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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 19.1908

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Ghislanzoni, Ettore: Il rilievo gladiatorio di Chieti
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https://doi.org/10.11588/diglit.9316#0335

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599

IL RILIEVO GLADIATORIO DI CHIETI

600

Pur tuttavia l'artista che compose i rilievi del no-
stro monumento non ha saputo dare movimento alla
scena. Se noi facciamo' astrazione dall'interesse che
sotto l'aspetto antiquario hanno queste figure di gla-
diatori, indubbiamente questa serie di combattenti
produce in noi un senso di pesantezza. Le singole
figure stanno quasi a sè: e dove lo scultore ha voluto
dare un po' di movimento alla scena (nella lastra C)
è riuscito assai poco chiaro (vedi sopra, p. 563). Pos-
siamo proprio dire che quello che esteticamente piace
in questo fregio, voglio dire certi procedimenti tecnici,
come i sottosquadri che producono un gradito gioco
d'ombre, egli ha tratto ■— lo abbiamo già notato —
dai fregi da lui imitati.

Ma per dare al nostro rilievo il suo giusto va-
lore, devesi notare che questi difetti si possono rim-
proverare a quasi tutti i fregi romani. Nell'architet-
tura romana la decorazione del fregio non ha mai
avuto una grande importanza, anzi si può dire che la
va di mano in mano perdendo. Nell'arco di Augusto
a Susa il fregio, non ostante la sua ben nota roz-
zezza, è ancora la parte decorata più importante
del monumento: basta a provarlo il soggetto del ri-
lievo, che dice la ragione, per la quale fu innalzato
l'arco commemorativo. Ma in seguito esso diventa
una zona in cui o si svolge una inutile processione
(come nell'arco di Tito al Poro Eomano e nell'arco
di Traiano a Benevento) o sono ritratti semplicemente
gli arnesi per il sacrifìcio e le insegne sacerdotali
(come nel tempio di Vespasiano al Poro Romano),
ovvero coppie di grifi affrontati alternati con cande-
labri (come nel tempio di Antonino e Faustina al
Foro Romano). Più tardi il fregio rimane anche senza
decorazione, come vediamo negli archi di Settimio
Severo e di Costantino al Foro Romano. E sono ap-
punto gli archi trionfali, se non erro, che ci possono
dare la spiegazione di questo fatto. La poca altezza
del fregio non si prestava a quelle rappresentanze com-
plesse, nelle quali tanto si esercitò, con felice esito,
l'arte romana. Gli scultori quindi, poco si curano del
fregio e cercano in altri spazi dell'arco il campo delle
decorazioni. Questa parmi sia la ragione o una delle ra-
gioni del pochissimo sviluppo, anzi del declinare dell'uso
del fregio come elemento di decorazione architettonica.

Nei fregi di monumenti anche di primissimo or-
dine, le figure si succedono senza sovrapporsi, si stac-

cano dal fondo tattile — uso un termine del Riegl —
il quale fondo è sempre « una parete morta di uni-
forme profondità ». Questo carattere e questo difetto
la decorazione del fregio non perde mai del tutto,
neppure quando rappresenta non una processione, ma
scene complesse in cui si tenta pure di introdurre il
paesaggio, come nel tempio di Minerva al Foro diNerva.

Devo poi qui ricordare che i rilievi nei quali
sono rappresentate scene gladiatorie, hanno ordinaria-
mente il difetto caratteristico a cui ho testé accennato :
per convincersene basta osservare gli stucchi del mo-
numento di Scauro, il rilievo di Venafro (tav. V, ì),
l'anaglifo pompeiano (tav. IV) e perfino le decora-
zioni di vetri (vedi sopra, p. 555, nota 2). A questi
rilievi puossi per affinità di rappresentazioni aggiun-
gere quel poco che resta del fregio dell'arco trion-
fale di Orango (')• Quale conseguenza possa trarsi
da ciò vedremo in suguito.

§ 2.

77 frontone.

Ben diversa da quella del fregio è la decorazione
scultoria del frontone.

In quello prevale il nudo, in questo il panneggio;
in quello le figure sono rappresentate in movimenti
talvolta rapidi, in questo esse al contrario stanno ferme
ed attente a ciò che si svolgo dinnanzi a loro. Nel
fregio i gladiatori hanno il capo coperto dalla pe-
sante galea e quindi l'artista doveva pensare che
l'attenzione di chi avrebbe guardato il monumento sa-
rebbe limitata agli atteggiamenti del corpo; nel ritrarre
le figure del frontone doveva egli preoccuparsi di
alcuni elementi psichici: dare compostezza e gravità
ad alcune figure, fare che dal loro atteggiamento
trasparisse o l'interessamento sguaiato allo spettacolo
o l'attenzione misurata e composta.

Campeggia la figura dell'editore -1 - nel mezzo,
in prima fila: in seconda fila, proprio dietro di lui
uno spettatore - 17 - in piedi. Queste due figure sono

(') Caristie, Monum. d'Orange, p. 19, tav. XXI, 2, 5. Il
dubbio espresso dal Caristie (op. cit.., c. 19) che ivi possano
essere rappresentati gladiatori, è ingiustificato. L'armatura dei
combattenti assicura che essi sono guerrieri.
 
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