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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 20.1910

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Gàbrici, Ettore: Necropoli di età ellenistica: a Teano dei Sidicini
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https://doi.org/10.11588/diglit.9319#0013

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A TEANO DEI SIDICINI

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queste ultime, e ci riportano ai primi tempi della
dominazione romana.

I lavori di scavo nel fondo Gradavola furono resi
più d'una volta infruttuosi per l'incontro di una im-
mensa fossa artificiale di scarico, la cui estensione si
potè da ultimo determinare in m. 20 all'incirca di
lunghezza e m. 6 all'incirca di larghezza, per m. 4
di profondità. Era ripiena di ossa umane e rottami
di muratura, fra cui si rinvennero numerosi fram-
menti architettonici ed avanzi di sculture e di cippi.
È chiaro, che in tempi non molto vicini a noi, forse
nell'età di mezzo, quando il sepolcreto conservava

ogni sua manifestazione ha un'impronta di arcaismo
greco, anche in età storica inoltrata ('). Questo avanzo
di scultura appartiene ad una delle tante statue che
ornavano la necropoli teanese in quel periodo dell'età
preromana, immediatamente posteriore a quello, cui
si riferiscono le tombe di tufo, che saranno descritte
nel capitolo seguente.

Il frammento, pur esso di pietra calcarea, che
diamo alla fig. 4, devesi immaginare che apparte-
nesse ad una statua con le spalle e il busto coperti
da un manto, di cui resta solo il lato sinistro. I
graffiti che reca non paiono semplici ornamenti lineari,

Fig. 2.

ancora alla superficie l'aspetto che aveva in antico,
e quando quella zona di terra fu guadagnata alla ve-
getazione, venne aperta la grande fossa e vi furono
gettati materiali costruttivi e scultorii, che allora
stavano sparsi al suolo o rimanevano ancora al posto
originario, come segno dei sepolcri sottoposti.

Tra i frammenti scultorii raccolti qua e là nel
terreno o in questa grande fossa di scarico, ricorderò
una testa di statua colossale (alt. cm. 80, fig. 8) di
un calcare bianco poco compatto, che perciò ha risen-
tito fortemente gli effetti degli urti e dell'umidità
Ha spiccati caratteri di arte greca arcaica; l'ovale
molto pronunziato, le ossa mascellari sviluppate, la
parte inferiore del volto piena, le orecchie troppo in-
dietro, le orbite ampie e poco profonde, i capelli la-
vorati a riccioli simmetrici e che fanno corona alla
fronte. I caratteri stilistici di questa scultura non di-
pendono da una imitazione diretta e individuale, ma
sono da considerare quali caratteri tradizionali della
scultura, e, in generale, dell'arte campana, che in

ma segni che potrebbero avere un significato, essendo
divisi, come pare, da linee orizzontali, e che danno
alla scultura un carattere ieratico (2).

Al medesimo periodo si riferiscono alcuni fram-
menti di stele sepolcrali a forma di edicola, con fron-
toncino ed acroterii, raccolti in mezzo alla grande

(') Si leggano le dotte osservazioni del Koch a proposito
dell'ara Patturelli di Capua, la quale, benché sia ellenistica,
presenta molte sopravvivenze di arte greco-arcaica (Mitteil. d.
arch. Inst., Rom, 1907, p. 411).

(a) Non è la prima volta, che si osservano su monumenti
dell'Italia, segni alfabetiformi. Si possono fare due ipotesi: o
che i segni graflìti su questo busto abbiano carattere sacro e
un valore occulto che a noi sfugge, o che sieno segni alfabe-
tici, adoperati senza conoscerne il significato. In questo se-
condo caso si possono citare a confronto i segni dei vasi vil-
lanoviani, segnalati dal Gozzadini e studiati dal Cordenons
(Sergi, Arii ed Italici, p. 216 sgg.) ed i segni alfabetici e
geometrici su monumenti atestini accanto a vere e proprie
iscrizioni, studiati dal Ghirardini (Notizie d. scavi, 1888,
p. 317 sg ). Questi fatti non hanno relazione di sorta fra loro,
nè cronologica nè etnografica, ma hanno origine dallo stesso
movente psicologico, dato che i segni alfabetici sieno stati ado-
perati senza dar loro alcun valore.
 
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