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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 21.1912

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Macchioro, Vittorio: Le terme romane di Agnano
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https://doi.org/10.11588/diglit.9317#0139

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LE TERME ROMANE DI AGNANO

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(luto in rovina e da lui ricostruito ('), il quale era
una grande ed eccelsa costruzione (2). Le terme inoltre
erano costruite sopra, o a ridosso di un colle in modo
da superarne la vetta (3), ed erano inline le maggiori
clic ci fossero intorno a Baia (').

Tutto ciò — senza certo tener conto delle esage-
razioni del poeta — calza a capello con le terme di
Agnano: grande edificio, costrutto su un colle, il mag-
giore di quanti del genere ci furono in quella regione.
Si può quindi vedere una certa parentela tra « Alia-
narum » e « Agnano »: ma anche senza di ciò è certo
che queste terme furono ricostruite e rimesse in uso
circa alla fine del V secolo.

Per questa stessa età troviamo un'altra testimo-
nienza in un passo di Gregorio Magno, il quale (5)
dice che a Germano vescovo di Capua fu prescritto
dai medici di recarsi per cura a certe terme, le quali
sono indicate come e Angulanae thermae ». 11 comento
dell'edizione parigina del 1756, ripetuto nell'edizione
Migne, dice che per queste terme devesi intendere
quelle di Città S. Angelo in Abruzzo : ma ciò è erroneo.
Prima di tutto convien conoscere il testo intero del
racconto in cui queste terme sono nominate: Germano,
seguendo il consiglio dei medici, va alle terme e vi
trova il diacono Pascasio che, in pena d'aver parteg-
giato per Lorenzo contro Simmaco, è ivi relegato, e
che esorta il vescovo a pregar per lui, affermando che
se al suo ritorno non l'avesse più trovato, ciò sarebbe
il segno della grazia avvenuta. E Germano, tornando

(') Ivi, 213, 3 e segg.: «Thrasamundus... per quem cuncta
suis consurgunt pulchra ruinis | Et nova transcendunt pri-
scas fastigia sedes ».

(2) Ivi, 210, 5 seg.: " Pulchra sed immenso qui dnxif cul-
mina collo | ostendens pronis currere saxa iugis ». — 213,1 seg.:
« L'ublica qui celsis edneit moenia lectis ». — 214, 3 seg.: « Ru-
pii/us excehis ubi mine fastigia surgunl aequanturque
polo totis praecelsa lavacra | sedibus ».

(3) Ivi, 214, 3 seg.: « Rupibus excehis ubi mine fastigia
surgunt». — 214, G: «Ardua sublimes praevincunt culmina
thermae». — 210, 6: «ostendens pronis currere saxa iugis ».

(*) Ivi, 211, 1 seg : « Nobilis insultat Baiarum fabrica
thennis ».

(s) Dialog, IV, 40: «Germano Capuano episcopo medici
prò corporis salute dictaverant ut in Angulanis thermis lavari
debuisset ». Trad. gr.: ènéta^av tra sì; iù d-sg/xà rà ènovo-
jWafdjite^a 'jyXavGtv àneXd-Giv Xovasim. l),il testo è chiaro che
il vescovo non si era recato a un « sudatorio » come ritiene
il Dubois (op. cit, pp. 391 e 395), ma a una vera terma. Del
resto Pietro da Eboli intitola con la parola « sudatorio » il
capitolo in cui, come proverò più avanti, parla delle terme di
Agnano.

Monumenti Antichi — Vol. XXI.

dopo alcuni giorni, non trovò più Pascasio. Ora Città
S. Angelo è troppo lontana da Capua perchè Pa-
scasio potesse credere che il vescovo ci tornerebbe
dopo poco, e questi potesse tornarci davvero scorsi
alcuni giorni: nè è da credere che i medici consi-
gliassero al vescovo di Capua di andar così lontano,
quando vicino c'erano delle note terme. D'altra banda,
so si vuol far capo al nome di Agnano, non basta fon-
darsi sul testo latino di Gregorio, ma si vuol tener
d'occhio anche la versione greca, attribuita con pro-
babilità a papa Zaccaria, oriundo greco, successore
di Gregorio I, dopo 175 anni ('), e a ogni modo
antica assai. Ora, questa traduce « thermae Angulanae »
con ià OéQiia 'AyXctvwv, nome che davvero è assai vicino
all'odierno Agitano e che Zaccaria usò, come spesso
fece, per rendere più chiaro e comprensibile il testo.
Si noti ancora che il lago di Agnano fu chiamato
Anglanis a'tempi dei Normanni, e nelle carte di Cor-
rado, Carlo 1 e Carlo li, è detto Angioine e Anglanni (2).
In varii documenti poi la dicitura Agnanum si alterna
con l'altra Anglane: la seconda voce è per esempio
usata in due stromenti del 1254 e 1270: in uno
del 1269 è detto invece Agnanum (3). Niun dubbio
quindi che in quel passo di Gregorio Magno si parli
proprio delle terme di Agnano, e non già delle ipo-
tetiche di Città S. Angelo nè delle così dette Stufe
di San Germano, che il termine « lavacri » esclude
senz'altro, poiché queste stufe non hanno acqua: nè
devesi tacere che queste stesse stufe, con il loro nome
leggendario, serbano ricordo della venuta del vescovo
Germano ad Agnano, e che questa interpretazione del
racconto è confermata, come vedremo, da Pietro da
Eboli. La data a cui risale l'episodio di Pascasio
concorda con la data fissata negli epigrammi di Fe-
lice: siamo alquanto dopo il 498, perchè in quel-
l'anno fu eletto Simmaco, contro cui Pascasio era sceso
in campo.

(') Ved. Migne, Patrol. lat., voi. 77, p. 138. = Ed. Parigi,
1755, p. 111.

(2) Sanfelicc, Campania, Napoli, 1726, p. 234. — Giusti-
niani, Dizion. del regno di Napoli, Napoli, 1797, I, p. 203,
IL, p.85 e documenti ivi citati. — De Laurentiis, Campauiae
fel. antiquitates, Napoli, 1826, II, p. 41.

(s) Giustiniani, Parte II, pp. 91 seg.— Cade quindi la con-
gettura del Beloch (Campanien, p. 143) che, non rendendosi
conto della topografia dei luoghi, connette a queste terme le
Stufe di S. Germano, che ne distano un bel poco.

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