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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 20.1910

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Ducati, Pericle: Le pietre funerarie felsinee
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https://doi.org/10.11588/diglit.9319#0289

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547

palesi di seriorità nello sviluppo del tipo del mostro
sono dati dalle code che non più finiscono appuntate,
ma a piccole pinne, dalle proporzioni del corpo umano
perfettamente consone alle code pisciformi, dal con-
torno e dai tratti della testa grossa a capelli corti
e ricciuti, dal volto imberbe col profilo del tutto
eguale a quello dei personaggi rappresentati sulle
tarde stele felsinee. Nelle due mani il mostro tiene
due guizzanti delfini.

Schema eguale a quello noto a noi dalle figure di
Scilla ha questo mostro nella zona inferiore del n. 21;
il mostro infatti, posto di fronte, simmetricamente
solleva le code pisciformi e le mani le quali strin-
gono due pesci ; il volto, conservato a mala pena e
diretto a destra, era forse provvisto di barba.

11 mostro nelle stele nn. 21 e 86 ha natura es-
senzialmente marina; natura terrestre è invece al
mostro nelle stele nn. 130 e 188. Nei prodotti arti-
stici etruschi possiamo infatti osservare due tipi di
esseri mostruosi, assai simili tra di loro, ma di na-
tura diversa; uno di natura terrestre, l'altro di na-
tura marina. Il primo si allaccia al tipo ellenico
cosiddetto di Tifone, simbolo delle forze selvaggie
della natura, identificabile col tipo del gigante.

Come giustamente osservò il Furtwàngler ('), pos-
siamo scorgere un prototipo di tale mostro chtonio
nell'arte babilonese, su di uu monumento del Museo
Britannico risalente al sec. XII a. C. Il mostro a
triplice corpo, dell'Acropoli di Atene (2), è il più noto
esempio; ma assai più vicino agli esemplari etruschi
è il mostro anguipede su anfora calcidica in lotta
con Zeus (Furtwàngler e Reichhold, tav. 32) sì da
formare un prezioso gruppo precursore del rilievo per-
gameno. Allego anche la figura tifonica con triplice
corpo scagliante fiaccole in tazza a f. n. di Firenze
(Wiegand, Poros — Architektur, 76, fig. 84). Si ag-
giunga infine il mostro con quattro serpenti barbuti
che, visto di fronte, alza un sasso contro due guerrieri
nella zona superiore di un' idria vulcente (Micali,
Monumenti inediti, tav. 37, 2) (3).

H Oemmen, III, p. 203.

(2) Wiegand, Poros-Architektur, p. 73 e segg. ; Lechat,
La sculpture ottique avant Phirlias, p 16 e segg.

(3) Si cfr., su quest' idria, Diimniler, lìòmuche MiUci-
lungen, 1888, p. 175, n. 7.

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Nell'arte etnisca, ad indicare un gigante talora è
rappresentato un mostro chtonio su gemme, di stile se-
vero ('). E correlativamente si ha un'arcaica antefissa
da Capua (Glyptothèque Ny-Carl&berg, tav. 174, 3),
ove nello stesso schema la figura del mostro ha una
ampia barba, tutta incorniciante il volto.

Risalenti a questo tipo arcaico di gigante sono
le figure semi-serpentine, solite a rinvenirsi nelle
tarde urne etnische esibenti la rovina di Amfiarao,
siano giovanili (Brunn e Korte, Urne etnische, II,
tav. 24, 8, da Chiusi), siano barbute (ivi, II, tav. 25,
2, da Volterra). E lo stesso mostro chtonio ci è rap-
presentato dall' ispida figura su rilievo frontonale
romano dell'epoca repubblicana (Magazzino comunale
a Roma, Pais, Ancient Legends of Roman history,
p. 166) (»).

Possedendo questa figura tale carattere chtonio,
credo che a lei ben possa convenire anche un concetto
funerario, e che essa possa assumere il simbolo del
mondo infernale. Per questo la sua presenza mi par
giustificata nelle tarde tombe dell'Etruria, cioè nella
nota grotta cornetana del Tifone (3), e in una tomba di
Bomarzo (4). E come emblema di morte questa figura è
espressa nelle citate rappresentazioni di Amfiarao (5),
come simbolo del regno dei morti nelle urne col ratto
di Proserpina (es. Ioghi rami, Monumenti etruschi,
voi. I, tav. LUI).

Tale carattere funerario saremmo indotti ad attii
buire alle due figure sulle stele nn. 130 e 188. Nel
n. 188 il mostro, ergendosi dinanzi al defunto a ca-
vallo, sta a simboleggiare il luogo sotterraneo a cui
il defunto stesso è indirizzato.

Ma che significa la scena della stele De Luca
n. 130, in cui il mostro pare che sia l'oggetto del
colpo di spada di un guerriero ? In questa stele il

(') Furtwàngler, Gemmen. Ili, 240 ; tav. XVIII, 51-LXIII,
14-LXIV, 28.

(2) Il Pais identifica questo mostro con la figura rappresen-
tata su monete della gens Valeria.

(3) Monumenti dell' Instituto, II, tavv. 3-5; Dennis, I,
p. 327 e segg.

{*) Dennis, I, pp. 168-171.

(6) Sui sarcofagi romani, alla figura del Tifone sotto la
quadriga di Amfiarao è sostituita quella di Tellus, che appare
di mezzo busto (es. Robert, Die Antiken Sarkophagreliefs, II,
tav. LX).

I,B PIETRE FUNERARIE FELSINEE
 
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