed il parallelismo crono-
logico degli oggetti, anche più pregevoli, come i
pochi strumenti metallici conservati attestano che tutto
lo svolgimento della necropoli è racchiuso in una sola
grande epoca, cessata la quale essa venne abbandonata.

Le 21 tombe rinvenute in questa campagna e le
10 della campagna precedente costituiscono una ne-
cropoli abbastanza numerosa, non tale da compararsi a
quelle della Sicilia orientale, che contano spesso pa-

Capo S. Elia, si ebbe una consimile vertebra di pesce: Not.
scavi, 1901, p. 38G; cfr. Colini, Bull, cit., A. XXVIII, p. 06.

recchie diecine di sepolcri, ma superiore in genere a
quelle altre sarde, solitamente a gruppi di quattro o
cinque, per quanto questo confronto non regga che
sulla nostra scarsa conoscenza delle necropoli di questa
isola.

Come ci mostra la tavola, con la pianta generale,
la nostra necropoli presenta due gruppi, separati da
un tratto di terreno libero; nel gruppo settentrionale
abbiamo (5 ipogei, nell'altro a sud, più copioso, ne
abbiamo 25.

Tanto in un gruppo che nell'altro abbiamo vari
tipi di tombe, con ingresso a pozzetto ed a corridoio
più o meno lungo e profondo ed a padiglione; in en-
trambi abbiamo le stesse ampie e complicate dispo-
sizioni, la stessa presenza di anticella precedente alla
cella principale, da cui si accede a due od a più celle,
disposte tutte attorno ; la stessa varietà di celle rettan-
golari e circolari ; sono rare le nicchiette scavate nella
parete, più rare, ma non mancanti le tombe a fossa,
sia isolate, come la tomba XXVI, sia scavate nell'in-
terno della cella, come nella tomba XXIX. Per tutte
le celle in genere fu raccolta la prova che l'ingente
lavoro di scavo e di decorazione fu compiuto con rozze
ma robuste ascie di pietra, che nella tenera roccia
ebbero, massime a taglio fresco, più facile gioco.

Nessun concetto d'orientazione pare avesse presie-
duto alla disposizione delle tombe, essendo gli in-
gressi aperti verso ogni lato; ma due fatti meritano
di essere posti in viva luce, e sono gli elementi ar-
chitettonici embrionali che si segnalano per molte
tombe, come gli orli o rincassi intorno alle porte, gli
architravi semplici al di sopra di queste, le incisioni
o graffitti verticali ed orizzontali nelle pareti, e spe-
cialmente gli architravi molteplici della tomba XX bis,
e quindi gli elementi di decorazione figurata, assai
probabilmente con significazione simbolica religiosa,
che sono state segnalati nelle tombe XIX, XX bis, e
XXX, con segni delle teste bovine e delle barche ru-
dimentali. La connessione dei segni con i pilastri che
sorgono in mezzo alle camere sepolcrali, può dare a
questi ultimi non solo un valore statico e decorativo,
ma anche una più elevata e profonda significazione
simbolica, cioè il valore di pilastro o di betilo ; avremo
così anche per la Sardegna eneolitica la manifesta-
zione di un culto betilico, che ebbe la sua grande
esplicazione nelle regioni del Mediterraneo orientale,
 
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