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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 19.1908

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Ghislanzoni, Ettore: Il rilievo gladiatorio di Chieti
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https://doi.org/10.11588/diglit.9316#0314

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IL RILIEVO GLADIATORIO DI CHIETI

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Gli ultimi due gladiatori a sinistra di questa
lastra formano pure essi una coppia composta di un
trace e di un oplomaco. Trace è quello - 12 - il
quale poggia il piede sinistro sulla parma rotonda
giacente in terra e volge le spalle allo spettatore (non
però di pieno prospetto) e mostra il viso di profilo
destro: certamente vinto dal suo avversario chiede la
missio con il braccio e la mano alzata nel noto at-
teggiamento, e guarda l'editor per conoscere se la
sua domanda è soddisfatta. L'oplomaco suo vitto-
rioso competitore, baldanzoso attende se deve dare
al suo avversario il colpo finale. Presentasi costui
di fronte e guarda avanti : la gamba e il braccio de-
stro dovevano essere scolpiti nella estremità destra
della lastra C. Il suo alteggiamento è assai simile a
quello del gladiatore 11.

La prima figura (gladiatore 14) della terza lastra
(tav. I C) è pure essa di un oplomaco, il quale mostra
allo spettatore il dorso quasi di prospetto : ha piegata
la gamba sinistra (sul cui polpaccio assai frammen-
tato scorgonsi tuttavia traccie dell'ocrea) ; imbraccia
colla sinistra un grande scudo oblungo; il braccio
destro passa dietro il capo e ricompare assai più in
alto con la mano che impugna una spada, di cui se-
guiamo negli avanzi conservati l'inclinazione. Il capo
che vediamo di profilo è volto, con una torsione vera-
mente impossibile, a destra. L'atteggiamento di questo
gladiatore, non è senza riscontri, Infatti, se noi vedes-
simo da tergo, anziché di fronte, il trace di una lu-
cerna riprodotta dallo Henzen nella sua citata disserta-
zione (tav. VII, fig. 9), ci apparirebbe, nelle sue linee
generali, quale ci appare il nostro gladiatore, fatta na-
turalmente eccezione per il genere dell'armatura, che
nel nostro rilievo è quella di un sannita e nella lu-
cerna del Henzen di un trace. Altrettanto dicasi per
la lucerna, che qui riproduco (tav. V, 2), la quale è
ora, insieme con altre rappresentanti lotte gladiatorie,
esposta nell'Antiquarium del Museo delle Terme. In
essa è rappresentato il combattimento di un trace di
nome Decirius contro un sannita nominato Bebius (').

Il gladiatore che segue nel nostro rilievo - 15 - il
quale credo formi una coppia di combattenti con quello
prima descritto, è un trace: il busto di pieno pro-

(') Questa lucerna è una replica di altro esemplare cono-
sciuto dalla descrizione del Corpus Inscr. Lat. XV, 6242.

Monumenti Antichi — Vol. XIX.

spetto, il capo inclinato e vólto a sinistra di tre
quarti, la gamba destra distesa, quella sinistra pog-
giante sopra un oggetto sventuratamente perduto con
una scaglia della lastra qui mancante, ma che, per
analogia colla figura del penultimo gladiatore della
lastra B, ritengo fosse una pelici. Ha le mani giunte
al dorso; e questo atteggiamento ben strano deve di-
pendere da qualche particolare ragione, che varrebbe
la pena di conoscere.

Nel rilievo gladiatorio di Venafro già ricordato
(tav. V, l), il terzo gladiatore (partendo da destra)
della zona inferiore, ha un atteggiamento simile al
gladiatore di cui stiamo parlando (fig. 9 e 10). Esso
presenta il corpo di fronte, la gamba sinistra ha tesa,
la destra piegata, il capo galeato volge a destra; ha
le mani giunte sul ventre (').

Osservando questi gladiatori si riceve l'impressione
che siano nell'impossibilità di nuocere all'avversario o
per propria volontà o per forza da essi indipendente.
Se per forza estranea alla propria volontà dovremmo
forse riconoscere in loro dei noxii, condannati ad es-
sere uccisi nell'arena vestiti da gladiatori per maggior
diletto del pubblico. Sappiamo infatti che oltre ai
condannati ad beslias, cioè ad essere nell'arena sbra-
nati dalle fiere nelle venationes (condanna assai de-
gradante e riservata ai liberti ed agli schiavi rei di
gravi colpe), ed oltre ai condannati ad essere inter-
nati in una scuola di gladiatori per apprendervi
l'arte della gladiatura ed esercitarla, dopo appresa,
negli spettacoli anfiteatrali (2), vi era pure una cate-
goria di noxii, i quali dovevano essere uccisi nell'arena
o subito, cioè alla prima occasione, o in ogni modo nel
termine di un anno dalla condanna (;!). Nè doveva
avvenire di rado che cotali noxii comparissero negli

(') Erroneamente il Mommsen (Inscriptiones Regni Nea-
politemi, 4649 = C. I. L. X, 4920) ha scritto di questo gla-
diatore « manibus post tergum iunctis ». La gamba distesa è
evidentemente la sinistra, giacché di essa si vede in basso
l'avanzo del piede, che distendevasi in avanti. Questo ha ri-
conosciuto pure il prof. A. Di Siro, che, per mia preghiera,
si è compiaciuto di recarsi ad esaminare attentamente il marmo.
Pur da questo solo risulta ad evidenza che le mani sono con-
giunte sul ventre e non sul dorso.

(*) Ephemeris epigrapliica, voi. VII, p. 407 e seg. ; Fried-
liinder, op. cit., II6, p. 363 e seg.; Mommsen, rom. Slrafrecht,
p. 953 e segg.

(3) Collatio leg. Jl/os., XI, 7, 4: ... eos qui ad gladium
damnati statim consumuntur, vel intra annum debent consumi.

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