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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0010

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CUMA

rine ('). Checché si pensi di ciò, non è quello il punto dapprima parallela alla via Domitiana, di cui si vede

più favorevole allo sviluppo di un porto. Cuma avrà tuttora il selciato ; dipoi volge a sud, descrivendo un

avuto la sua piccola rada, che non offriva alle navi arco, fino al punto dove si biforca. Un ramo di essa,

un sicuro riparo dai venti di ponente, come poteva passando accosto all'anfiteatro, conduce verso il Fu-

offrirlo la vicina costa di Baia e di Miseno, fornita sarò ; l'altro a destra, lungo e disagevole sentiero detto

di molti seni e ripari naturali. Ciò è confermato dalle « cupa Poerio » (tavv. I e II), scende fino al piano

parole di Dionigi di Alicarnasso, il quale, narrando della necropoli. Preso questo sentiero, di lì a poco

il ritorno di Aristodemo dalla impresa compiuta in incontrasi a sinistra la casa colonica del fondo Poerio,

favore di Aricia, assalita dagli Etruschi, dice che questi a traverso il quale si ascende all'acropoli. Questa tro-

xuimXsi xsxoG{.irjnévaig zaìg vavoìv sic xovg t&v vavasi dunque a cavaliere del mare e di quel tanto

Fig. 1. — Profilo dell'acropoli di Cuma (schizzo di L. Giammiti, da fotografia).

Kvpmcov hfiévaq (VII, 6), e decantando le ricchezze
e la potenza di Cuma, la chiama Xifiévav xgazovffa
xmv neQÌ Micfrjvòv smxctiqoxàtmv (VII, 3). Ma il monte
di Cuma aveva su tutte le terre circostanti il van-
taggio di una posizione strategica di prim'ordine, poiché
elevasi quasi a picco sul mare (tavv. II e III, 2), e
per una larga lingua di terra era congiunto alle al-
ture, sporgendo quindi come un promontorio. Difatti,
oltrepassato l'Arco Felice, la strada odierna discende

(') Se non sono proprio da prendere alla lettera le parole
di Agathias (Histor. I, 8) colà dove descrive il colle di Cuma,
bisogna almeno credere, che ai tempi suoi la spiaggia di Licola
restasse molto più dentro terra che oggi non sia. Ilóhopa <fè
'lxafaxòv rj KvfiT] èxvqibxaxov, xaì oìov oì §(tox« noXefiioig
àXoi-ai, éaxi dè xaì èt> negHanfi toB nsXdyovg xoV TvQarjvixoV.
ini yàQ xfj dxifl 6 lótpog àvéxu, ég xai àjj.cp'' avxòv Srjnov
xòv 7igóno(fa ^o^^slv re xaì neQixXèto&ai xò (ióOiov, avo] <?è
ggvtua 7ieQipépXt]tai, nvqyoig xe xaì ènéfèeat, xaQxegéxaxa è£eiQ-
ya<S(xévov,

di terreno in piano che poteva esistere della odierna
pianura di Licola nei tempi antichi.

Il monte è di pietra tufacea, che in alcuni punti
scopresi poco al di sotto del terreno vegetale, ma nella
sua parte più ad ovest, dove si allunga a guisa di
promontorio, si continua in una durissima roccia tra-
chitica con profondi crepacci e numerose sporgenze,
le cui ombre nel pomeriggio formano un forte con-
trasto con le parti illuminate dal sole e producono
all'occhio un effetto gradito (tav. Ili, 2) (').

Se non vado errato, il punto dove gì' indigeni pre-
ellenici ebbero i primi contatti coi navigatori dello
Egeo, che recavansi alle coste dell'Etruria e della
isola d' Elba per il commercio del bronzo e del ferro,

(') Sulla struttura geologica del monte di Cuma e delle
alture alle quali è congiunto v. de Lorenzo, / campi Flegrci,
p. 62 sgg.
 
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