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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 19.1908

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Ghislanzoni, Ettore: Il rilievo gladiatorio di Chieti
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https://doi.org/10.11588/diglit.9316#0341

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IL RILIEVO GLADIATORIO DI CHIET1

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della tazza di Boscoreale in cui e ritratto l'omaggio
dei popoli conquistati ('), nei Plutei di Traiano (2)
ed in numerosi altri rilievi.

Non mancano rappresentanze le quali anche per
la distribuzione degli elementi costitutivi della scena,
apparentemente almeno, assomiglino alle rappresen-
tanze del nostro fastigio. Ho già ricordato (vedi sopra
ap. 574, n. 2) il rilievo Mattei, un dittico d'avorio della
biblioteca di Brescia, una lamina d'avorio con rap-
presentanza di venationes del Museo di Liverpool,
una lucerna del Museo Britannico, la base dell'obe-
lisco di granito che Teodosio il Grande elevò sulla
spina dell'ippodromo di Costantinopoli (vedi sopra a
p. 697). In tutti questi monumenti i personaggi assi-
stono da una loggia in alto allo spettacolo che è di
corse o di cacce alle fiere, rappresentate in basso. Ma
in essi non si può riconoscere una vera e propria
distribuzione in zone, giacché l'essere posti gli spet-
tatori in alto e disotto lo spettacolo trova la sua giu-
stificazione nell'altezza della loggia, in cui gli spet-
tatori sedevano al circo, dal piano del circo stesso.

Ma vi è una categoria di rappresentanze nelle
quali sempre si vedono le figure distribuite in zone
sovrapposte; tali appunto sono i rilievi ed i musaici
che ritraggono lotte gladiatorie, quando le coppie dei
combattenti o le figure siano numerose. Basterà ricor-
dare i principali monumenti del genere, i quali si è
già avuto occasione di esaminare altre volte : i rilievi
di stucco del monumento di Scarno (3) e l'anaglifo
della necropoli marittima di Pompei (tav. IV), il
rilievo di Venafro (tav. VI, ì), i rilievi illustrati dalla
contessa Lovatelli (4), il musaico di Madrid (5), ai
quali possiamo aggiungere il fastigio del nostro mo-
numento.

Sorge quindi facilmente l'idea che questa carat-
teristica non manchi di una ragione determinante, o
dipenda almeno da una ben ferma tradizione. Innanzi
tutto è bene riconoscere che nelle rappresentanze di
lotte gladiatorie, specialmente in quelle in cui man-

(') Monum. Piot., V, tav. XXXIII; Strong, op. cit., p. 85,
tav. XVII.

(') Brunn-Bruckmann, Denkmàler der gr. und. ròm. Kunst,
n. 404; HUlsen, Le Forum romain, 1906, pp. 99-104, fig. 43.
(3) Vedi sopra p. 548, n. 2.
(*) Vedi sopra p. 587, n. 4 e 5.
(') Vedi sopra p. 565, n. 2.

cano gli spettatori, poco o nulla nuoceva questa distri-
buzione in zone, giacché tali rappresentanze non sono
se non un insieme di piccoli quadri che stanno a sé.

D'altra parte così fatti rilievi furono sempre trat-
tati da artefici di second'ordine : non può quindi parer
strano di vederli espressi nella stessa maniera sem-
pre, in una forma tradizionale, dall'origine fino ai
più tardi tempi. E sull'origine di questa forma tra-
dizionale non si può essere incerti. Già il Lafaye (')
ha congetturato, che i rilievi gladiatorii fossero fatti
ad imitazione dei grandi quadri esposti al pubblico
da coloro i quali davano munera. E quei quadri non
so in qual altro modo potessero essere composti se non a
zone, per la ragione che ho testé esposta. Non altri-
menti si presentavano i grandi quadri che i vincitori so-
levano esporre nel foro nell'occasione dei loro trionfi (*),
come possiamo desumere dagli scarsi avanzi di pit-
ture parietali con riproduzioni di battaglie od epi-
sodi leggendarii o storici ; tale è il celebre frammento
di affresco del Palazzo dei Conservatori (3), in cui
vedonsi tre zone sovrapposte ; non diverso è poi quello
altrettanto celebre del Museo delle Terme (4), che
rappresenta fatti leggendarii dell'origine di Koma;
giacché questa pittura ebbe la forma di una lunga
striscia solo perchè decorava quattro pareti di una
camera: che se quegli stessi episodii, con quella me-
desima disposizione di figure, fossero stati raccolti in
un quadro o in una sola parete, la rappresentanza
doveva essere necessariamente a zone, e ciò poteva
essere fatto tanto più facilmente in quanto che anche
in quell'affresco si succedono tanti quadretti ben
distinti gli uni dagli altri, proprio come nei
quadri e nelle pitture che rappresentavano lotte gla-
diatorie.

Adunque i grandi quadri che ritraevano combat-
timenti gladiatori o venationes (5), erano composti

(') Daremberg et Saglio, op. cit., II, n, p. 1599.

(a) Girard. La peinture antique, p. 301 e segg.

(3) Helbig, Fùhrer, I», p. 420; Bull. Corti., 1889, p. 340
e seg., tav. XI e XII; Girard, op. cit., p. 300 e segg.; Corp.
Inscrip. Lat., VI, 29827.

(*) Brizio, Pitture e sepolcri scoperti sulVEsquilino, tav. II,
p. 10 e segg.; Ilelbig, Fùhrer, II3, p. 257 e segg.

(5) Come potevano essere ritratte queste Venationes nei
dipinti possono indicare i musaici, tra cui quello grandissimo
e importantissimo, purtroppo ancora inedito, AeWAntiquarium
comunale di Koma, ed anche la laminetta di avorio citata a
p. 607, n. 5.
 
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