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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 21.1912

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Taramelli, Antonio: La necropoli punica di Predio Ibba: a S. Avendrace, Cagliari (scavi del 1908)
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https://doi.org/10.11588/diglit.9317#0054

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87

LA NECROPOLI PUNICA DI PREDIO IBBA ECC.

88

CAPITOLO IV.
La suppellettile ceramica.

La maggior copia e varietà di suppellettile di
questa, come di altre necropoli puniche sarde ed afri-
cane, è fornita dalla ceramica, nella sua maggior
massa di fabbricazione e di tipo locale. Prevalgono
per numero i vasi di impasto fine, con argilla finissima
e depurata; assai rari quelli di rozzo impasto con ele-
menti grossolani e di fattura poco accurata. A diffe-
renza della ceramica di Nora e del Sulcis e di alcune
varietà più antiche della necropoli Tharrense, nelle
quali si hanno a preferenza vasi di terracotta rossastra,
quasi bruna, la ceramica di predio Ibba, come di quasi
tutta la necropoli caralitana, presenta una terra finis-
sima che si conserva bianca anche alla cottura e nella
parte interna, con una superficie quasi di cipria. I vasi
sono composti di un'argilla finissima, molto decantata
e depurata, tratta dai sedimenti di argille oloceniche
abbastanza copiose nei dintorni dello stagno di Cagliari,
e sottoposti ad una cottura poco intensa che li con-
servò di colore bianco-crema alla superficie ; tali sono
le urne, le olle, le anfore, gli orciòli, i prefericoli e
molte lampade a piattello e circolari. Non mancano
però, massime nei balsamarì, nei piatti ed in alcune
urne, gli esemplari di una pasta argillosa più rossastra ;
sono invece di pasta nerastra per mistione di materie
carboniose e bituminose, con una superficie bruna, al-
cune poche urne e specialmente i piattelli e le coppe,
che imitavano i prodotti ceramici di importazione di
maggiore costo. Nei vasi di maggiore dimensione, e spe-
cialmente nelle grandi anfore allungate, usate per la
inumazione dei bambini, si ha una argilla più gros-
solana ed una colorazione giallastra ; la cottura molto
intensa ed accurata dette all'anfora una compattezza
ed una sonorità quasi metallica ed una grande fragi-
lità, tanto da renderle poco resistenti al peso della
terra. Anche questo carattere dell'aspetto e della cot-
tura della ceramica può valere, sino ad un certo punto,
come un criterio cronologico, essendo i vasi più antichi
e di tipo più antico, provenienti dalle tombe di Nora,
di Tharros e del Sulcis, in terra rossa, bianchi invece
i vasi di età più recente.

Le forme di questa ceramica mostrano del pari
che le reminiscenze delle forme arcaiche si vanno af-

fievolendo e si presentano tipi più recenti, tanto con
forme evidentemente evolute dai tipi fondamentali della
ceramica fenicio-punica, quanto da quelli dovuti all'in-
fluenza di tipi estranei, provenienti dalla Magna Grecia
o dalla Sicilia o dalla stessa Grecia. Affatto sporadici
sopravvivono, in mezzo a centinaia di vasi, pochi esem-
plari di forme arcaiche, anello col passato, su taluno
dei quali tuttavia si hanno caratteri distintivi del
tempo più recente, sia per la riduzione delle propor-
zioni, sia per le aggiunte di una colorazione estranea
alla ceramica originaria.

Diamo qui sotto una classificazione tipologica dei
pincipali tipi ceramici riscontrati negli ipogei del
predio Ibba.

A) Ai tipi antichi appartengono le grandi anfore
usate per la sepoltura dei bambini, di forma cilin-
drica, a fondo tondeggiante, con le robuste anse pros-
sime alla bocca, alquanto più stretta del diametro
del vaso e priva di orlo. Sono anfore atte a conser-
vare i solidi, più che i liquidi; alcune di queste sono
molto strette ed allungatissime, altre invece sono più
larghe, alquanto ingrossate al centro : ma tutte hanno
la caratteristica curva verso la bocca, propria del tipo
dell'anfora punica. La lunghezza loro supera quasi
sempre un metro: raggiunge spesso in. 1,20 od 1,30 (').

B) Si connettono a questo tipo le piccole anforette
cilindriche biansate, a larga bocca, che si possono dire
una riduzione in miniatura delle anfore grandi e si
trovarono in numerose tombe, sia maschili che fem-
minili (2) ; talora erano collocate in piedi presso il capo,
e conservavano un tappo di argilla destinato a conser-
vare il liquido messo nel vaso (fig. 17, 2). Nessuna però
delle anforette di predio Ibba, raggiunse la lunghezza
di quelle di Ard-el-Khera'ib, a Cartagine, che vanno
per lo più a finire in una punta conica, molto acu-
minata.

(') Quando si fecero le note ricerche deflo stagno di S. Gilla,
te quali dettero in luce una bella serie di terracotte figurate,
ora nel Museo di Cagliari, si ebbe anche un discreto numero
di queste belle urne puniche ; alcune di esse erano ancora ri-
colme di ossa di animali, troncate da strumento molto tagliente;
in altre erano resti di frutici e di pigne ancora conservate. Si
suppose con molta verosomiglianza che tali anfore fossero riem-
pite di carne salata e di frutta secche e fossero pronte presso alla
sponda per essere caricate sulle navi. Cfr. Vivanet, Noi. Scavi,
1893, p. 255.

(3) Tombe un. 34, 39, 49, 51, 57, 74, 87, 90, 125, 125 bis,
132. Frequenti a Tharros, Crespi.. 97, tav. 9, 19.
 
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