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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 20.1910

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Taramelli, Antonio: Il Nuraghe Lugherras: presso Paulilatino
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https://doi.org/10.11588/diglit.9319#0120
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219 IL NURAGHE LUGHERRAS

Si osservò sopra che la maggior parte della vita
doveva svolgersi nel recinto, spazio abbastanza ampio
e soprattutto ben difeso. Infatti si ebbe nei succes-
sivi strati formati dei letti di ceneri e carboni e di
terriccio una quantità notevole di frammenti di sto-
viglie, appartenenti in genere ai tipi già ricordati di
ciotole a pareti tondeggianti e di altre a pareti care-
nate, di grossi tegami o teglie, di vere e proprie
pentole tondeggianti, con robuste anse a ponte, di
tipo simile alle pentole attualmente in uso e ridotte
per lo più a frammenti assai piccoli. Nello strato
del recinto si ebbero altresì varii macinelli di tra-
chite, a forma di grossa mandorla, intieri e spezzati,
tutti con traccie di confricazione. Si ebbero anche due
grosse macine di lava, con la superfìcie molto inca-
vata da un lungo uso; una di queste era presso l'in-
gresso della cella aggiunta di sinistra, E, l'altra
verso il centro del cortiletto ed è probabile, date le
dimensioni di questi utensili, che la loro giacitura
fosse quella originaria, dove esse rimasero per lungo
tempo per il loro scopo di vita.

Nella terra dello strato si ebbero con pochi fru-
stoli di bronzo, provenienti da qualche oggetto con-
sumato, anche i frammenti di utensili litici.

Si ebbe una mezza ascia levigata, munita di foro
cilindrico, a corpo conico con punta acuminata; si
raccolse altresì un tagliente, molto consunto, di una
grossa e robusta ascia levigata, dal corpo robusto ed
il taglio rettilineo, di un tipo abbastanza comune
nelle stazioni eneolitiche sarde.

Di tipo meno frequente sono due accette-scuri,
entrambi molto consunte dall'uso; una di esse, lunga
m. 0,15, conserva la scanalatura o solco centrale per
immanicarla, che divide la testa tondeggiante dal
tagliente ampio e lunato. L'altra scure, che sembra
un abbozzo, ha la strozzatura centrale meno accen-
tuata; le due parti estreme sono presso a poco eguali,
cosicché l'accetta ha un aspetto di bipenne, per quanto
lo stato dell'utensile non permetta di scorgere se i ta-
glienti in origine fossero uno o due (').

Questi pochi oggetti litici e poche scheggie di
ossidiana trovate nello strato bastano però a confer-

(') Rozze ascie a doppio tagliente furono date dalla sta-
zione litica di la Arenas, presso Quartu, e sono conservate
nella collezione Cara, ora del Museo di Cagliari.

PRESSO PAUIJLATINO 220

mare ciò che fu offerto dal nuraghe Palmavera, e da
altri: che cioè gli strumenti di pietra furono usati
per lungo tempo da chi viveva nei nuraghi, accanto
a strumenti in bronzo e forse anche in ferro.

Tutto questo strato del recinto aveva larghe prove
che vi si era a lungo vissuto. Altri elementi non
meno chiari furono offerti dal pozzo, che venne sco-
perto accanto alla porta d'ingresso della cella prin-
cipale.

Il pozzo non era completamente interrato, ma per
quasi quattro metri la tromba rimaneva libera e
vuota di terra, perchè era stata chiusa la bocca dai
massi crollati dall'alto. Il riempimento del pozzo era
formato in gran parte da un finissimo terriccio e da
materiale frammentario, caduto o gettatovi durante
la vita dell'edificio antico. Infatti appena dopo un
metro di terriccio si cominciarono a trovare in grande
quantità le stoviglie nuragiche di forme diverse, per
lo più di vasi di uso domestico, caduti mentre si
attingeva l'acqua o gettati.

La maggior parte delle stoviglie era di argilla
abbastanza depurata e di una cottura intensa, la su-
perficie per lo più levigatissima ; le forme accurate e
le curve armoniche fanno supporre l'uso di una ruota
rudimentale.

Tra i numerosissimi frammenti di vasi vennero in
luce anche taluni intieri, i quali come ci illuminano
sui tipi della ceramica nuragica, ci permettono di ri-
costruire le forme della maggior parte dei frammenti
recuperati.

Le unite fotografie ci permettono una più rapida
descrizione.

A circa un metro dalla bocca, si ebbe una bella
brocca frammentata ma ricomponibile (tìgg. 27, 5;
28, 1), in argilla grigiastra, dal ventre sferoidale pi-
riforme, con bocca ristretta e becco abbastanza svi-
luppato. La lunga e robusta ansa che dal centro del
ventre va alla bocca, è sormontata da un cornetto,
ed è forata lungo l'asse da un canaletto che tutto
quanto l'attraversa, dal ventre del vaso all'alto del
cornetto. Questo canaletto serviva molto facilmente
per aspirare l'acqua del recipiente senza afferrarlo
e correre rischio di spezzarlo e rovinare così un
vaso di difficile fattura e che è certo fra i più
belli ed eleganti vasi della serie nuragica che noi
possediamo. La forma della brocca fu già data da
 
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