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A GROTTE ARTIFICIALI DI ANGIIKIJI RUJU

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talora usato e consunte, tal altra invece, come nel-
l'esemplare conservato con la custodia in osso, ridotta
a puro oggetto decorativo o votivo. Alcuni degli og-
getti di osso, come la custodia e vari alamari, pre-
sentano gli ornati a cerchielli con punto al centro.

La giande maggioranza dei resti dati dalla necro-
poli è costituita dalla ceramica, sfortunatamente da
pochissimi esemplari intieri. Si confermarono tuttavia
le forme già acquisite dalla precedente esplorazione;
dalla grotta del Capo S. Elia, dagli affini giacimenti
dell'isola, massime dell'Iglesiento, aggiungendosi qual-
che nuovo elemento alla conoscenza di questa impor-
tante industria preistorica.

Le varietà dei vasi rozzi, d'impasto grossolano,
con superficie lisciata a spatola, ma non levigata, alle
quali appartengono le coppe a segmento di sfera, le
scodelle a fondo piano ed a pareti espanse, le ciotole
a cono tronco rigonfio semiovoidale, si presentarono
con nuovi esemplari, arricchendosi con vari tipi di
tegami tondeggianti, a fondo piano e brevi pareti
verticali o poco espanse e col grande vaso per liquidi,
con orlo espanso, a bozze con anse a ponte. A questa
stessa classe appartengono le olletto sferoidali ad orlo
diritto, quelle a doppio tronco di couo o a doppia
calotta sferoidale, unite a spigolo vivissimo tagliente,
con diritto colletto e bocca espansa. I frammenti ri-
velano una copiosa varietà di sagoma in queste ol-
lette, che spesso presentano un impasto più fino ed
una ingubbiatura lucentissima a spatola. Sono le ol-
lette con ventre sferico o carenato, con ansette a pon-
ticello sul l'orlo, che hanno una colorazione vitrea
rosso-carmina, in alcuni casi corallina, ed ottenuta
non solo in grazia ad una levigatura accuratissima
della pasta o dell'ingubbio frammisto con materie co-
loranti, ma anche ad una fusione almeno iniziale du-
rante la cottura del vaso. A mio credere è questo lo
stadio iniziale e rudimentale della policromia o cromia
della ceramica, che ha qualche affinità con quella che
si svolge e signoreggia nella bella ceramica del II pe-
riodo siculo a Pantalica, al Plemmirio, a Thapsos,
la quale, a mio credere, può ritenersi la ulteriore
evoluzione, favorita da determinate e peculiari in-
fluenze, da una tecnica neolitica comune ad una vasta
area, di cui in questi vasi di Anghelu Ruju noi ve-
dremmo una espressione semplice, rudimentale ma
significante.

Si aggiunsero nuovi esemplari di piccoli vasetti
lilipuziani, riproducenti forme date da vasi maggiori
biconici e cuoriformi, come pure di vasi cilindrici, a
fondo perforato da numerosi forellini, a cui si ag-
giunge l'imbuto fittile, utensili tutti probabilmente
collegati alla preparazione di aromi, connessa col
culto funerario. Si ebbero altre testimonianze della
difi'usione del tipo di vasi o scodelloni a tripode, con
varietà di piedi brevi a sezione circolare ed elittica, o
lunghi, linguiformi, oppure larghi, impostati sui fianchi
e non sul fondo.

Alle forme più svolte che attestano maggiore si-
curezza nella plastica e nella cottura del vaso ed ap-
partengono a varietà ovvie negli strati eneolitici e
degli inizi dell'età del bronzo— quali le idrie biconiche
con ansa a nastro ad arco più grande e rialzato, le
tazze tronco coniche, le ciotole a fondo circolare con
fianchi a colletto carenato, gli orciuoli con fondo a
calotta sferica a collo alto e labbro carenato, già cono-
sciute —, si aggiungono vari tipi di pisside a coperchio
circolare pianeggiante, con ansa forata mediana, le
brocche piriformi con ansa a nastro, la grossa tazza
biconica con ansa robusta sul fondo del vaso e la
olletta a fini pareti, a corpo cilindrico conico e spalle
rotonde, collo breve ed orlo espanso, decorata a stecco
con linee orizzontali e segmenti di linee verticali,
come il vasetto semicilindrico o lampada dati dalla
tomba XXX.

Vari ed omogenei i motivi decorativi di questa
ceramica, ottenuti in gran parte da incisioni o pres-
sioni sulla pasta fresca del vaso, talvolta combinati
anche con una varia levigatura e colorazione della
superfìcie. La decorazione è fatta raramente coll'un-
ghia, più spesso a punti impressi, talora rari, fatti
mediante uno stecco grosso, a punta triangolare o
rettangolare, talora con stecco a punta sottile, od
anche acuminatissima; in qualche caso la stecca si
direbbe piuttosto un pettine, con u olte punte o un
pennello di virgulti ; talune incisioni sembrano otte-
nute con la pressione di un torcioletto di corde fatte
con grossa fibra, sopra alla pasta fresca del vaso.

I motivi decorativi (rìg. 18, 25, 26) sono dati da
zone di triangoli riempiti talora da fascie incise orizzon-
tali ed oblique, più sovente con tacche o punti o rari o
spessi, disordinati o disposti in serie; non rari gli esempì
di triangoli contrapposti per la loro base. In molti casi
 
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