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IL RILIEVO GLADIATORIO DI CHIETI

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Medici, i quali fino a poco tempo fa si riteneva ap-
partenessero all'atra Pacis. E che il nostro frontone
sia affine a tali rilievi non mi pare dubitabile. Nelle
figure 24 e 25 ad uno dei marmi di Villa Medici
(quello il quale si credeva ritraesse il popolo che assiste
alla cerimonia della consacrazione dell'ara Pacis) (')
fa riscontro una parte del nostro frontone - 7, 9, 20,
21, 22 -; la somiglianza mi sembra palese.

Nel nostro rilievo la folla degli spettatori nel
complesso si presenta a chi guarda il rilievo di pro-
spetto. Di così fatte rappresentanze abbondano esempi
nell'età posteriore. Dei quali mi piace ricordare
qui i due rilievi dell'arco di Costantino, in uno dei
quali è rappresentato l'imperatore sui rostri e nel-
l'altro il congiarium (2), quelli della base della co-
lonna di Theodosio a Constantinopoli (3), e parecchi
altri ; fra questi voglio qui richiamare l'attenzione sul
rilievo Mattei già citato, sulla rappresentanza di una
lamina di dittico consolare della Biblioteca di Bre-
scia (4) e sulla lamina d'avorio del Museo Meyer a
Liverpool (5) con rappresentanza di venationes.

§ 3.

La rappresentanza del rilievo del monumento teatino
nella sua composizione d'insieme

Le due parti che decorano il fastigio del nostro
monumento, il frontone ed il fregio, costituiscono una
sola rappresentanza scomposta, direi quasi, nei suoi
due elementi essenziali: lo spettacolo e gli spetta-
tori. Se noi consideriamo nel suo insieme questa com-
posizione riconosciamo un grave errore, la mancanza
cioè di qualunque rapporto visivo delle due parti. E

(') Petersen, Ara Pacis tav. VI, xvui ; Studniczka, Zur Ara
Pacis p. 907 tav. 1,1; Jahreshette X, 1907, p. 179 e segg.

(2) Strong, op. cit, p. 331 e segg.

(3) Le migliori riproduzioni da fotografie di questi impor-
tanti rilievi sono in Barth, Constantinopel, fig. 55-58, una in
Springer-Michaelis, Handbuch der Kunstgeschichte fig. 479. Vedi
anche Le Bas-Reinach, Voyage arch., Monuments figurés, tavv.
CXXV a CXXVIII. Daremberg et Saglio, op. cit., Ili, 1, p. 209,
fig. 3848.

(*) Meier, Zwei aut. Elfenbeitafeln der k. Billiothek in
Munchen {Abhandl. der philos.-phìlolog. Klasse der bayer.
Akademie der Wissenschaften, XV, p. 78, n. 42j; Daremberg
et Saglio, op. cit., II, 1, p. 272, fig. 2455; Venturi, Storia
delVarte Hai, voi. I, p. 494.

(5) Meier, op. cit., n. 41 ; Daremberg et Saglio, op. cit., II,
1, fig. 2456; Venturi, op. cit., I, p. 363, fig. 135.

questa mancanza di connessione è ancor più evidente
per essere le due parti separate dal cornicione. L'ar-
tista usufruendo degli spazi che comportavano una
rappresentanza figurata, non ha tenuto conto della
stretta connessione che dovevano avere i due ele-
menti della rappresentanza. Egli pare si sia preoc-
cupato soprattutto di soddisfare, fino al ridicolo, la
boria della persona — un liberto arricchito — per
commissione della quale eseguiva i rilievi, ritraen-
dola bene in vista nel centro del frontone, nel posto
cioè che soleva nei fastigi dei templi essere occu-
pato da una divinità o da un eroe; di ritrarre quindi
con cura lo spettacolo, per il quale quel modesto li-
berto era stato per alcuni giorni il personaggio più
in voga nel municipio.

Egli segue in ciò un principio fondamentale del-
l'arte antica fino, possiam dire, al maggiore sviluppo
dell'arte romana, quando questa conquista il proce-
dimento per rendere la « terza dimensione », quello
di fare ben evidenti i principali elementi di una rap-
presentanza senza curarsi troppo di ritrarre le figure
nella loro posizione relativa.

Per questo una figura o un gruppo di figure che
nella scena reale che si voleva riprodurre, stava dietro
una o più altre figure e quindi in parte da questa e
da queste nascoste, viene ritratto in una zona supe-
riore. La rappresentanza che avrebbe dovuto ripro-
durre un insieme bene unito, era così divisa in due
o più zone sovrapposte, a scapito della unità, ma col
vantaggio di una maggior evidenza delle singole
parti

Per limitarci alle rappresentanze che con quella
del monumento teatino hanno maggiore affinità, ri-
cordo qui che nelYheroon di Gjóbalschi-Trysa sono
ritratti in una zona superiore banchettanti e nella
inferiore scene di danza (2) ; simile rappresentanza è
in un bel cratere di Corneto (fig. 26) (3). In una pit-
tura murale di una tomba di Corneto (4) è rappre-

(') Questo riconoscesi in quasi tutte le rappresentanze
dell'arte antica, in cui sono ritratte scene che hanno più figure
a diverse profondità nello spazio; anche le pitture di vasi
apuli danno chiara esemplificazione di questo espediente.

(a) Benndorf-Nieinann, op. cit., tav. XX e XXI, p. 175 e segg.
Fotografia Moscioni, n. 10049; Benndorf-Niemann, op.
cit., fig. 149, 150a e 150i.

(4) Stackelberg, Unedirte Gràber von Corneto, tavv. XI e

XII.
 
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