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593

IL RILIEVO GLADIATORIO DI CHIETI

594

PARTE SECONDA.
Della composizione e dello stile.

La decorazione del monumento teatino, che fin
qui è stata esaminata sotto l'aspetto antiquario, si
compone di due parti : il fregio ed il frontone. L'uno
e l'altro vogliamo ora esaminare brevemente sotto
l'aspetto archeologico ed artistico. Qualche conside-
razione, in fine, faremo sulla composizione nel suo
complesso, giacché ci sembra che il farlo non sia un
fuor d'opera.

§ 1.
Il fregio.

Nel fregio come abbiamo veduto sono rappresen-
tati combattimenti di gladiatori.

La gladiatura è istituzione che ebbe origine e
sviluppo in Italia, e che dall'Italia, con diversa for-
tuna, si propagò in grandissima parte del mondo an-
tico. È ben noto che nella Grecia non si ebbero spet-
tacoli gladiatori fino a che non vi si affermò la do-
minazione e la influenza romana, e pur allora quei
micidiali duelli non furono accolti senza repugnanza
e non si ripetettero senza opposizione ('). Lo àymv
Hovo/iaxt'ccg ricordato da Euripide (2) e il /xovofia-
%ov nàXrjg àywva ricordato da Aristofane (:!) nulla
hanno a che fare con quei combattimenti: sono essi
vere e proprio gare schermistiche, le quali ci attesta
Plutarco (4) erano date anche in antico ad Olimpia
(tisqì Iliaca') (5). Non può farci meraviglia quindi se
nessuna rappresentanza di vera arte greca è giunta
fino a noi, nella quale debbasi riconoscere la ripro-
duzione di quelle sanguinose lotte tanto amate dai
Romani. Si sarebbe per ciò indotti a pensare che nei
prodotti, pure rozzi, dell'arte romana, nei quali sono

appunto rappresentanze di lotte gladiatorie, sia una
assoluta originalità.

Ma conviene ricordare che l'arte greca aveva so-
vente rappresentato scene di battaglia, alcune in opere
di pittura famosissime come le megalografie della
2toà notxikrj (nelle quali, in forma assai poco reali-
stica, erano rappresentate le lotte decennali intorno
ad Ilio, le battaglie fra Greci e Persiani e fra Ate-
niesi e Lacedemoni) ; altre in opere di scultura come
i frontoni e i fregi di grandi e celebratissimi templi.
Queste rappresentanze furono assai usitate, e le ve-
diamo anche nei rilievi ellenistici, nei quali, con mo-
tivi più o meno nuovi, venivano ripetute le grandi
lotte leggendarie della Gigantomachia e della Amaz-
zonomachia. E l'arte greca queste battaglie, nelle quali
pur prendevano parte numerosi combattenti, rappre-
sentò d'ordinario non altrimenti che come una
serie di duelli, di lotte di uomo contro
uomo ('), inspirandosi anche in questo all'epos, nel
quale le zuffe di moltitudini perdono importanza e
colore a confronto dei duelli degli eroi.

Se consideriamo questo, non ci può parer strano
che gli artefici, per lo più modesti scalpellini, che
ritrassero scene di lotte gladiatorie, nel dar forma
plastica a singole figure e talora anche a gruppi, ab-
biano riprodotto atteggiamenti di guerrieri che ritro-
viamo in rilievi greci. Ma devesi tener conto delle
limitazioni imposte in queste imitazioni. Innanzi tutto
perchè colui il quale rappresentava lotte di gladiatori ben
sapeva che costoro dovevano nei combattimenti attenersi
a certe regole schermistiche apprese con lunghe e faticose
esercitazioni: per ciò non tutti gli atteggiamenti dati
dagli artisti greci ai guerrieri potevano poi adat-

(') Cfr. Daremberg et Saglio, Dictionnaire des antiquités
gr. et rom. II, 2, p. 1565.
(a) Phoen., 1368.
(») Athen., IV, p. 154.
C) Sympos, V, 2.

(") Cfr. Krause, Gimn. u. Agon. der HeUen., I, p. 612.

(') Lange, Darslellung des Meuschen, p. 127 seg.; Hamdy Bey
et Th. Reinach, Une nécropole royale à Sydon, p. 282. Nelle
pitture vascolari più antiche sono stati pure riconosciuti gli
schemi fondamentali di quei duelli da P. I. Meier, in Rhein.
Mus., XXXVII (1882), p. 340 e segg. (Das schema der Zwei-
kàmpfe auf den àlteren gr. Vasenbilder).
 
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