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339

LA NECROPOLI NEOLITICA DI MOLFETTA

340

una però erauvi delle striatine che dimostravano
come realmente aveva servito ad un uso pratico,
dando colpi forti contro oggetti duri.

L'esame delle armi di calcare è un argomento
degno di studio per la sua novità.

In una regione dove mancava la selce non fa ma-
raviglia se i suoi abitanti, per ragione economica, si
servirono delle pietre calcaree. Sceglievano a tale
scopo i calcari selciosi che sono più duri del marmo.
Trovammo due punte di lancia in forma di mandorle
(fig. 73 A), una lunga 75 mm., e l'altra di poco più
corta, bene arrotate sulle parti laterali che possono aver
servito anche come punta di pugnale. Esse hanno lo
spessore di 7 mm., colla punta aguzza ed i margini
taglienti. Fregandola contro un pezzo di marmo vi
fa un solco senza che venga intaccata menomamente.
Essa è ricoperta nella faccia opposta a quella foto-
grafata, da una incrostazione calcarea di color nero,
spessa più di mezzo centimetro.

§ 4.

Strumenti agricoli fatti con pezzi di calcare.

Gli oggetti dell'età neolitica che abbiano servito
come zappe o vomeri di aratro sono rari nelle colle-
zioni, onde si credeva che adoperassero zappe e aratri
di legno, come vedesi ancora attualmente in molti
luoghi, anche nei paesi civili. Gli scavi fatti nel fondo
Spadavecchia ne misero in luce un numero conside-
revole che ora descriverò. Mayer aveva riconosciuto
tali strumenti di calcare e ne parla a p. 39, ma in
modo che prova come egli non vi abbia data molta
importanza, probabilmente perchè non gli capitarono
alle mani pezzi ugualmente belli quanto i miei.

Di queste pietre ne trovai in altri luoghi intorno
al Pulo e dentro la necropoli e nelle stazioni lontane
come a Monteverde presso Terlizzi.

Colla fig. 75 A B presento due di queste zappe e
non resta escluso il dubbio che siano grosse ascie.
Quella segnata A è lunga m. 0,20, larga m. 0,095.
Spessa m. 0,02, in alto dove è più grossa. È as-
sottigliata sui margini; è tirata bene in punta, non
presenta scheggie e fu probabilmente ridotta con una
mola.

La fig. B sembra piuttosto una accetta ed è lunga
m. 0,017 (')•

Questi strumenti di calcare abbondano nelle sta-
zioni di Molfetta e ne trovai parecchi infranti. La
maggior parte saranno scomparsi perchè i fornaciai
che hanno i forni attorno al Pulo raccolgono tutte le
pietre che servono per farne calce. Conosciamo del resto
anche oltre le Alpi delle zappe fatte di pietra (2),
ed è probabile che se ora i paletnologi faranno più
attenzione negli scavi, che diventi più grande il nu-

A Fig. 75. B

mero di questi strumenti nelle collezioni dove ora sono
deficienti gli arnesi di pietra che servivano all'agri-
coltura.

§ 5.

Accette di giadeile e strumenti di osso.

Per brevità non descrivo gli strumenti di osso che
trovai in grande numero. Sono punteruoli aguzzi,
alcuni dei quali conservano ancora la forma del pe-
rone ; altri sono semplici ossa lunghe, spaccate e rotte
in punta. Vennero in luce aghi di osso bene lavorati,
lunghi 7 od 8 cm., sottili, colla punta bene conser-

(') HiSrnes crede che il grande numero delle ascie trovato
a Butmir non servisse solo come arma ma anche per fare dei
solchi nei campi; forse anche quesie sono punte di vomere per
gli aratri.

(a) Ranke, L'uomo, pp. 518, 520.
 
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