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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 20.1910

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Taramelli, Antonio: Il Nuraghe Lugherras: presso Paulilatino
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https://doi.org/10.11588/diglit.9319#0095

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169

IL NURAGHE LUGHERRAS PRESSO PAULILATINO

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Nell'indagine fatta su questa sommità del cumulo,
si rintracciò prontamente la maggior parte della mu-
raglia perimetrale della cella superiore del nuraghe;
lo scavo dell'interno di essa ci convinse che ivi era il
tempietto che noi cercavamo e di cui la cella inferiore
rappresentava il ripostiglio. Infatti sotto uno strato di
grossi embrici, molto frammentati, di età romana, si
ebbe un letto di ceneri e di carboni, che posavano
sopra un pavimento formato di battuto di arena e di
calce, consunto dall'umidità e gettato sopra al piano
primitivo della cella.

Era evidente quindi che la cella superiore del-
l'edifìcio preistorico, la quale sopravvanzava. per quanto
priva di volta, fuori del grande cumulo di detriti a
cui sin da allora era ridotto l'edificio, fu ridotta a
tempietto, di forma presso a poco circolare e co-
perto da un lettuccio conico munito di embrici, assai
modesto e per quanto si potè discernere, senza deco-
razione architettonica. Al tettuccio conico di questo

nei quali fui largamente aiutato dal sig. R. Loddo, già addetto
al mio museo.

1-3. Anno 268-217 a. C. Tre assi repubblicani. Testa di Giano
bifronte, sopr.i t. — r). roma, prora di nave. Sopra
due esemplari è visibile il simbolo: il bastone e la
mèta del circo (Babelon. n. 26).

i. » 217-154 a. C. Semisse. Testa di Giove. — r). roma

e prora di nave (Bab. n. 50).

5. n 254 a. C. Denario anonimo. Testa di Roma. X. —

r). roma, Vittoria in biga a d. (Bab. n. 6).

6. i 119 a. C. Denario della fam. Domitia. l'està di

Roma, con spiga. — iì). cn . dom . Vittoria con biga
a d. e guerriero combattente un cane. Cn. Domilius
Ahenobarbus. (Bab. n. 14).

7. » 74 a. C. Denario della fam. Lucretia. Testa radiata

del sole a d. — Crescente lunare e stelle, l . lv-
creti.trio (L. Lucretius Trio. Bab. n. 2).

8. » 43 a. C. Denario della fam. Clodia. Testa rad. del

sole. — ìt. p. clodivs .mf. Crescente lunare e 5
stelle. (P. Clodius Turrinus. Bab. n. 17).

9. » 20 a. C. Denario della fam. Durmia. caesar avgvstvs,

testa nuda di Augusto ad. — r). m.dvrmivs. Leone
che divora una cerva fuggente a sin. (raro denario
di M. Durmius. Bab. n. 9).

10. » 87 d. C. Denario di Domiziano (molto consunto).

imp . caes . domitianvs . avg . germ . p . m . tr . p . vi .

Testa laur. ad. — i^. imp.xiiii.cons.xiii.cens.pp
(Pallade che marcia a destra con lancia e scudo.
Cohen, n. 215).

ii. n 286-310 d. C. M. 6 di Massimiano, imp.c.m.a.maxi-

mianvs.p.f.avg. Busto dell'imp. con corona rad.
e corazza ad. — concordia militvm . Massimiano
in abito milit. ha da Giove un globo sormontato
dalla Vittoria: nel campo r e, Antocbia (Cohen, n.50).

Monumenti Antichi — Vol. XX.

sacellum dev' essere forse stata praticata una breve
finestrella o àdito per il fumo dei sacrifici o delle of-
ferte, di cui si ebbero testimonianze numerose; ma
la luce e l'accesso al piccolo santuario avvennivano
dall'apertura che era stata in origine la finestra della
cella nuragica. Nel pavimento di questo ingresso, per
mezzo di una botola, doveva aprirsi l'accesso al ri-
postiglio praticato nello spessore del muro del nuraghe
verso l'ingresso e che abbiamo già sopra ricordato come
il probabile deposito delle armi in ferro rinvenute nella
parete della fronte. In questo tempietto, oltre alle
traccio del tetto e del pavimento, si pose in luce, appog-
giato alla parete semicircolare in faccia all'ingresso, un
muricciuolo costrutto in piccolo scheggiarne di pietra
lavica con cattiva calce, muricciuolo largo, al punto
della maggiore ampiezza, circa un metro ed occupante
una parte della piccola cella, e che forse un giorno
coperto di lastre di pietra o anche da tavole di legno,
doveva rappresentare la mensa di offerta dei doni vo-
tivi che ivi venivano deposti, man mano che erano
offerti dai devoti.

In questa cella veniva a sboccare la scala di
accesso dal piano inferiore; era appunto da questa
scala che passavano i camilli o famuli del tempio,
che andavano a gettare in basso, nel ripostiglio, le
offerte che si accumulavano nella mensa. Alla sem-
plicità del tempietto, che non era altro che una ca-
pannuccia circolare con tetto conico coperto da em-
brici, corrisponde anche la modestia dell'ara (fig. 8),
la quale è un rozzo altare, anche esso in pietra
lavica, a sezione rettangolare di m. 0,22 X 0,28,
spezzato alla sommità, alto ancora m. 0,45 ed or-
nato alla base da tre semplici cornici piane della
altezza di m. 0,08. Questo altarino trovammo rove-
sciato giù in fondo alla scalinata, nell'andito di in-
gresso della cella sottostante, forse in seguito alla
violenta distruzione a cui soggiacque il sacello ; di
questa distruzione erano traccia i resti di materie
carbonizzate provenienti dall'armatura del tetto, la
sola cosa che potesse abbruciare in quel rude tem-
pietto annidato tra le robuste murature del monu-
mento primitivo.

Sotto a questo strato di materie carbonizzate, in
contatto immediato col pavimento in calcestruzzo, in-
sieme a qualche frammento di lucerna fittile di tipo
semplice si ebbero raccolte insieme alcune monete in

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