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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 20.1910

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Ducati, Pericle: Le pietre funerarie felsinee
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https://doi.org/10.11588/diglit.9319#0300

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569

LE PIETRE FUNERARIE FELSINEE

570

Incerto, come di sopra ho detto, può sembrare
il sesso delle figure esibite dai nn. 51, 96, 196;
tutti e tre tardi esemplari. Nei due primi numeri sarei
incline a vedere una figura femminile; nel terzo un
uomo. Nel n. 51 la figura tiene un arboscello della
stessa natura dell'arbusto del n. 117; nel n. 96
(fig. 41) la figura avvicina un nappo alla bocca.

Oltre all'azione di offerta funeraria, deprecatoria,
di un frutto o di un fiore, offerta comune a figure di

ciola ('), sono espressi anche in scene che necessaria-
mente sono pensate come avvenute negli Inferi, cioè
nelle pitture della tomba dell'Orco (2) e di quella
orvietana Golini (3).

Nel mondo sotterraneo crescono adunque arbusti:
ed arbusti infernali crederei di dover riconoscere in
quelli espressi sulle nostre stele (4). Nel luogo non già
di pena, ma di riposo per le anime dei buoni, è ovvio
pensare all'esistenza dell' allegro verdeggiare degli

Fig. 40.

Stele, n. 75.

defunti su monumenti greci ed etruschi ('), scorgiamo
che due sono le azioni caratteristiche espresse su que-
ste stele con la singola figura del defunto: l'azione
di afferrare un ramoscello, che è di edera negli esem-
plari più antichi (nn. 118 e 174), forse di mirto nei
più tardi (nn. 51, 74, 117, 126 e forse 24), l'azione
di bere in un nappo (nu. 23, 78, 96 e forse 115).

Gli arboscelli, forse di mirto, che hanno il me-
desimo aspetto degli arboscelli di monumenti anteriori,
quali le pitture cornetane delle Bighe, dei Vasi di-
pinti, del Barone, del Triclinio, del Citaredo, Quer-

(M Esempio etrusco, la statua-cinerario chiusimi, ora a Pa-
lermo (Micali, Monumenti inediti, tav. XXVI, 1. = Martha,
fig. 232). Esempio greco è la stele di Polixenaia da Larisa
(Brunn-liruckmann, Denkmàler, tav. 233, a). L'offerta è per lo
più una melagrana.

alberi e dei prati, quali nei celebri versi virgiliani:

........locos laetos, et amoena vireta

fortunatorum nemorum, sedesque beatas.
Largior hic campos aether et lumine vestit
purpureo ; solemque suum, sua sidera norunt.

(Eneide, VI, tv. 638-641).

(*) Esempio, nell'arte jonica, di tale arboscello, è nella
zona superiore di una lamina di tripode {American Journal of
Archàology, 1908, tav. X).

(a) Monumenti dell'Instituto, IX, t. 15.
(3) Accanto alle carni del convito infernale (Conestabile,
op. cit, tav. IV = Martha, fig. 2G6).
(*) Si cfr. Stazio, Selve, II, 1, 203 :
Ipse manu gaudens vehit et, quae munera mollis
Elysii, steriles ramos mutasque volucres
porxit et obtuso pallentes germine flores.
Cosi l'olmo del vestibolo dell'Averno virgiliano [Eneide, VI,
282) potrebbe essere anche una reminiscenza etrusca. Si veda
l'albero con le minuscole figure alate nella pittura della tomba
dell'Orco.
 
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