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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0011

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CUMA

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fu appunto la spiaggia di Baia e di Miseno, assai
ospitale per le sue insenature naturali. È molto pro-
babile, che nella grotta situata sulle alture dell'acro-
poli abitassero in origine famiglie di cavernicoli, i
quali precorsero nella civiltà tutti gli abitanti della
Campania per la favorevole prossimità al mare, che
fu loro d'incentivo ad una precoce evoluzione. Il certo
è, che ben presto troviamo abitate la costa e la vetta
del monte da un primo nucleo di popolazione indi-
gena avanti lo stanziamento dei Greci, come si de-
sume da alcuni frammenti di vasi d'impasto, scoperti
anni fa in una breve superficie di terreno (').

La grotta accennata ha il suo ingresso in quella
parte del monte verso il mare, dove finiscono le for-
tificazioni che cingevano l'acropoli a sud (tav. II, dove
è indicata col n. 3 ; tav. IV, 2). Un antro, nei tempi
antichi molto più ampio, a forma di abside, era come
un vestibolo alla grotta che scendeva nelle viscere
del monte divisa in più grotte con direzioni diverse.
Grandi cavità sotterranee stanno a sinistra di chi
entra, buie e quasi inaccessibili, le quali non furono
mai esplorate. Prima di scendere nell'antro, trovasi,
girando a destra, lo sbocco di un ampio cunicolo, il
quale passa di sopra all'antro, volgendo in su verso
la terrazza superiore. È intagliato nel monte e lo si
percorre montando per un'erta scala a gradoni ; ad un
punto si arresta. Esaminando al lume di una torcia
la vòlta nel punto estremo di questo cunicolo, osservai
che in origine esso proseguiva e che fu dipoi ostruito,
essendo la vòlta formata di grandi massi parallele-
pipedi tufacei, connessi per forte strato di cemento.

Secondo una tradizione locale, la caverna, che con
le sue dipendenze si prolunga nelle viscere del monte,
sarebbe l'antro della Sibilla descritto da Virgilio
(Aen., VI, 42 sgg.). A traverso la veste poetica sono
da lui messi in evidenza taluni particolari topografici,
che trovano riscontro perfetto in questa parte della
acropoli. Dai tempi del Cluverio fino ai nostri giorni
si è disputato, sulla scorta delle testimonianze clas-

(') Questi frammenti, che si conservano nella raccolta
preistorica del Museo Nazionale di Napoli, si rinvennero in un
piccolo saggio di scavo, fatto eseguire alla sua presenza diversi
anni fa da S. M. il Ile quando era Principe, sulla vetta del-
l'acropoli, e devono ritenersi come una traccia dell'abitato pri-
mitivi all'aperto (Mitraglino, Cuma e gli ultimi scavi, p. 12,
in Atti d. Accad. di Arch. di Napoli, XXV, 190G).

siche, se la sede della Sibilla sia stata nello speco
del monte di Cuma, o non piuttosto nella grotta sul
lago d'Àverno ('). L'analisi minuta dell'episodio di
Virgilio non lascia dubbio sulla prima ubicazione.
Enea, approdato ai lidi dimani, si recò al tempio di
Apollo e di là nell'antro incavato nel monte, dov'era
la Sibilla che, invasa dalla presenza del nume ed in
preda a sacro furore, mutò più volte sembiante; e
dal petto di lei tonò la voce che gli predisse la gloria
di lui e dei magnanimi discendenti. In questa parte
dell'episodio la profetessa è ministra di Apollo. In un
secondo momento la troviamo accanto ad Enea sulle
sponde del lago d'Averno, donde discende con lui agli
Elisi ; qui invece è ministra di Persefone. Il rapporto
esistente fra queste due funzioni sacre della Sibilla
cercai di chiarirlo altrove (z), nè qui è il luogo di ripe-
tere, premendomi di insistere sulla ricerca topografica.
Ma se il passo dello pseudo-Giustino (seconda metà del
secolo IV d. Cr.), rimesso in evidenza dal Chiappelli
dopo il Cluverio, sembra riferirsi piuttosto allo speco
presso l'Averno, non esito ad accogliere l'ipotesi di
una duplice tradizione, della quale si sarebbero resi
interpreti da una parte lo pseudo-Giustino, dall'altra
gli storici Agathias e Procopio, secondo i cui testi
l'antro pei vaticinii, e quindi la sede della Sibilla,
stava sul monte di Cuma. Non è inverisimile far di-
pendere questa duplicità di tradizione dall' episodio
virgiliano, secondo il quale la Sibilla è presente così
nell'uno come nell'altro dei due posti accanto ad
Enea. Ma questa duplicità non infirma la indiscutibile
verisimiglianza della tradizione, che designa l'antro
sotto all'acropoli come sede della profetessa quale mi-
nistra di Apollo. Su questo punto non lascia il me-
nomo dubbio la particolareggiata descrizione di Aga-
thias, che possiamo controllare ancor oggi quasi in
ogni parte (3). Consta che le mura di fortificazione

(') Il Cluverius (Italia antiqua, ediz. 1624, p. 1113) di-
stingue l'antro, dove la Sibilla pronunciava i responsi, da quello
dov'essa introduceva all'Orco, come risulta dall'episodio di Vir-
gilio, dai versi di Silio Italico (XIII, 498), e da testimonianze
di altri scrittori. Sull'argomento consulta Cocchia, La geografia
delle Metamorfosi di Oddio e VAverno virgiliano, in Atti d.
Accad. di Arch. di Napoli, XVIII, 1896. Chiappelli, l'Antro
della Sibilla a Cuma. in Atti d. Accad. di Se. mor. e poi di
Napoli, XXXI, 1900, p. 557 sgg.

(a) Bollettino d'arte, IV, 1910, p. 9 sg.

(3) Agathias I 10: é» reo nnòg ijfaov àfio/oyTct top Xócpov
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