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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 20.1910

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Galli, Edoardo: Avanzi di mura e vestigia di antichi monumenti sacri: sull'acropoli di Fiesole
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https://doi.org/10.11588/diglit.9319#0494

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925

AVANZI DI MURA ECC.

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pozzetti sacrali, non dissimili per destinazione ai sa-
crari delle chiese cattoliche, nei quali si versano
periodicamente il cotone che ha servito al battesimo
e alla cresima, e ogni anno, il sabato santo, l'olio e
l'acqua benedetta, che vengono rinnovati, nonché gli
avanzi del fuoco che in tale giorno viene acceso di-
nanzi alla porta di ogni chiesa e alimentato con oggetti
sacri non servibili più per il culto. Se per favissae
gli antichi intendevano questo, l'opinione del Del
Rosso, accettata e ripetuta dal Thédenat, è ammissi-
bile: in tal caso però crollano tutte le somiglianze e
tutte le analogie che si è creduto di scoprire fra esse e
i thesauri greci. Se le favissae invece erano davvero
magazzini di deposito, queste di Fiesole credute tali
debbono cambiar sesso e nome, e chiamarsi più pro-
priamente pozzetti sacrali, come fa fede non solo la
loro posizione in prossimità di un tempio pagano, ma
anche, e soprattutto, il carattere degli oggetti che
furono in essi rinvenuti, dagli avanzi e strumenti del
sacrificio ai falli marmorei e ai così detti pesi da
telaio (baetyli di Giove), dalla trua (') fittile all'ido-
letto in bronzo, ai vasi, alle lucerne ecc. Per il fatto
che in questi pozzetti insieme con gli avanzi di sacri-
fici furono trovati anche oggetti in ottimo stato, è
probabile che in essi fu praticata una consecratio
analogamente a quanto si soleva fare nei pozzi e
nelle cisterne in prossimità dei templi. Questi oggetti,
oltre a mostrare sicuramente che i pozzetti in cui
furono rinchiusi erano considerati sacri al pari del
vicino tempio col quale stavano in istretto rapporto,
possono convalidare l'opinione del Del Rosso , che il
tempio pagano preesistente in quel luogo fosse dedi-
cato a Dionysos (*). La fonte di una tale credenza fu
per il Del Rosso il chiaro bibliotecario della Lau-
renziana Angiolo Maria Bandini, il quale parlando
della Basilica di S. Alessandro (3), dice che « Fu

(') Come si vede dalla riproduzione, questa specie di im-
buto richiama piuttosto la forma deWobba (fy^iif), però con
una sola ansa, che non della trua, la quale ordinariamente ha
la forma della mestola. Tuttavia la indico con questo secondo
nome a causa dei molti e piccoli fori che sono nel fondo della
coppa, donde si prolunga la cannula.

(a) Osservazioni sulla Basilica Fiesolana di S. Alessandro,
Firenze, 1790, pag. XXIV; Saggio di Osservazioni sui Mo-
numenti dell'antica città di Fiesole, Firenze, 1814, p. 17.

(a) XII Lettere Fiesolane ad un amico, Firenze, 1776, Let-
tera X, p. 128.

questa Chiesa fabbricata in parte di avanzi marmorei
di fabbriche dei tempi almeno Romani, con colonnati
di marmo greco, e chi sa che in questo istesso sito
non fosse in antico qualche tempio dedicato a' falsi
Numi? Mi suppone un pio e dotto ecclesiastico, che
nel pavimento composto di fortissimo calcistruzzo,
dove si vede un incavo, eravi un tondo di marmo
intarsiato a mosaico colle parole attorno BAZIAIKON
TOY AlONYZlOY da esso lette, e che poi fu levato,
come un avanzo di gentilesimo, indegno di restare
in una Chiesa ».

Il Del Rosso che riproduce questa iscrizione, ag-
giunge (') « che essa esisteva nel mezzo dell'ambu-
lazione di questa Basilica », dove forse al suo tempo
ancora si scorgeva l'incavo nel pavimento lasciato dal
marmo, e ricordato anche dal Bandini. Però anche
senza questa preziosa notizia, che non lascerebbe dub-
bio sulla destinazione dell'edificio preesistente, dalla
presenza di alcuni peculiari oggetti in quei pozzetti
sacri saremmo forse stati indotti a pensare ugualmente
al culto di Dionysos.

Ad esso infatti potrebbero riportarsi i quattro falli
marmorei, i quali furono posti nei pozzetti a rappre-
sentare la potenza generatrice del Dio (2). Ammessa
la interpretazione che il prof. Milani (3) dà pure dei
così detti pesi da telaio, che egli spiega come baetyli
di Giove infero, e del cribrum, che egli spiega come
la mystica vannus lacchi virgiliana {*), le due pira-
midette fittili trovate dal Del Rosso ed ora conser-
vate nel Museo Comunale di Fiesole, come la trua
fittile o colatoio in forma d'imbuto possono anch'essi
stare in istretto rapporto col culto bacchico. Però se
è facile con questi elementi ammettere che l'edificio,
sulle rovine del quale sorse più tardi la Basilica di
S. Alessandro, era sacro a Dionysos, non si può pre-
cisare il tempo in cui esso fu fabbricato, nè si può
dir nulla di sicuro intorno alla sua architettura e alla
sua estensione.

11 Del Rosso che, nell'appianare il terreno dinanzi
alla Basilica, vide <* il principio, e l'andamento di

(*) Oss. sulla Bas. Fies. di S. Alessandro, 1. c.

(*) V. Milani, S T M, II, pp. 78-81.

(*) Museo Topografico dell'Etruria, p, 99, noia 123.

(') S T M III, pp. 284-286; cfr. Servius ad G. I, 166;
vedi anche Jane Ellen Harrison in Journ. of. ffell. St. 1903,
p. 292 sgg., e 1904, p. 241 sgg.
 
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