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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 20.1910

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Gàbrici, Ettore: Necropoli di età ellenistica: a Teano dei Sidicini
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https://doi.org/10.11588/diglit.9319#0026

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35 NECROPOLI DI

labbro trilobato. Per la qualità del lavoro e pei co-
lori tradiscono una fabbricazione tarda (tombe 16,
43, 76).

Gli arnesi metallici più abbondanti sono certe la-
minette di argento o di piombo o di bronzo o di ferro,
dall'un dei capi tagliate a lama di bisturino, col re-
lativo manico, dall'altro biforcate e con una delle
punte lunga e ricurva ad angolo retto. Ve ne ha di
forma più semplice, cioè a dire con un estremo bi-

Pig. 17.

forcato e l'altro desinente a punta. Alcuni hanno i
bordi della lamina dentellati, altri hanno degli or-
nati di linee e punti. Questi ultimi quando sono di
piccole dimensioni, passano per nettaunghie, od anche
per nettaorecchie, se una delle estremità è munita di
cucchiaietto circolare. Tale denominazione non può
essere applicata agli arnesi della prima specie con
lunga appendice angolare, di cui alcuni raggiungono
la lunghezza di cm. 30 o 47 o 52 (tombe 79, 53, 62),
ma sono d'ordinario di proporzioni assai minori.

Una rigorosa statistica mi ha condotto ad asso-
dare che questi oggetti sono costantemente associati
a vasi della forma del kernos o al gutto a figura
d'uccello, e che i monumenti di tal sorta non si tro-
vano mai uniti alla striglie o alla cuspide di lancia,
distintivi delle tombe di uomini. Tale constatazione

À ELLENISTICA gg

m'induce quindi ad ammettere, che le tombe con l'og-
getto metallico biforcato sieno riferibili a donne. Fa-
vorisce questa ipotesi la osservazione, che in fondo ai
craterini od ollette del kernos trovossi talvolta una
sostanza bianca polverosa, che potrebb'essere belletto,
da servire per abbigliamento della donna (tomba 83).
Circoscritto così il campo della indagine, gli specchi
etruschi mi hanno dato il mezzo di conoscere, a quale
uso servisse l'oggetto a forcina.

Gerhard, Etr. Spiegel, tav. CCXIII. Due Grazie
sono intente ad eseguire l'abbigliamento di Elena,
alla presenza di Venere e forse di Diana. Una delle
due, che sta davanti ad Elena, le accosta sotto al
mento l'estremità della mano sinistra, tenendo fra il
pollice e l'indice una specie di stilo, che non dubito
sia da ravvicinare agli oggetti di cui parlo.

Gerhard, Etr. Spiegel, tav. CCCXVII. Tre donne
presso ima vasca, due stanti ed una accovacciata ; ma-
schera leonina, donde spilla dell'acqua che va a rac-
cogliersi in un Xovti'jq; cigno, colomba, bydria ed am-
polla sospesa ad una funicella, simile a quelle ado-
perate per l'olio nella palestra. La donna accovacciata
tiene con la sinistra uno specchio, con la destra un
arnese, consistente in una laminetta, che da un estremo
finisce a punta, dall'altro a lama di bisturino.

È ovvio che tale arnese fosse usato per la toelette
delle donne, trattandosi di scene di bagno. Ben os-
serva il Gerhard, che l'oggetto servisse per la spar-
tizione dei capelli. Più chiaro ne apparisce il suo
scopo, esaminando le figure graffite dello specchio
CCCXVIII, dov'esso ha un estremo piegato ad angolo
retto ed è tenuto nella destra da una donna coi ca-
pelli discinti, ai quali lo accosta. In quello della ta-
vola CCCXIX, Turan (Venere) sta in mezzo a due
figure muliebri alate, di cui l'una le tiene lo specchio
e la benda, l'altra una specie di stilo od aculeo con
uno degli estremi a tre punte. Se usciamo da queste
scene di bagno e di toelette, osserviamo spesso un
simile arnese in mano a figure alate di Lasa, che
hanno nell'altra mano un alabastron (Op. cit. tavole
CLXXXI, CCCXXII, CDII).

Non esiterei a identificare questi arnesi, graniti
sugli specchi etruschi, con gli oggetti consimili delle
tombe teanesi e di necropoli affini (Alife, Cuma ecc.),
che se presentano varietà di forme, non nascondono,
a chi bene osservi, la loro vera destinazione nell'uso
 
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