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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0017

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CUMA

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le arcate, che reggevano il muro di difesa, esistono
ivi ancora, tagliati nel monte, immensi serbatoi di
acqua, che oggi sono celiai, a pareti liscie di fortis-
simo e doppio intonaco romano impermeabile. Essi ser-
vivano di provvista agli abitanti di Clima, ridotti
entro le mura dell' acropoli, in caso d'assedio (').

2. La necropoli (tav. I). — Furono scoperti se-
polcri sull'acropoli, nell'area della città greca e fuori
di essa. Quelli dell'acropoli sono tardi, cioè almeno
posteriori al secolo III d. Cr. Il sarcofago di marmo
del Museo Nazionale di Napoli, con rappresentazione
della gara di Pelope ed Enomao (2), proviene proba-
bilmente dall'acropoli di Curaa o dalla zona dove esten-
dersi la città, poiché la necropoli vera e propria non
diede, che io mi sappia, fra tante tombe romane, un
solo sarcofago di marmo figurato. I sepolcri che si
sono scoperti dentro il perimetro delle mura greche,
dalla parte del lago di Licola, sono esclusivamente
del periodo preellenico, ed essi continuano anche fuori
delle mura, per una estensione notevole, nel fondo
Correale. Ciò dimostra che la cinta murale greca ta-
gliò il sepolcreto primitivo (3). Ma all'infuori di queste
sepolture preelleniche nella parte più vicina alle mura,
tutto il resto della necropoli, non escluso il fondo
Correale, si riferisce al periodo che va dai primi tempi
della colonizzazione greca tino alla tarda età impe-
riale. Nella tomba delle maschere di cera, che resta
quasi tutta coperta entro il fondo Artiaco, fu trovata
una moneta di bronzo dell'età di Diocleziano (4). La
odierna via di Licola, che conduce a Patria, è fian-
cheggiata da tombe; e secondo il parere dei più pe-
riti scavatori, che ne hanno in diversi punti tastato
il sottosuolo, quella via deve avere la stessa direzione
della strada antichissima che, uscendo dalla porta della
città, serviva di comunicazione col nord. Difatti si

(') Può essere di qualche utilità per studiare la storia di
Cuma, purché se ne faccia uso con riserva, la monografia di
Minieri-Eiccio, Cenni storici sulla distrutta •nttà di Cuma,
Napoli, 1846.

(2) Bull. arch. nap., N. S., II, 1853, tav. I, fig. 2; Arch.
Zeit., 1855, t. 79, 1; Roscher, Lexicon, III, 1, p. 784; Guida
del Mus. Nazionale di Napoli, n. 6G0.

(3) Se ne scoprirono nei fondi di Gennaro d'Isanto (Ver-
giniello), oggi De Fraia; di Filippo Capalbo, dove scavò lo
Stevens ; di Luongo, oggi Orilia, dove scavò l'avv. Osta.

(*) Fiorelli, Monumenti cumani, I, p. 2.

osserva molto a proposito, che sotto a questa via non
si trovano tombe, e che esse vi sono ammassate in
modo straordinario sui due fianchi, diradandosi a mi-
sura che ci si discosta da questi. L'esistenza delle
tombe così disposte fu constatata, per un tratto lun-
ghissimo, fin oltre la cappella dei Fraia, cioè per una
estensione di circa tre chilometri. Da quel punto
le tombe si diradano molto, e pare che la via odierna
non prosegua nella stessa direzione di quella antica.
Quanto alla estensione della necropoli nel senso della
larghezza, si può ritenere, in massima, che nei ter-
reni a monte giungesse fin dove comincia l'altura delle
colline soprastanti, e che in quelli verso il mare si
prolungasse fin sulle sponde del lago di Licola. Si è
assodata infatti la esistenza di tombe nel pantano di
Licola, dentro la tenuta reale. Sembra che da questa
parte del mare esistesse un' altra via parallela alla
principale nella stessa direzione del canneto, che segna
il limite ovest della proprietà Correale. Lungo quel
canneto rimangono in piedi varie camere sepolcrali
romane, compresa quella dove nel 1809 furono sco-
perti i bassorilievi di stucco illustrati dal De Jorio
e da altri (v. pianta del De Jorio, tav. II).

Questo che si è detto basta a dare un concetto
della estensione della necropoli cumana, la cui du-
rata va dai tempi preelleuici alla decadenza romana, e
il cui sviluppo fu a monte e a valle di quella via che,
uscendo dalla porta nord est, fiancheggiava il lago di
Licola nella medesima direzione della odierna Via
vecchia di Licola. E pare che la denominazione di
Palombara, nome oggi dato alla pianura dove quella
via si svolge, derivasse dai numerosi columbaria, di
cui ancora rimangono qua e là le rovine. La qualità
delle tombe scoperte negli scavi fatti finora, la stra-
tificazione accertata e la suppellettile funebre raccolta,
nonché varie circostanze, che saranno rilevate più
oltre, ci dimostrano poi in qual maniera siasi andata
svolgendo questa immensa necropoli, e quali siano i
punti più antichi, quali i più recenti. Nel quale studio
metterò a profitto le osservazioni fatte durante gli
scavi, che a me constano in parte dai libri, in parte
dalla viva voce ed esperienza degli scavatori più pro-
vetti, coi quali mi sono recato molte volte, a questo
scopo, nella pianura di Licola.

Cominciando dai terreni a valle della Via vecchia
di Licola, fuori dalla cinta murale, s'incontra Teste-
 
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