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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 20.1910

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Mosso, Angelo: La necropoli neolitica di Molfetta
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https://doi.org/10.11588/diglit.9319#0183

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LA NECROPOLI NEOLITICA DI MOLFETTA

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che più nei vasi delle miniere di Montetabnto dove
i motivi dei disegni disseminati e sparsi nella cera-
mica colorata che ho descritto, assorgono ad una de-
corazione organica che ci meraviglia per la sua bel-
lezza.

Sarei inclinato ad ammettere che abbiamo due
centri nel Meditarraneo dai quali si diffusero i mo-
delli per la ceramica colorata di Molfetta. L'uno che
diede una ceramica simile alla neolitica di Creta, e
l'altro che diede la ceramica simile a quella della
Tessaglia scoperta dallo Tsoimtas a Dimini e Sesklo.
L'apparire improvviso a Molfetta, Matera e presso il
capo di Letica di una ceramica tanto evoluta, cioè la
mancanza degli stadi precedenti e più semplici di tale
decorazione con spirali e triangoli, è un argomento
per ammettere che tale ceramica sia esotica.

La cronologia fece con questi scavi di Molfetta
e colla stazione di Coppa Nevigata un passo notevole ;
la cosa è tanto più importante perchè sino ad ora
mancano i documenti per fissare qualche data nelle
stazioni neolitiche oltre le Alpi. Quanto abbiamo stu-
diato in questa Memoria è di secoli, e forse di mil-
lenni, anteriore ai monumenti neolitici che troviamo
nell'Europa del nord. Eccettuato l'Egitto e Creta, man-
chiamo di una base per la cronologia neolitica ; dopo
le scoperte fatte in Sicilia ed in qualche rara sta-
zione neolitica del continente, va rischiarandosi la
cronologia dell'età neolitica in Italia. Analizzando un
periodo di civiltà che abbia caratteri propri come quello
di Pantalica del 2° periodo in Sicilia, restiamo sor-
presi dell'estrema durata, che certo abbraccia parec-
chi secoli, se pure non si estende ad un millennio. È
ragionevole supporre che a Molfetta abbiamo trovato
solo una piccola parte delle tombe neolitiche, e che il
maggior numero fu distrutto dai lavori agricoli, es-
sendo le tombe superficiali. Dove fu scavata la roc-
cia per fare le celle funebri, come a Pantalica, seb-
bene ciascuna fosse occupata da una famiglia, il prof.
Orsi ne contò cinquemila.

Per orientarci nel campo oscuro della cronologia;
dobbiamo uscire dall'Italia, e cercare, cogli idoli fem-
minili come quello da me scoperto a Caldare ('), un

(') Sono lieto di annunciare che nel villaggio neolitico di
Ripoli nella Valle della Vibrata trovai due altri idoli femmi-
nili identici a quelli dell'Egeo.

M onumbnti Antichi — Vol. XX.

punto di contatto con altre regioni del Mediterraneo.
Le statuette steatopige che si trovarono in Tessaglia
e nella Bosnia, e anche le figure votive sono iden-
tiche: fatte con la medesima argilla cruda e colorite
nello stesso modo di quelle che trovaronsi nell'Egitto
e a Creta. Nello stato odierno delle nostre conoscenze,
dobbiamo dare pei raffronti cronologici una grande
importanza non solo alla decorazione della ceramica
primitiva di Molfetta, che presentasi con una esten-
sione vastissima: ma anche ai frammenti colorati si-
mili a quelli di Phsestos e Cnossos che sono anteriori
al primo periodo minoico secondo la classificazione
di A. Evans.

A questi argomenti dobbiamo aggiungere le coppe
di forma egiziana che trovatisi a Molfetta ed in Si-
cilia, le quali sono simili a quelle che segnano la
fine del neolitico a Creta e corrispondono alle prime
dinastie egiziane ; e finalmente i vasi decorati con di-
segni uguali a quelli della Tessaglia, di poco anteriori
alla civiltà micenea. Per quanto sia pericoloso espri-
mersi con dei numeri, credo possa conchiudersi per
l'analogia con gli scavi di Cnossos e Festo, che in
Italia la durata dell'età neolitica non sia inferiore a
tre mila anni. Più difficile è il dire quando è cessata
e cominci l'epoca del rame. Anche qui dobbiamo ri-
volgerci a Creta ed ammettere all'ingrosso che siano
oltre 2000 anni avanti l'èra.

§ 3.

Gli Italici primitivi.

Le origini della popolazione italiana sono talmente
lontane dai tempi storici che non possiamo tener conto
delle notizie che ci tramandarono gli scrittori come
era successo in Grecia che Erodoto e Tucidide poco
ricordano l'antica civiltà cretese: il silenzio è anche
più completo per l'Italia primitiva cui è mancata l'at-
tività politica e commerciale. Non possiamo perciò
dare alcun valore all'osservazione di Plinio che fa
giungere i Siculi fino agli Abruzzi (') per ammettere
che nell'età neolitica le emigrazioni che portarono la
civiltà siano venute dalla Sicilia; che anzi pare sia
successa la propagazione della civiltà in direzione
contraria, cioè dall'Italia centrale verso il mezzo-

(') Bist. nat., Ili, cap. 19.

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