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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 20.1910

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Ducati, Pericle: Le pietre funerarie felsinee
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https://doi.org/10.11588/diglit.9319#0261

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491

LE PIETRE FUNERARIE FELSINEE

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carattere, adorne o di una singola figura o di una
palmetta. E, se negli esemplari grandiosi ricono-
sciamo le pietre funerarie di ricchi od agiati defunti,
in questi esemplari meschini e di rozza espressione
artistica dovremmo vedere segnali di sepolcri di po-
veri.

Questa netta divisione, tra stele di grande formato
e stele di formato minuscolo, non scorgiamo negli
esemplari più antichi, che hanno quasi sempre pro-
porzioni di media grandezza.

Sarei pertanto incline a riconoscere nelle stele più
arcaiche i segni dei sepolcri delle sottili schiere ci-
vilizzatrici degli Etruschi, dei coloni non ancora di-
venuti un popolo solo col potente strato etnico italico,
dei coloni presso cui doveva essere uguale la distri-
buzione delle ricchezze. Nelle stele seriori invece do-
vremmo riconoscere i segni dei defunti Etruschi for-
manti un popolo vero, il popolo di Pelsina, con la
necessaria disparità economica, cioè i segni dei de-
funti ricchi e dei defunti poveri. Certo, il Vele
Caicna della stele n. 10 doveva avere durante la sua
vita una posizione economica, e conseguentemente ci-
vile, ben maggiore di quella del defunto rappresentato,
per esempio, nella piccola stele Arnoaldi n. 51.

Frequente nella massima espansione delle stele
felsinee è la rappresentanza, non più ristretta ad un
solo lato, ma allargata ad ambedue. Tale carattere,
proprio delle nostre stele, e che nella civiltà greca
trova analogia solamente, a mia conoscenza, con la
stele di Dorylaion, noi abbiamo già visto essere pro-
prio di alcuni esemplari che portano determinati con-
trassegni di arcaismo, cioè dei nn. 82, 130, 131, 181
e 187.

Anche in alcuni di questi primi esempi (nn. 130,
181 e 187) si può osservare ciò che poi diventa una ca-
ratteristica di questa duplice ornamentazione: spesso
ad un lato adorno a due o a più zone corrisponde un
lato adorno ad una o a due zone. Tale caratteristica
appare poi quasi costante, quando cioè le varie for-
mule decorative si sono già compiutamente fissate (').

Nella serie delle stele felsinee si può seguire lo
sviluppo di un altro particolare. Dapprima le pietre

(') Non si può dire quale fosse la corrispondenza fra i due
lati scolpiti nelle stele cui originariamente appartenevano i fram-
menti nn. 45, 70, 100.

sono di ristretto spessore, ed in questo concordano
con le stele villanoviane e con quelle dell'Etruria
centrale; indi, a poco a poco, lo spessore aumenta
sempre più, sino a tanto che nelle stele più tarde sì
grosso spessore procura al monumento stesso quasi
l'aspetto di cippo lateralmente spianato.

Ma questo spessore riceve in alcuni esemplari una
decorazione, dapprima vegetale, da ultimo anche figu-
rata. Così nelle stele non tanto recenti n. 13, n. 61,
vediamo lo spessore assai stretto, ma già adorno di
rami di edera. Pure ristretto è nelle stele n. 159 e
n. 182, che non presentano decisi i caratteri di piena
seriorità. Negli esemplari nn. 26, 91, 107, 169, si
ha sempre il ramo di edera sullo spessore già più
largo.

E larghissimo questo spessore è in monumenti di
carattere assai tardo, quali i nn. 11 e 47 (tralcio di
edera a grande fogliame), il n. 85 (tralcio di vite e
spirale ad onda), i nn. 12 e 43 (riquadri figurati).
Ed accanto a queste ultime stele, altre ne possiamo
mettere di uguale sagoma e di spessore larghissimo
sì, ma non scalpellato: cioè i nn. 173, 194 e 195.

Come forma di passaggio tra il cippo e questa
stele ci si appalesa la piccola pietra n. 171 (Certosa)
la quale, se si attacca ai' cippi sferici caduti in dis-
uso, per la base quadrangolare e con incisioni e pel
contorno, si collega pei lati spianati alle tarde stele
ora menzionate. La pietra n. 176 è pur qui da alle-
gare, ma essa presenta più viva la colleganza con le
tarde stele, pel fatto della minore grossezza dello
spessore e per la base che arieggia assai meno il
quadrato.

Non ci è noto, dopo la metà del secolo IV, lo
sviluppo ulteriore delle stele felsinee; esse più non
appariscono nel periodo gallico-etrusco.

Nelle stesse ultime pietre sono chiari i segni di
un decadimento precursore di morte. Nel periodo
gallico-etrusco, in cui l'indebolito Etrusco soggiace alla
potente infiltrazione etnica dei Galli, ma a questi
comunica i metodi di meno rozza vita civile, sembra
dunque che scomparisca l'antico e pietoso costume di
contrassegnare le sepolture con pietre scalpellate a
ricca e varia decorazione.

Per quel che riguarda i segnali dei sepolcri, si
deve saltare dalle ultime tardive stele etnische del-
l'avanzatissimo secolo IV ai cippi, ai monumenti ro-
 
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