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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 20.1910

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Ducati, Pericle: Le pietre funerarie felsinee
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https://doi.org/10.11588/diglit.9319#0311

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591

LE PIETRE FUNERARIE FELSINEE

592

Nelle stele felsinee le due varianti esibite dalla
stele n. 82 e dalla pietra Zannoni si mantengono, è
vero, ma non così limpidamente e nettamente sepa-
rate tra di loro ; l'una assume caratteri dell'altra.

Predomina, come si è visto, l'attributo delle ali
dato ai cavalli ; ma questi cavalli, forniti di detto at-
tributo simboleggiante la velocità della loro corsa,
non adoperano talora queste ali per la corsa stessa
e procedono a solenni, lenti passi, trattenuti salda-
mente dall'auriga. Sotto tale aspetto ci appare la triga
già in stele tutt'altro che recenti, quali il n. 2, il
n. 13, il n. 170, e poi o la biga o la triga o la qua-
driga, in stele seriori quali il n. 10, il n. 44, il n. 159,
il n. 160 e nelle recentissime come il n. 12 ed il
n. 194.

D'altro lato talora, ma assai più raramente, ca-
valli privi di ali sono effigiati o in corsa (n. 77) o
al trotto (n. 164). In quest'ultima stele (tav. II, b)
precede correndo il dèmone; anzi questo dèmone,
quando è espresso, non è sempre fermo, quale ci appa-
risce nella pietra Zannoni o nella stele n. 13, ma è in
movimento affrettato sì da uniformare il proprio passo
a quello dei cavalli.

La fusione pertanto delle due varianti dello stesso
schema è una cosa che avviene presto, contribuendo a
dare alle rappresentazioni, che sono poi diverse tra
di loro per alcuni particolari, una impronta veramente
locale, etnisca.

Questa impronta, questo colorito etrusco, che già
abbiamo visto essere visibile nella pietra Zannoni e
non nella stele n. 82, pur essendo quella anteriore a
questa, ci si appalesa anche nell' uso non raro della
triga in luogo della biga e della quadriga.

L'uso della triga, come più volte accentua lo
Studniczka nel suo lavoro sul carro nella regione sirio-
fenicia ('), è da ascriversi principalmente alla Assiria,
chè al IX secolo risale la triga in corsa nel rilievo
di Assurbanipal (Jahrbuch des Instituts, 1907, p. 155).
Dall' Assiria questo uso si deve essere esteso nel bacino
orientale del Mediterraneo. Il carro col cavallo na-
QrjoQog appare infatti nella poesia omerica (2), e pre-

(') Jahrbuch des Instituts, 1907, pp. 147-196.

(a) Iliade, Vili, vv. 80-88; XVI, vv. 152, 467-475; Helbig,
L'épopée homérique, p. 128 e seg. ; Reichel, Homerische
Waffen*, p. 141 e seguenti.

cisamente un frammento di vaso del Dipylon (Pottier,
Vases anliques du Louvre, t. 20, A, 541), che, per
la sua vetustà, costituisce una testimonianza preziosa,
esibisce un attacco di tre cavalli ad un carro ('). Il
metodo adunque di attaccare tre cavalli al cocchio può
essere stato acquisito agli Etruschi dalla civiltà del
Mediterraneo orientale, o può anche essere stato da
loro trasportato dall' Oriente. Ma, mentre presso questi
popoli dell'Oriente ellenico l'uso della triga è raro (2)
e finisce con lo scomparire, manifestando così di essere
frutto di un influsso straniero, nell' Italia invece gli
Etruschi mantengono questo con grandissimo favore,
per lo meno fino a tutto il secolo V.

Le trighe nelle stele felsinee hanno sempre il
particolare delle ali aggiunte ai cavalli, particolare,
come si è visto, pur esso di origine jonica, e le trighe
nelle stele felsinee non sono in prevalenza negli esem-
plari più tardi. V è solo la stele Arnoaldi n. 47 che,
pur esibendo una triga, deve essere posta tra i tar-
dissimi prodotti della serie dei nostri monumenti, e
questo carattere di seriorità, ma in grado minore, sa-
rebbe comune alla stele n. 160 (fig. 76), ai frammenti
nn. 125 (fig. 16) e 144.

La biga invece è ancora più frequente della triga
e trova la sua maggior applicazione negli esemplari
più recenti. Eccezionale è invere la quadriga la quale,
essendo un metodo di trasporto più sontuoso, appare
solo su due stele assai grandi, in quella del Giar-
dino n. 10 (tav. I) ed in quella della Certosa n. 159
(fig. 64).

Mentre nelle stele più antiche ed in quelle di
minori proporzioni il viaggio agl'Inferi mantiene un
semplice schema, nelle stele maggiori detto schema
acquista un aspetto più pomposo per l'aggiunta di
varie figure. Tralascio per ora di far parola dei dè-
moni che accompagnano il carro, chè di loro sarà
cenno in altro capitolo, ma non bisogna qui passar
sotto silenzio il carattere di vera pompa trionfale
che il viaggio agi' Inferi ha acquistato nelle ampie
stele Tamburini n. 2 (fig. 83), Giardino n. 10 e forse
nei frammenti n. 25 (fig. 4).

(') Delbriick, Linienperspektive, 18; e Von Mercklin, Ber
Rennwagen in Griechenland, Ia, p. 65.

(*) Cito la corsa di sei trighe su di anfora vulcente che
rientra nella serie delle idrie ceretane (Endt, Beitràge tur
jon. Vasenm., p. 32, fig. 11-13, t. I).
 
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