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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 19.1908

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Ghislanzoni, Ettore: Il rilievo gladiatorio di Chieti
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https://doi.org/10.11588/diglit.9316#0329

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IT, RILIEVO GLADIATORIO DI CHIETI

588

i rilievi abbastanza numerosi a noi conservati, i quali
non soltanto adornavano i sepolcri di gladiatori ce-
lebri (') o di magistrati o di sacerdoti che hanno dato
un munus per aver conseguito una magistratura o un
sacerdozio, che comportasse tale spettacolo (2), ma
anche i sepolcri di semplici privati, che avevano molto
amato tal genere di spettacoli. Nò quest'ultimo caso do-
vette essere poco frequente; leggiamo in Petronio che
Trimalcione volle che nel suo sepolcro fossero scolpite
« Petraitis omucs pugnas » (3). E noi appunto posse-
diamo frammenti di rilievi, in cui sono scolpite tutte
le lotte sostenute da un celebre gladiatore; e precisa-
mente quelli con tanta dottrina illustrati dalla Con-
tessa Caetani-Lovatelli. In uno di essi erano rappre-
sentati i combattimenti di un celebre reziario (4), nel-
l'altro, a quanto pare, quelli di un famoso secutore (5).
E non è giustificato ritenere, come ritenne la dotta
signora, la quale quei rilievi illustrò (6), che essi de-
corassero i sepolcri dei gladiatori in essi celebrati;
al contrario le parole di Petronio testé citate ci deb-

(') Tale ad es., il rilievo del secutore Urbicus (Diitschke,
Ani. Bildw. in Ober Ital, V, 1018 = Daremberg et Saglio, op.
cit., II, 2, p. 1585, fig. 357G), del celebre M. Antonius Exochus
{C. I. L., VI, 10194 = Daremberg et Saglio, op. cit., p. 1587,
tig 3583) del mirmillo.ne (Atken. Mitleil., 1884, p. 213) ed altri
numerosi (per es. Beschreibung der ant. srulpt. des JIJuseums zu
Berlin n. 174, 966 ; Arck. Zeitung, 1882. p. 147 e seg., tav. VI, 3).

(2) Tali giudico siano, non soltanto il nostro rilievo (vedi
sopra a p. 580 segg.), ma anche quello di Scauro a Pompei e l'ana-
glifo pompeiano (fig. 18): quello di Scauro, perchè questo per-
sonaggio, come dice l'inscrizione (C. I. B., IV, 1182) fu quat-
tuorviro: l'anaglifo marmoreo perchè è stato poi rinvenuto nella,
necropoli marittima di Pompei e perciò appartiene ad un sepol-
cro; ed il sepolto deve essere rappresentato nel rilievo nella
figura dellWtfor muneris, che riconoscesi nella persona to-
gata, che campeggia nella zona superiore, dove è la pompa. E
siccome era cosa tutt'altro che facile che un semplice privato
potesse dare un munus (cfr. Ephern. Epigr , VII, p. 399; Momm-
sen, Staalsrecht, I, p. 391), cosi parmi ovvio supporre che pure
il munus ivi rappresentato sia stato fatto da un magistrato o
da un sacerdote, che tale onere dovesse o potesse sopportare.

(3) Petron., Salyr., 71; « Aediflcas monumentimi meum
queniadmodum te iussi? valde te rogo, ut secundum pedes sta-
tuac meae catellam ponas et coronas et unguenta et Petrai-
tes omnes pugnas, ut ttiihi contingat tuo beneficio post
mortem vivere ».

(*) C. I. L., VI, 33988 = Bull, com., 1895, tav. XIV, p. 253
e segg.; Caetani-Lovatelli, Scritti vari, pp. 01-70.

(5) C.I.L., VI, 33980 = Bull, com., 1895, pp. 253-279,
tav. XV; Caetani-Lovatelli, op. cit., p. 80 e segg., Strenna
Helbigiana, p. 174.

(c) Bull, com., loc. cit., p. 257 e 264 e seg.; Caetani-Lo-
vatelli, op. cit., p. 71 e 83.

bono far supporre che quei marmi fossero sul sepolcio
di persone, che, come il Trimalcione, erano stati in
vista caldi ammiratori di gladiatori famosi.

Quale l'origine di questo genere di decorazione di
sepolcri? Comunemente si crede (') che esso derivi
dalla consuetudine antica di dare spettacoli gladia-
torii in occasione di funerali, quasi che su sepolcri
e su urne volesse conservarsi memoria di quei mu-
lterà. A dimostrazione di ciò si ricordano alcune urne
etnische (2), nelle quali si vuol riconoscere la rap-
presentanza di combattimenti gladiatorii. Vediamo
quanto di vero sia in questa opinione.

Innanzi tutto occorre osservare che l'armatura dei
combattenti scolpiti sulle urne ora ricordate, nulla
ha di caratteristico, che ci autorizzi a crederle di
gladiatori anzi che di semplici guerrieri.

Denominazione di gladiatori ebbero quei combat-
tenti in un tempo in cui gli archeologi ben volentieri
in monomachie rappresentate su monumenti romani
vedevano lotte gladiatorie. Ed è merito riconosciuto del
Henzen e del Meier di aver ben determinati, negli
scritti lodati che più volte ci è occorso di citare, i
principi fondamentali che regolano l'armatura dei gla-
diatori.

In verità i rilievi di quelle urne etnische non
rappresentano che monomachie; e l'uso di decorare
monumenti sepolcrali con rappresentanze di combat-
timenti è tutt'altro che raro. Nella tomba del Cardi-
nale a Tarquinii sono dipinti in un fregio furiosi com-
battimenti (')• E in ciò deve probabilmente ricono-
scersi una corrispondenza alla costumanza greca di
ornare sepolcri con rappresentanze di centauromachie e
amazonomachie, le quali venivano scolpite non soltanto
nei grandi monumenti sepolcrali — quali quello deno-
minato delle Nereidi, l'Heroon di Trysa, il Mausoleo
di Alicamasso — ma pure in stele e cippi, come in

(') Plank, Ursprung der Glad-Spiele (Ullmer Gymas-Pro-
gramm, 1886); Annali deWInst. Ardi, di Roma, 1881, p. 16.

(2) Conestahile, Mon. di Perugia, tav. 62; Darember et
Saglio, op. cit., II, 2, fig. 3568; Inghirani, Monum. etruschi,
42, 2; Canina, Etruria marittima, tav. 85 ; Micali, Storia dei
popoli italiani, tav. 66, pag. 53.

(3) Micali, Antichi monum. per servire alla Storia di
Italia, voi. Ili, p. Ili, tav LXVI.
 
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