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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 20.1910

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Ducati, Pericle: Le pietre funerarie felsinee
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https://doi.org/10.11588/diglit.9319#0290

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le pietre funerarie felsinee

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defunto infatti è già rappresentato a cavallo su di un
lato ; più adunque che una lotta che il defunto, come
guerriero, deve sostenere contro un mostro nella sua
dimora agli inferi, — cosa, a mio avviso, strana, se
non assurda, — è su questa stele rappresentata la lotta
desunta dallo scalpellatore etrusco da qualche modello
arcaico e posto qui solo perchè il mostro anguipede
poteva suscitare la idea del mondo sotterraneo.

La stele n. 130 è certamente, per la sua tecnica
e per il suo stile, fra le altre stele, una di quelle che
più serbano la impronta arcaica ; forse è una delle
meno recenti, come si è visto e si vedrà per altri con-
trassegni. L'autore suo si sarà, a mio avviso, inspi-
rato ad un modello arcaico, e viene infatti alla mente
la già citata idria di arte jonica, e forse di fabbrica
locale vulcente, edita in Micali, Monumenti inediti,
tav. 37, 2 ('). Ma forse anche l'artista avrà tratto la
ispirazione da una gemma etnisca di stile severo. In-
fatti, una già citata gemma di Copenhagen (Furtwan-
gler, Gemmen, tav. LXIV, 28) ci esibisce un gigante
mezzo serpente, tra Athena e Zeus; i tratti del suo
volto arcaico, dal grosso naso, dalle labbra sporgenti,
dalla barba e dall'assenza dei baffi, corrispondono ap-
pieno ai tratti del gigante nella stele De Luca, n. 130.
Verosimilmente una gemma consimile offriva la lotta
tra un dio armato ed un gigante di tale forma ; questo
schema avrà inspirato lo scalpellatore felsineo cbe
avrà tolto il sasso che il gigante doveva sollevare
minacciosamente, avrà impicciolito, per non assennata
previsione dello spazio, la figura del gigànte, avrà dato
la spada alla sinistra mano, il minuscolo scudo alla
destra del guerriero, peggiorando in tal modo l'accurato
prototipo.

Anche per l'essere marino sulle stele nn. 21 e 86
possiamo citare modelli artistici ellenici ; per esempio,
su di un ariballo corinzio di Rodi è effigiato un con-
simile mostro (Salzmann, Nécropole de Camiros,
tav. XXXI). Pure questo mostro doveva avere un si-
gnificato funerario, pari a quello della figura di Scilla,
meno raramente effigiata sulle nostre stele; ne è prova
l'essere consimile rappresentato nella tomba dei ri-
lievi a Cervetri (2), ove la natura marina chiara-

0) Da modello consimile discende la rappresentazione su
specchio etrusco (Gerhard, Spiegel, tav. XXX, 1).
(2) Dennis, I, p. 253; Martha, tav. II.

Monumenti Antichi — Vol. XX.

mente è espressa dal timone o remo che il mostro tiene
afferrato.

Mentre l'uomo-pesce nel n. 86 ha un atteggiamento
libero e movimentato, nel n. 21 ha assunto lo schema
prettamente simmetrico, quasi decorativo, di fronte.
È lo schema che ci appare usualmente applicato nelle
varie rappresentazioni di questo Tritone biforcuto del-
l'arte etnisca, sia su gemme, sia su bronzi, sia su
specchi.

Fig. 30. — Stele, n. 169, lato B.

E questa figura di Tritone biforcuto si mantiene,
come è noto, anche nell'arte romana, ove assume at-
teggiamenti vari.

La figura mostruosa di Scilla ci apparisce, o intera
o frammentata, sulle seguenti stele: nn. 12, 20, 30,
36, 42, 61, 93. 169.

La maggior parte di questi esemplari appartiene,
per vari indizii, ad epoca seriore. Anche le stele bo-
lognesi comprovano la relativamente tarda applica-
zione della figura di Scilla nell'arte sia greca che
etnisca. Il tipo di Scilla sulle pietre felsinee è quello

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