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ALGHERO. NUOVI SCAVI NELLA NECROPOLI PREISTORICA

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zione delle camerette e con vari motivi architet-
tonici, noi dobbiamo scendere non solo alla necro-
poli del periodo di transizione di Valsavoia ('), ma
alle più tarde e ricche di Cozzo del Pantano, di
Tapsos, di Pantalica, della Montagna di Caltagirone,
della fine dell'età del bronzo. Ed un'altra differenza
assai notevole è nella ceramica, perchè ai tipi di vasi
a scarsa cottura, ma a varia e brillante decorazione
a guazzo, a tinta vivace rosso-carica con ornati lineari
bruni e neri, speciali al primo periodo siculo, si con-
trappone in Anghelu Ruju la ceramica a cottura avan-
zata ed a decorazioni lineari impresse o incise che
vedemmo analoghe a quelle dei dolmens e che nella
Sicilia non si trovò mai sinora nelle grotte artificiali,
ma negli scarichi del villaggio di Stentinello e più
ancora nella tomba a fossa di S. Cono di Catania,
come nei sepolcri di Gela, che, come già notammo,
olfrono le più vive analogie con l'eneolitico sardo. Così,
mentre nella maggior parte della suppellettile siamo
condotti a paragonare Anghelu Ruju con lo strato di
S. Cono, di Stentinello e di Gela, con un periodo cioè
precedente alle più arcaiche necropoli della Sicilia
orientale, di Melilli, Castelluccio, Monteracello e simili,
invece lo sviluppo dell'architettura funeraria non ha
confronti che in quelle del 2° periodo, per le quali
la suppellettile ci presenta la più grande varietà di
forma nei bronzi e nei fittili e le evidenti e ripetute
prove di rapporti e di influenze con la civiltà pre-
micenea. Si presenta quindi naturale la domanda, a
cui accennò assai giustamente il prof Colini nell'ac-
cenuato riassunto (ì), se » l'alta antichità, specie della
ceramica, deve farci giudicare i sepolcri sardi anteriori
al primo periodo siculo, o se lontano dai centri civili
dell'Orieute, nella Sardegna, come nella Francia me-
ridionale e, almeno in parte, nella Penisola Iberica,
le industrie fittili mantennero più a lungo la facies
neolitica ».

Una risposta esauriente allo stato presente delle
scoperte non può essere data; tuttavia la presenza degli
idoletti di marmo delle varie tombe ora scoperte, e
specialmente di quelli della tomba XX bis, sembra
assicurare che lo svolgimento architettonico funerario

(') Orsi, cfr. con la tomba II, Bull, cit , A. XXIX, p. 27,

fig. c.

(a) Colini, Bull, cit, A. XXXI, p. 193.

della Sardegna era già raggiunto nell'epoca in cui
avvenivano i primi contatti e gli scambi con la civiltà
egea premicenea, a cui tali rappresentazioni figurate
risalgono, mentre invece nelle necropoli siciliane del
2° periodo la evoluzione architettonica è contempo-
ranea alle influenze più tarde e variamente efficaci
della civiltà micenea. Questa differenza di sviluppo
per ciascuna delle due grandi isole mediterranee mo-
strerebbe che assai più remota che l'età delle grotte
artificiali dovette essere quella in cui le due schiatte
sarda e siciliana, innegabilmente aflini ed appartenenti
alla stessa grande famiglia etnica, occuparono la loro
rispettiva sede; cosicché, pure avendosi elementi di
comunanza fondamentale, ciascuna isola ha i suoi ca-
ratteri speciali e la Sicilia ha la sua peculiare evolu-
zione ceramica a colorazione vivace, che sinora non ha
confronti in Sardegna e scarsissimi anche con la peni-
sola italica e con altre regioni.

Inoltre la presenza del materiale egeo ci permette
di stabilire, con qualche approssimazione, la crono-
logia della necropoli algherese; poiché se il materiale
ceramico neolitico, affine a quello di Anghelu Ruju,
può fare in Creta la sua prima comparsa, come am-
mise l'Evans ('), in età contemporanea alle prime di-
nastie egiziane, risalendo almeno al 5800 innanzi
Cristo, tuttavia la comparsa e la diffusione delle sta-
tuette in marmo si fa coincidere con quelli che l'Evans
nel suo tentativo di classificazione dei vari periodi
della civiltà minoica cretese (2) ha chiamato il II ed
il III Early minoan, a cui si attribuiscono la tomba a
tholos di H. Triada, le tombe di Kumasa e di Gour-
nià, e la necropoli di H. Onuphrios. 11 quale periodo,
esaminando le analogie con la ceramica degli strati
egiziani, massime di Nagada e di Diospolis parva,
sarebbe, secondo il Mackenzie (3) contemporaneo della
XII dinastia; ciò ne condurrebbe dalla seconda metà
del III millennio al principio del II a. C, epoca a
cui anche lo Tsoiintas (4) ed il Blinkemberg (r') hanno

(') Evans, The palace of Knossos. Excavalions at 1904,
B. A. S., 1905, p. 25.

(*) Evans, Essai de classification des époques de la civi-
lisation minoenne, 1905; cfr. Lissauer, Zeitschr. jùr Etimo-
logie, 1905, ]>. 545.

(3) D. Mackenzie, The pottery of Knossos, Journal of Hell.
Studies, XXIII, 1903, p. 163.

(*J Tsountas, 'F<p. 'AQ%aio% , 189S, p. 204.

(*) Blinkemberg, op. cit, p. 56.
 
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