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LE PIETRE FUNERARIE FELSINEE
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Incerto, come di sopra ho detto, può sembrare
il sesso delle figure esibite dai nn. 51, 96, 196;
tutti e tre tardi esemplari. Nei due primi numeri sarei
incline a vedere una figura femminile; nel terzo un
uomo. Nel n. 51 la figura tiene un arboscello della
stessa natura dell'arbusto del n. 117; nel n. 96
(fig. 41) la figura avvicina un nappo alla bocca.
Oltre all'azione di offerta funeraria, deprecatoria,
di un frutto o di un fiore, offerta comune a figure di
ciola ('), sono espressi anche in scene che necessaria-
mente sono pensate come avvenute negli Inferi, cioè
nelle pitture della tomba dell'Orco (2) e di quella
orvietana Golini (3).
Nel mondo sotterraneo crescono adunque arbusti:
ed arbusti infernali crederei di dover riconoscere in
quelli espressi sulle nostre stele (4). Nel luogo non già
di pena, ma di riposo per le anime dei buoni, è ovvio
pensare all'esistenza dell' allegro verdeggiare degli
Fig. 40.
Stele, n. 75.
defunti su monumenti greci ed etruschi ('), scorgiamo
che due sono le azioni caratteristiche espresse su que-
ste stele con la singola figura del defunto: l'azione
di afferrare un ramoscello, che è di edera negli esem-
plari più antichi (nn. 118 e 174), forse di mirto nei
più tardi (nn. 51, 74, 117, 126 e forse 24), l'azione
di bere in un nappo (nu. 23, 78, 96 e forse 115).
Gli arboscelli, forse di mirto, che hanno il me-
desimo aspetto degli arboscelli di monumenti anteriori,
quali le pitture cornetane delle Bighe, dei Vasi di-
pinti, del Barone, del Triclinio, del Citaredo, Quer-
(M Esempio etrusco, la statua-cinerario chiusimi, ora a Pa-
lermo (Micali, Monumenti inediti, tav. XXVI, 1. = Martha,
fig. 232). Esempio greco è la stele di Polixenaia da Larisa
(Brunn-liruckmann, Denkmàler, tav. 233, a). L'offerta è per lo
più una melagrana.
alberi e dei prati, quali nei celebri versi virgiliani:
........locos laetos, et amoena vireta
fortunatorum nemorum, sedesque beatas.
Largior hic campos aether et lumine vestit
purpureo ; solemque suum, sua sidera norunt.
(Eneide, VI, tv. 638-641).
(*) Esempio, nell'arte jonica, di tale arboscello, è nella
zona superiore di una lamina di tripode {American Journal of
Archàology, 1908, tav. X).
(a) Monumenti dell'Instituto, IX, t. 15.
(3) Accanto alle carni del convito infernale (Conestabile,
op. cit, tav. IV = Martha, fig. 2G6).
(*) Si cfr. Stazio, Selve, II, 1, 203 :
Ipse manu gaudens vehit et, quae munera mollis
Elysii, steriles ramos mutasque volucres
porxit et obtuso pallentes germine flores.
Cosi l'olmo del vestibolo dell'Averno virgiliano [Eneide, VI,
282) potrebbe essere anche una reminiscenza etrusca. Si veda
l'albero con le minuscole figure alate nella pittura della tomba
dell'Orco.
LE PIETRE FUNERARIE FELSINEE
570
Incerto, come di sopra ho detto, può sembrare
il sesso delle figure esibite dai nn. 51, 96, 196;
tutti e tre tardi esemplari. Nei due primi numeri sarei
incline a vedere una figura femminile; nel terzo un
uomo. Nel n. 51 la figura tiene un arboscello della
stessa natura dell'arbusto del n. 117; nel n. 96
(fig. 41) la figura avvicina un nappo alla bocca.
Oltre all'azione di offerta funeraria, deprecatoria,
di un frutto o di un fiore, offerta comune a figure di
ciola ('), sono espressi anche in scene che necessaria-
mente sono pensate come avvenute negli Inferi, cioè
nelle pitture della tomba dell'Orco (2) e di quella
orvietana Golini (3).
Nel mondo sotterraneo crescono adunque arbusti:
ed arbusti infernali crederei di dover riconoscere in
quelli espressi sulle nostre stele (4). Nel luogo non già
di pena, ma di riposo per le anime dei buoni, è ovvio
pensare all'esistenza dell' allegro verdeggiare degli
Fig. 40.
Stele, n. 75.
defunti su monumenti greci ed etruschi ('), scorgiamo
che due sono le azioni caratteristiche espresse su que-
ste stele con la singola figura del defunto: l'azione
di afferrare un ramoscello, che è di edera negli esem-
plari più antichi (nn. 118 e 174), forse di mirto nei
più tardi (nn. 51, 74, 117, 126 e forse 24), l'azione
di bere in un nappo (nu. 23, 78, 96 e forse 115).
Gli arboscelli, forse di mirto, che hanno il me-
desimo aspetto degli arboscelli di monumenti anteriori,
quali le pitture cornetane delle Bighe, dei Vasi di-
pinti, del Barone, del Triclinio, del Citaredo, Quer-
(M Esempio etrusco, la statua-cinerario chiusimi, ora a Pa-
lermo (Micali, Monumenti inediti, tav. XXVI, 1. = Martha,
fig. 232). Esempio greco è la stele di Polixenaia da Larisa
(Brunn-liruckmann, Denkmàler, tav. 233, a). L'offerta è per lo
più una melagrana.
alberi e dei prati, quali nei celebri versi virgiliani:
........locos laetos, et amoena vireta
fortunatorum nemorum, sedesque beatas.
Largior hic campos aether et lumine vestit
purpureo ; solemque suum, sua sidera norunt.
(Eneide, VI, tv. 638-641).
(*) Esempio, nell'arte jonica, di tale arboscello, è nella
zona superiore di una lamina di tripode {American Journal of
Archàology, 1908, tav. X).
(a) Monumenti dell'Instituto, IX, t. 15.
(3) Accanto alle carni del convito infernale (Conestabile,
op. cit, tav. IV = Martha, fig. 2G6).
(*) Si cfr. Stazio, Selve, II, 1, 203 :
Ipse manu gaudens vehit et, quae munera mollis
Elysii, steriles ramos mutasque volucres
porxit et obtuso pallentes germine flores.
Cosi l'olmo del vestibolo dell'Averno virgiliano [Eneide, VI,
282) potrebbe essere anche una reminiscenza etrusca. Si veda
l'albero con le minuscole figure alate nella pittura della tomba
dell'Orco.