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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 20.1910

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Taramelli, Antonio: Il Nuraghe Lugherras: presso Paulilatino
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231

IL NURAGHI-: LUGHERRAS PRESSO PAUULATINO

282

pani di rame con segni dell'alfabeto egeo prefenicio
trovati a Serra Ilixi. Perciò, senza togliere valore
alle conclusioni del Siret per la penisola iberica, io
non saprei vedere la efficacia di un elemento fenicio
in Sardegna contemporaneo ed anteriore alla civiltà
micenea, e debbo per ora limitarmi a tale constata-
zione; per questo lato il responso dello strato primi-
tivo del nuraghe Lugherras, si mantiene negativo.
Esso ci rivela una civiltà svolta compiutamente e fi-
nita prima ed indipendentemente dall'elemento fe-
nicio. La precisa affermazione di Tucidide (VI, 2, 1)
che i Fenici occupavano le località più importanti
intorno alle coste della Sicilia in età anteriore alla
fondazione di Naxos, di Siracusa (734 a. C.) e di Gela
{689 circa a. C), per quanto sinora non possa dirsi
confermata da materiali forniti dagli scavi, ha pur
tuttavia il più grande valore, che sono ben lungi dal
disconoscere ('), anche se inclino a ritenere che alle fat-
torie fenicie abbiano preceduto degli approdi di gente
dell'Egeo e forse precisamente di Creta, diftbnditrici
dei materiali micenei trovati in Sicilia. Che anzi la
notizia raccolta da Tucidide può avere valore, indi-
rettamente, anche riguardo la Sardegna ; poiché se in
base alla testimonianza di lui ammettiamo la esi-
stenza di fattorie e di scali fenici tutto attorno alle
coste di Sicilia in età anteriore al secolo Vili, con
maggiore fiducia potremo accogliere quelle notizie e
quelle supposizioni che facciano rimontare a quel pe-
riodo le prime sedi fenicie sulle coste sarde.

I sicuri recessi del golfo di Cagliari, di quelli di
Palmas, di Oristano, di Porto Conte, opportuni come
punti di approdo e di riparo alle navi, avrebbero
servito come tappa, sosta e rifugio nella navigazione
verso le spiaggie della penisola iberica ed avrebbero
anche avuto dei depositi costieri fortificati, degli
scali, embrione delle città avvenire. Sino a questo
punto, però, le scoperte archeologiche si mantengono
mute a tale riguardo; anche se le spiaggie sarde
videro le vele fenicie e le loro fattorie anteriormente
al secolo IX, le traccie di esse sfuggono e non si scor-
gono, e tanto meno appariscono quelle di una pene-
trazione nell' interno del paese, tra le genti nuragiche.

(') Pais, Per la storia di Gela (a proposito degli scavi
di Paolo Orsi) in Studi storici por l'antichità classica I (1908)
p. 562 scg.

11 nuraghe Lugherras ci dice che sulle rovine di
un edificio che fu il centro della vita di una famiglia
sarda preistorica si fonda un modesto sacello cam-
pestre punico, se non pure di gente del luogo, influen-
zata dall'azione della civiltà punica; le più antiche
offerte, con la terracotta arcaica data a fig. 10, 2, ci
conducono a tipi formatisi nel sec. VII a. C, ma che
forse pervennero assai più tardi nel santuario di
Paulilatino.

La gran massa delle offerte comprende tipi di
ceramica del V-IV secolo, che si cristallizzarono
nella coroplastica locale; ripetendosi per tutto il pe-
riodo punico e via via per tutta l'età romana. Prima
del VI sec, adunque, si svolge tutta la vita della
famiglia indigena, vita che fu certo molto lunga;
per quanto possa essere pericoloso fare un calcolo
cronologico in base all'arcaicità dei tipi degli uten-
sili litici, degli oggetti ceramici paralleli a quelli
della civiltà minoica e del secondo periodo siculo,
come delle analogie tectoniche con la struttura me-
galitica di editici tirintii-mieenei, certo si è che
anche i prudenti e circospetti calcoli permettono di
supporre la successione di un lungo ordine di se-
coli (]).

E molti ne devono essere passati dalla fondazione
del primo torrione nuragico, isolato dapprima, sul

(') Il prof- Ettore Pais ha confermato recentemente (La
formula provinciae della Sardegna nel I secolo dell'impero,
secondo Plinio in Ricerche storiche e geografiche sull'Italia
antica, Torino 1908, p. 580, nota) cfr. Sulla civiltà dei nu
vaghi e sullo sviluppo sociologico della Sardegna (Rend.
Line. 1909, 17 gemi.) le sue vedute sui nuraghi già espresse
nel Bullettino Arch. Sardo del 1884 p. 155, vedute che tro-
vano la loro conferma nei fatti raccolti nella presente indagine.
Egli pensa che « i nuraghi non furono altra cosa che case
ed in molti casi fortezze, circondati da cinte e prohabilmente
da capanne.

Ma egli pensa anche che quelli che " studiano i più ve-
tusti monumenti della Sardegna alla luce delle recenti scoperte
della civiltà micenea e cretese abbiano attribuito un antichità
eccessiva a questi monumenti che, ove anche rientrassero in
parte nella cerchia di tale civiltà, perdurarono sino a tarda
età ». I dati forniti dal nuraghe Lugherras sono, a mio giu-
dizio, tali da provare l'antichità del monumento e dello strato
originario. Se l'indagine dell'edificio nella sua struttura mostra
un successivo sviluppo delle varie parti del fabbricato che
richiese un lasso di tempo non breve, il materiale archeologico
ha carattere assolutamente eneolitico con affinità a quelli
degli orizzonti iberici, siculi ed egei, d'altro lato abbiamo la
prova che almeno per questo nuraghe la evoluzione dell'edificio
ed i materiali archeologici da esso forniti sono anteriori ai
più antichi depositi del tempietto punico-romano.
 
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