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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 20.1910

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Ducati, Pericle: Le pietre funerarie felsinee
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https://doi.org/10.11588/diglit.9319#0314

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LE PIETRE FUNERARIE FELSINEE

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Ma altre particolarità denotano il carattere assai
tardo di questi due esemplari e di quello n. 12; cioè
nelle stele nn. 12 e 194 si ha ed in quella n. 85 si
doveva avere lo schema semplicissimo della biga, pro-
prio dei defunti maschi, privo dell'auriga ed in cui
non più la donna sta comodamente seduta, ma è ri-
stretta in sè, dentro una scomoda cassetta.

I particolari delle altre stele, esibenti figure di
donne su carro e propri del caso in cui non un uomo
è rappresentato, ma una donna, e perciò espressi in

Fig. 51. — Stele, n. 194, lato A.

modo conforme ad un ben pensato realismo, vanno
nelle tre tarde stele ora citate quasi compiutamente
perduti. Ben appare che il vieto e così frequente
schema del viaggio su cocchio agi' Inferi, si sia an-
dato schematizzando e semplificando in un mero sim-
bolo, per cui poco poteva importare la espressione di
particolari nettamente distinti per l'uomo e per la
donna.

L'ombrello ora è tenuto sollevato dalla mano de-
stra della defunta (esemplare n. 164, che è il più
completo, e col quale si debbono reintegrare gli esem-
plari nn. 86 e 182), ora è tenuto dalla mano sinistra.
È questo un utensile che deve essere offerto dai dè-

Monumenti Antichi — Vol. XX.

moni alla defunta; per esempio nella stele n. 63 la
defunta tiene già afferrato con la destra l'ombrello (l)
che le porge un imberbe dèmone alato volante verso
di lei.

Di queste stele con la donna sul carro solo negli
esemplari nn. 164 e 169 si può distinguere l'altra
mano libera dall' impugnatura dell'ombrello ; nella
stele n. 169 la donna ha nella destra, a quel che pare,
un fiore, nell'altra stele n. 164 la morta tiene nella
sinistra un oggetto identificabile per una conocchia,
allusione gentile alla vita casalinga condotta dalla
defunta.

L'auriga apparisce sopra la stele Tamburini n. 2
ed in quella della Certosa n. 169 proprio sul carro
dinnanzi alla defunta. Nel primo esemplare eccezio-
nalmente è di aspetto adulto ed aveva il capo ripa-
rato da un cappello a larga falda ; con la destra sol-
leva le redini tese obbligando a lenti passi gli alati
cavalli. In positura meno sforzata appare il giovinetto
auriga della seconda stele, tutto avvolto nel mantello
e che con facilità governa il lento incesso dei placidi
cavalli. Nel n. 164 lo schema appare già sciupato
costituendo uno degli indizi di seriorità di questo
monumento rispetto ai due precedenti; chè infatti il
piccolo auriga non è più riportato sul carro, ma ap-
pare sul dorso dei cavalli che incita col frustino al-
zato, espresso mediante linee leggermente incise. Ma-
nifestamente l'auriga è pensato come sedente sul ti-
mone del carro.

Nel n. 182 il piccolo auriga, invece di guidare
seduto sul carro, è sceso a terra e, stando dinnanzi
ai cavalli e tenendoli alla cavezza, ne regola il passo.
Non si può dire se una simile figura di ragazzo pre-
cedesse la biga nella stele n. 86. Nel n. 63 (altro
indizio di seriorità di questo esemplare) manca l'au-
riga, ma tuttavia il viaggio viene ad essere in qualche
modo protetto dal dèmone volante al di sopra ; manca
pure, come si è visto nelle stele nn. 12 e 194 e do-
veva mancare in quella n. 85.

Anche per quello che riguarda le forme dei carri
possiamo avvertire differenze. Il carro, quando si tratta

(') Pel meccanismo di chiusura dell'ombrello si cfr. l'om-
brello di una dama nella pittura chiusina della scimmia (Mon.
dell'Instituto, V, tav. XV; Martha, fig. 278). Cito l'ombrello
espresso su vaso attico dell'età di Pericle (Furtwangler e
Reichhold, t. 125).

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