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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0021

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29

CUMA

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Quivi scavò pure, saltuariamente, il conte di
Siracusa (ved. giornale dello Stevens sotto la data del
24 settembre 1881).

*

Il notevole dislivello, che esiste fra le terre a
monte e quelle che stauno a valle della Via vecchia
di Licola, con piena evidenza è dimostrato, oltre che
dalla superficie del suolo, dalla profondità a cui si
incontra il pelo dell'acqua. Questo, infatti, nei terreni
a valle s' incontra in certi punti a poco meno di m. 2,
come nel fondo d'Isanto verso sud, ed al massimo
a m. 4 nella parte del fondo Correale più vicino al-
l'abitato antico. Nei terreni a monte l'acqua latente
è invece assai più profonda, e in certi punti si scende
fino a m. 7 od 8 senza incontrarla. Ma il dislivello
non ci spiegherebbe la profondità grande a cui si tro-
vano in generale le tombe situate a monte, e la so-
vrapposizione di diversi strati di tombe nei punti dove
l'acqua latente è più profonda. E nel caso specifico
osservo, che lo stesso tipo di tomba a fossa si trova
a m. 1, al più m. 1,50 di profondità, nel fondo Per-
sico; a m. 3,50 ed anche 4 nel fondo Correale, dove
scavò il Granata ; a m. 5 nel fondo Artiaco, dove scavò
il Pellegrini. Le tombe a cassa, e quelle cos'i dette
a culla, si rinvennero in media a poco meno di m. 2
nel fondo d'Isanto (parte sud), a meno di tre metri
nel fondo Correale (scavo Granata) ; ed invece si man-
tengono nei limiti di m. 4 a 6 nel fondo De Costanzo,
oltrepassano talvolta i m. 8 nel fondo dei fratelli
Pascariello, che sta più ad est di tutti quelli limi-
trofi, dove si è scavato, e si mantengono in una media
di tre a cinque metri nel fondo di Giovanni Palumbo.
Tale differenza di profondità fra tombe della stessa
struttura e della medesima epoca deve attribuirsi ad
elevazione del suolo per effetto delle acque alluvio-
nali, avvenuta posteriormente. I terreni sottoposti ai
colli, che stanno ad est della pianura di Licola, rac-
colsero e trattennero in tutti i tempi i depositi allu-
vionali, a causa degli argini, coi quali, dai tempi più
antichi, fu protetta la via di Licola; quelli invece
che stavano a valle, ricevettero in minima pa;te tali
depositi : anzi in taluni punti, come nel fondo d'Isanto,
per la naturale inclinazione verso il lago, andarono
soggetti a denudamento lentissimo. Questo aumento
dello strato superficiale di terra, dovuto a cause na-

turali, i cui effetti furono favoriti da opere artificiali,
consistenti in argini e siepi, ci spiega fino a un certo
punto lo sviluppo delle varie parti della necropoli
cumana.

Il primo sviluppo della necropoli di Clima avvenne
ai fianchi della strada corrispondente alla odierna Via
vecchia di Licola ('). Lungo i margini di questa fu-
rono fatti i più antichi seppellimenti a fossa ed a
cassa, come attestano le importanti tombe arcaiche
del fondo Artiaco, illustrate dal Pellegrini, e quelle,
non meno importanti, dei fondi Maiorano, Scala, Mi-
cillo, Persico. E se non vado errato, a giudicare dalla
qualità dei trovamenti fatti, la necropoli più arcaica
ebbe il suo massimo sviluppo nella parte, dove si
estendono quei fondi. Le tombe a fossa del fondo
Correale, rinvenute dal conte di Siracusa, mi sem-
brano della stessa epoca di quelle, ma di un periodo
più avanzato. Le tombe del periodo greco posteriore,
dove la incinerazione è più frequente, e che arrivano
fino alla dominazione sannitica, si stendono non solo
ai luoghi precedeatemeute occupati, ma ad altro zone,
quasi libere ancora, come ad esempio, quelle dei fondi
Correale (a monte della via) e D'Isanto (nella parte
nord-ovest).

La zona a monte della via di Licola, che confina
con le mura della città, era stata poco utilizzata nei
tempi più antichi. Ivi la necropoli si sviluppò con
l'invasione sannitica. Tombe sannitiche, ossia tombe
di tipo greco della decadenza con ceramica cumana,
se ne trovarono, è vero, anche nel fondo Micillo a
poca distanza dalla cappella dei Fraia, ed in altri
punti; ma la vera necropoli greco-sannitica si limita
alla zona che va dalle mura della città fino ai fondi
Maiorano e D'Isanto. Nella parte più vicina alla città
essa è più ricca di tombe tarde, che non altrove. E, per
conseguenza, accadde che, colà dove nella pura età
greca esistevano sopolcri, i nuovi venuti facessero
scempio, per più secoli, delle tombe anteriori, taglian-
dole ed infrangendone i preziosi vasi. Tale scempio
seguì a preferenza nella pianura Correale (a valle)
dove il terreno anche oggi, dopo tanti rivolgimenti e
rifrugamenti, fornisce avanzi preziosi di ceramica greca

(') Il Rochctte, Fouilles de Capite, p. 37, riferisce che
le tombe di Capua furono da lui scoperte sempre lungo le vie
antiche.
 
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