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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 21.1912

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Galli, Edoardo: Il sepolcreto visentino delle "Bucacce"
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https://doi.org/10.11588/diglit.9317#0282

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489

IL SEPOLCRETO VISENTINO DELLE «BDCACCE»

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tracciare i circoli e le linee a raggiera; uno per le
rosette, e un terzo per i bottoncini.

Guardata in complesso tale varia decorazione di
stile geometrico apparisce come un unico rosone, ana-
logo alle decorazioni delle bulle auree, con le quali
sta in istretto rapporto sia per la forma discoide, e
sia per i ripetuti simboli religiosi schematici e sti-
lizzati, che formano i motivi della decorazione stessa.

Quanto alla destinazione originaria di queste fiasche
d'uso funebre, penso che potessero essere usate come
recipienti per profumi (') e oggetti di ornamento in-
sieme, ed appartenere quindi alla classe dei ben noti
pendagli-balsamarì, largamente rappresentati nella ne-
cropoli di Vetulonia e non ignoti in altri luoghi
d'Italia (3). Nè credo possa fare ostacolo la loro di-
mensione, se si considera che nello stesso tumulo della
Pietrera a Vetulonia, oltre ai numerosi piccoli pen-
dagli vuoti di lamina di argento o di elettro, che pare
fossero infilati a collana, furono anche raccolti avanzi
di due pendagli assai grandi di lamina argentea a
foggia di fiasca piatta, i quali molto opportunamente
furono accostati dal Karo, che li studiò desumen-
done la forma originaria, ai balsamarì a fiasca di por-
cellana così frequenti in Egitto, e rappresentati anche
in Grecia e nell' Etruria (4). Il Karo rilevò anche
che i due enormi pendagli vetuloniesi sopra citati,
a cagione della loro grandezza dovevano essere appesi
al collo isolatamente.

Il mezzo originario per sospendere le fiasche enee
alla persona doveva essere costituito da una cinghia
di cuoio, come si desume dall' esemplare tarquiniese
più sopra ricordato nella nota 4, p. 487, e dalla sella
per trattenere la cinghia stessa, che permane sempre
intorno al dorso, anche negli esemplari ulteriormente
modificati e muniti di ansa mobile, come questa di
Visentium.

I prototipi anche di siffatti vistosi recipienti-pen-
dagli enei, a parte la diversa maniera di sostenerli
e assicurarli alla persona, si debbono riconoscere nelle
fiaschette di porcellana egizia, che penetravano in
Etruria per tramiti commerciali (')•

Tali fiaschette orientali, e più particolarmente le
loro derivazioni in lamina metallica, furono imitate
in Etruria e in altre regioni d'Italia da prodotti fittili
locali, e per un periodo di tempo abbastanza lungo,
come si può rilevare da un peculiarissimo esemplare
rinvenuto nell'aprile di quest'anno 1912 in una tomba
a camera nella località « Gradone» presso Pitigliano (2).

a b

Fig. 52 a, b. — Pendaglio-balsamario fiittile in forma di
fiaschetta, da Pitigliano.

Si tratta di una fiaschetta un po' frammentaria, d'im-
pasto italico a superficie marrone-scura, con gli orli
arrotondati, breve collo a imbuto e un incavo intorno al
dorso per passarvi forse un cordoncino (3) (fig. 52 a, b).

Due altri magnifici esemplari fittili certo più tardi
di questo pitiglianese, esistono nell'insigne Museo Jatta
in liuvo di Puglia. Sono due fiasche grandi quasi
quanto la nostra enea di Visentium, le quali conser-
vano evidentissima l'incassatura tutt'intorno per la

(') G. Pinza, Monumenti Primitivi di Roma, ecc., in
Mon. Ant. dei Lincei, XV (1905), p. 685.

(2) Karo, STAI, II, p. 130-135, figg. da 118 a 127.
(s) Dal ricordato sepolcreto italico della contrada « Mi-
chelicchio » presso Spezzano Albanese (Cosenza) si trassero
oltre un piccolo pendaglio vuoto pseudosferico con collo e de-
corazione geometrica graffita, di finissima argilla figulina,
anche gli avanzi di un balsamario-pendaglio di lamina di ar-
gento sbalzata, del tipo di quelli di Vetulonia.

(*) Karo, op. cit., p. 134-5, fig. 126: cfr. anche note relative.
Cfr. altresì Falchi in Noi. Scavi, 1893, p. 501, 503.

Monumenti Antichi — Vol. XXI.

(') Cfr. specialmente i due esemplari trovati a Vulci e ri-
prodotti dal Montelius in op. cit., B, 268, 1 a-d, 2 a, c, b.
Cfr. anche A. Kisa, Das Olas im Alterturne, III, p. 715, fig. 288
(dalla Siria), e p. 849, fig. 345 (esemplare tardo nel Museo pro-
vinciale di Bonn).

(a) Devo ringraziare il collega dott. A. Minto per avermi
comunicata tale interessante scoperta, e l'egregio Ispettore
Onorario per gli Scavi e i Monumenti di Pitigliano, E. Baldini,
il quale a richiesta dello stesso dott. Minto mi fornì il di-
segno e i dati che qui pubblico.

(3) Diametro cm. 12, 5; altezza del collo cm. 3; spessore
cm. 6; larghezza dell'incavo cm. 1,4.

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