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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 20.1910

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Mosso, Angelo: La necropoli neolitica di Molfetta
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https://doi.org/10.11588/diglit.9319#0167

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LA NECROPOLI NEOLITICA DI MOLFETTA

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varie parti d'Italia furono così remote e talmente in-
time che non hanno più ragione di sussistere le vec-
chie distinzioni di Siculi o Sicani, per citare due
nomi. Non conosciamo quali caratteri possano attri-
buirsi a queste popolazioni, nè tanto meno siamo
in grado di tracciare la via delle loro peregrinazioni.
Per l'Italia il promontorio del Gargano appare la via
probabile che seguì la diffusione della civiltà neolitica
venuta dall'Oriente.

Come succede nella colonizzazione dell'America,
dove sul principio vennero occupate regioni distanti
l'una dall'altra, lasciando fra esse vaste estensioni di
terreno dove gli Indiani continuarono a vivere tran-
quilli, così successe nei tempi neolitici, minoici e
micenei pei punti d'approdo e le fattorie nel Medi-
terraneo. Furtwàngler dimostrò che la civiltà micenea
non lasciò alcuna traccia in Olimpia. La stessa cosa
si ripete in Italia, dove l'influenza neolitica, minoica
e micenea si limita a poche regioni.

La ceramica neolitica, primitiva nello stile di Mol-
fetta, la quale trovasi in Liguria, manca nei dintorni
di Palermo ed è scarsa nella Sicilia. L'essere più
abbondante questa ceramica nell'Italia centrale viene
in favore dell'ipotesi che il moto si propagò verso la
Sicilia e non dalla Sicilia verso l'Italia centrale. Su
tale grave problema chiamerò ancora l'attenzione del
lettore nell'ultimo capitolo.

§ 9-

Coppe rosse liscie lucenti di argilla mollo fine.

Meritano di essere ammirate per la finezza del-
l'argilla e la brunitura che rende splendente la su-
perficie, certe coppe che hanno il diametro di circa
in. 0,16 collo spessore vario da m. 0,005 a 0,008,
di forma semisferica, col bordo tondo. Di tale ceramica
lucida se ne trovò pure a Campeggine ed in Sicilia.
Era una ceramica di lusso che facevasi senza altra
decorazione tranne la brunitura.

Per il suo aspetto, tali coppe rassomigliano nel
colore e nella figura ai vasi di Arezzo, solo che non
sono decorate.

La pasta è omogenea, mescolata a grani di sabbia
fine. Siccome la superficie liscia guardata sotto il
microscopio non contiene questi granuli, bisogna am-
mettere che vi sia una ingubbiatura. Tale strato di
Monumenti Antichi — Voi.. XX.

argilla senza sabbia è sottilissimo e non bene visibile
in una sezione. Specialmente nella superficie interna
appare evidente l'ingubbiatura fatta da uno straterello
di un rosso più cupo che si stacca sfaldandosi e sotto
appare l'argilla più chiara coi granuli sabbiosi.

Si era creduto che tale lustro si ottenesse con
qualche resina, ma già osservò il Colini che il lucido
non scompare per mezzo del calore. Provai a scaldare
sulla lampada a gas uno di questi frammenti stra-
lucidi ed esso si mantenne tale anche quando fu por-
tato ad una temperatura altissima. Si deve dunque
conchiudere che si otteneva la brunitura per mezzo
della stecca e che fatto il vaso dopo una prima cot-
tura, per renderlo resistente, si passava sopra uno strato
di argilla rossa finissima che lisciavasi prima che fosse
completamente essicata e dopo si cuoceva nuovamente
il vaso. In alcune parti osservasi che l'azione del fuoco
rese leggermente giallognola l'argilla, la quale in
altre parti è più rossa.

Anche qui abbiamo un altro esempio del modo
come variava il gusto. In Sicilia nel periodo neolitico
manca questa ceramica ; appare invece abbondante nel
secondo periodo. I vasi di Pantalica ed in special
modo alcune piccole coppe in forma di piattini sono
identici a quelli che trovammo a Molfetta.

§ io.

Tecnica della ceramica. Argilla e cottura.

La ceramica neolitica di Molfetta malgrado tutte
le sue varietà presenta caratteri speciali che la fanno
distinguere da quella di altre regioni. Mi limito a
fare un raffronto colla ceramica della stessa età che
trovai dentro il villaggio neolitico di liipoli nella
Valle delia Vibrata. Lo stabilire queste differenze ti-
pologiche fra stazioni vicine sembrami sia un argo-
mento degno di attenzione

I figlili di Molfetta e delle stazioni circostanti
avevano la passione decorativa in sommo grado: e
quasi tutti i loro vasi grandi e piccoli, fini e gros-
solani sono incisi colla stecca o cogli stampi : e tutta
la superficie nè ò coperta, i manici ed anche i fondi
sono fregiati con intagli, e sono meno comuni i vasi
lisci, specialmente quelli fini. Nel villaggio neolitico
di Ripoli nella Valle della Vibrata sono invece ra-
rissimi i vasi decorati con jucisioni. Quivi le grandi

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