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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 20.1910

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Ducati, Pericle: Le pietre funerarie felsinee
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https://doi.org/10.11588/diglit.9319#0374

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LE PIETRE FUNERARIE FELSINEE

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già verso il 480 (n. 130) appare la spirale ad onda
nella cornice ed appariscono i due lati figurati.

I tralci e le foglie di edera già s'incontrano nel
terzo gruppo; più tardi sono i ramoscelli di olivo o
di mirto. Per gli ornati geometrici prevale il trian-
golo tratteggiato, ma questo è nei prodotti del se-
colo IV.

L'elemento zoomorfo e teratomorfo di origine ar-
caica assai, è su due esemplari antichi (n. 130 e n. 82) ;
ma esso permane, conservando talora impronta ar-
caica, attraverso il secolo V e i primi decenni del
successivo. Prova ne sia la belva allattante nel n. 195.
Di tardo conio è invece il gruppo della lotta del-
l'ippocampo e del serpente; esso è, quasi esclusiva-
mente, ristretto ad esemplari del quinto gruppo.

Nelle stele più antiche, la rappresentazione allusiva
al defunto esibisce il defunto stesso isolato, o a piedi
o a cavallo. Questo ultimo schema va scomparendo,
l'altro permane; ma già negli ultimi decennii del
sec. V esso è appaiato, sul medesimo esemplare, allo
schema, più complesso, del viaggio su cocchio, oppure
si allarga mediante l'aggiunta di uno o due dè-
moni. Ma le scene del defunto a piedi coi dèmoni,
in grande prevalenza, adornano esemplari del se-
colo IV.

L'andata del defunto agl'Inferi su cocchio ci è
nota fin dal vetusto esemplare della pietra Zannoni
dello scorcio del sec. VI, o dell'alba del susseguente;
adorna qui nel nostro materiale già un esemplare
arcaico, il n. 82, a mio credere, anteriore di alcuni
anni alla metà del secolo V. Ma la grande applicazione
di questo schema figurativo, con tutte le sue varianti,
coincide col massimo sviluppo delle pietre funebri
felsinee, cioè coi decennii ultimi del secolo V, con
gli albori del secolo IV. In sèguito, nei prodotti più
tardi, esso schema subisce un processo d'intirizzimento,
di stilizzazione.

La scena di offerta al defunto non scende più in
in giù del 400 a. C. ; tarda è la espressione dei dè-
moni di rozzo o selvaggio aspetto; tarda impronta ha
pure la strana testa colossale silenica.

I guerrieri scudati di tipo arcaico si susseguono
fin addentro il sec. IV; a questo secolo apparten-
gono poi tutte le stele che esibiscono combattimenti
di guerrieri; esse sono, come si è visto, il primo
documento figurato di lotte contro popoli celtici.

Il repertorio delle arcaiche pitture tombali (pu-
gilato, corse di cavalli e di carri, banchetti e danze)
rimane sporadicamente mantenuto, come ricordo della
precedente civiltà goduta dagli Etruschi sulle rive del
Tirreno. Gli accenni a tali scene divengono eccezionali
sempre in grado maggiore, man mano che si discende
nel secolo IV.

L'elemento mitologico comincia ad infiltrarsi negli
esemplari seriori; fenomeno questo che si manifesta
anche nello sviluppo della pittura funeraria etnisca.
Ma questo elemento mitologico è accessorio, decora-
tivo, desuuto da opere elleniche; non è essenziale o di
carattere funebre, come nella tomba Francois vulcente
ed in quella dell'Orco cornetana.

Da ultimo le iscrizioni ci sono note solo da esem-
plari piuttosto tardi ; il meno recente risale alla se-
conda metà del secolo V ed è il n. 10: segue il n. 137
e poi vengono i nn. 19, 25 e 161 e finalmente i nn. 12,
15, 42, 47, 105 e 106.

Nell'esame particolareggiato delle stele felsinee
più volte ho avuto occasione di accennare ai vari
influssi, cui andarono soggetti gli scalpellatori. Essi
si possono ridurre a due : a quello arcaico o ionico, a
quello recenziore o attico; il primo esercitatosi me-
diante il repertorio artistico proprio dell'Etruria nei
sec. VII e VI, con prodotti artistici che certamente
dovettero permanere presso i Felsinei per una parte del
sec. V; il secondo esplicatosi massimamente, anzi direi
esclusivamente, mediante i prodotti ceramici attici.

Parecchi caratteri propri, locali, aggiunsero gli
umili scalpellatori felsinei; così i bei modelli ellenici
furono sciupati, imbarbariti, stilizzati. Dobbiamo sup-
porre per le nostre pietre felsinee quello che si nota
nei bronzi laminati dell'Italia settentrionale e dei paesi
alpini, in cui i bronzisti, inquinando con molti carat-
teri loro propri, ciò che dovettero ai prototipi ionici, die-
dero origine ad un fenomeno artistico encorico. Il ter-
reno provinciale e lontano dai centri luminosi dell'arte,
la deficienza nella espressione artistica, propria degli
umili scalpellatori felsinei di vile arenaria, costitui-
scono da un lato la causa di questo depravamento
delle forme, dall'altro la causa della singolarità della
scultura funeraria in Felsina,"improntata a caratteri
suoi propri e speciali.

Talora la corrente ionica è mantenuta abbastanza
fedelmente e permane fin addentro il sec. IV; talora
 
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