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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0025

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CUMA

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più antichi, di cui abbiamo conoscenza. Il documento,
da cui dipendono tutti gli altri, è il catalogo delle
sculture esistenti nella Fabbrica della Porcellana,
redatto nel 1796 ('). Ivi, al numero 26 è descritta
una » statua di Apollo mancante di un braccio alta con
sua base palmi 7 '/2 — è di mediocre scultura me-
rita ristauro con rifarsi le braccia con mani, le gambe,
porzione di basamento e diversi tasselli nel panneggio ».
E nell'inventario del 1805, quando le raccolto farne-
siane erano passate al Palazzo dei vecchi Studi, la
stessa statua, col richiamo al numero 26 dell' inven-
tario precedentemente citato, è descritta così: «Apollo
in piedi, il manto gli casca dal braccio sinistro tino
a terra, dove si trova un cigno. Gli manca la testa,
il braccio sinistro e la gamba sinistra che deve in-
crociare la dritta. Alto, già senza testa, pai. 6. Bello
e meriterebbe ristauro, specialmeute se si trovasse una
testa adattata » (2).

Queste due descrizioni non possono essere della
medesima statua, poiché secondo la prima la statua
conserva la testa, secondo l'altra ne è priva; nell'ima
si nota la mancanza delle braccia e delle gambe,
nell'altra mancano solo il braccio sinistro e la gamba
sinistra (3). Ma le differenze non si arrestano qui,
perchè, secondo l'inventario più recente, ai piedi di
Apollo sta un cigno, di cui non è fatto cenno nella
descrizione più antica. Le due statue sono quindi
diverse, e quella descritta nel secondo inventario pre-
senta tutte le probabilità di essere quella proveniente
da Cuma. Con ciò verrebbe ad escludersi la prove-
nienza farnesiana, la quale parrebbe esclusa anche
dalla mancanza della sigla FAR che i monumenti
farnesiani sogliono recare scolpita sulla base o in
qualche parte secondaria, seguita dal numero d'ordine
dell' inventario primitivo.

Ma contro una tale conclusione sta il fatto, che il
Winckelmann (4) dichiarò di aver visto nel palazzo
Farnese un Apollo col cigno « la cui testa può dirsi
il colmo dell'umana bellezza", e di conoscerne altre

(') Docum. ined., I, p. Ifi9, n. 26.
(aj Ibid., IV, p. 169, ii. 4.

(3) L'Overbeck, Gr. Kunslmythol., Apollon, p. 240, nota c,
anch'egli osserva, che la statua di Napoli non corrisponde a
nessuna delle due descrizioni riportate in Docum. ined., I,
p. 169.

(4) Monum. ani. ined., p. xli; Gesch. d. K. V, 3, 10.

tre dello stesso tipo, cioè due della villa Medici, oggi
agli Ufficii ('), ed una del Museo Capitolino (2). Nessun
argomento positivo abbiamo per negare la provenienza
farnesiana all'Apollo del Museo di Napoli, e dobbiamo
quindi tacciare di poca esattezza il documento del
1808, secondo il quale quella statua sarebbe stata
priva di testa, contrariamente all'attestazione del
Winckelmann.

A me pare che, affidandoci ai documenti inventa-
riali per l'identificazione di questo monumento, cor-
reremmo rischio di battere falsa strada, perchè è
inverisimile che la statua, la quale colpi così forte-
mente il Winckelmann, fosse senza testa; tanto più
che egli su di essa fonda il suo apprezzamento.
Anziché ammettere ciò, inclinerei piuttosto a negare
la provenienza farnesiana. Per arrivare ad una con-
clusione positiva sarà meglio affidarsi all'esame di-
retto della statua, movendo dalla descrizione del Ferro,
il quale potrà avere esagerato nella valutazione del
pregio artistico, ma è fin troppo minuto nella descri-
zione delle statue scoperte a Cuma nel 1606. Di questa
statua egli scrisse quanto segue : « La seconda statua
è di giovane divo di vago aspetto. Capo scoperto, è
ignudo tutto; solo con l'estremo del manto sulla spalla
manca ridotto, di quello un pezzo sino a terra pen-
dente. Le membra e muscoli distintamente e al vivo
per ogni parte si scorgono. Di braccia è senza, ma
nel resto tutto compito sino all'estremo dei piedi,
dei quali a lato vedesi un rannicchiato e rinculato
cigno al naturale scolpito, a cui cuopre la groppa
l'ultima parte del manto del Divo. Sono le chiome
spesse, inanellate e di non molta lunghezza, ma di
vista leggiadra; le sue guancie lisce e vaghe come
di bella e vaga donna. La postura di questo simu-
lacro è all'erta e in piedi con la sinistra gamba sporta
e attraversata su la destra, ma ugualmente i piedi su
la base distesi il proprio corpo sostengono ; segno di
artifìcio non vi appare per essere senza braccia ...» (3).
Sicché all'epoca della scoperta la statua aveva testa
e gamba sinistra, nulla mancando del corpo; un
estremo della clamide poggiava sulla spalla sinistra,
un altro estremo giungeva fino a terra, coprendo la

(') Amelung, Fiihrer, nn. 46 e 96.

(a) Overbeck, Apollon p. 241, 5, tav. XXIII, 25«.

(3) Ferro, op. cit, p. 22.
 
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