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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0033

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53

COMA

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sviluppo della cultura archeologica in quel tempo, i
monumenti servivano come di appoggio alla ricerca
filologica, e perciò il Fiorelli introdusse nella sua
rassegna solo quei vasi, le cui figurazioni trovassero
un addentellato nella mitologia. Dal punto di vista
dello svolgimento storico dell'arte e della civiltà, la
raccolta non fu messa a profitto, per quanto si pre-
stasse poco a tale scopo, mancando qualsiasi notizia
sull'associazione degli oggetti in rapporto con la qua-
lità delle sepolture, e quel prezioso corredo di osser-
vazioni, che oggi siamo soliti fare durante lo svolgi-
mento di uno scavo.

I vasi geometrici del genere precorinzio sono
assai pochi,, e scarsi sono pure i vasi corinzi grandi
e piccoli. La ceramica attica a figure nere vi ab-
bonda, ma è quasi tutta della serie più tarda, cioè
dello stile tradizionale. Fra i vasi a figure rosse, qual-
cuno soltanto può risalire al periodo dello stile se-
vero, parecchi al periodo florido della ceramica attica
del secolo V ; la massima parte è di stile andante,
specie il vasellame minuto. Numerosa è la serie dei
vasi di fabbrica cumana, di cui alcuni si annoverano
fra i migliori prodotti. Grandi anfore e hydriae bac-
cellate ed a vernice nera lucidissima sono d'impor-
tazione attica del secolo IV. Molti sono i lebeti di
bronzo adoperati come cinerarii durante il più puro pe-
riodo dell' ellenismo, ed alcuni con anse squisitamente
decorate. Fra le terrecotte si annoverano qualche an-
tefissa a palmetta, qualche tegola dipinta, alcune
figurine e vasi configurati arcaici. Gli ori sono tardi
e scarsissimi, essendone stata involata la parte mi-
gliore; ma i vetri sono di gran pregio e relativamente
numerosi. Fra le cose più rare è inclusa una delle
maschere di cera, rinvenute nel 1852, che diè luogo
a vivaci discussioni e sulla quale si disputò tino alla
noia ('). Pochi monumenti della Raccolta Cumana sono

('j Fiorelli, Mon. cumani, tav. I; B. Quaranta. Gli sche-
letri cerocefali, Napoli, 1853; C. Cavedoni, Antichità cumana,
Modena, 1853; G. B. De Rossi, Scheletri acefali, in Bullett. d.
Instit. 1853, pp. 59 e 66; Pisano Verdino Salv.,Riflessioni sugli
scheletri cumani, Napoli, 1853; G. de' Guidobaldi, Intorno aduna
immagine cerea, Napoli, 1853; Doni, de' Guidobaldi, Lettera
all'editore del Bull. arch. N. S., IV, 1856, p. 134 ; G. I!.
Finati, Immagini ceree, Napoli, 1856; Jalin in Arch. Zeitung,
1867, pp. 85 e segg.; Finati, Museo Borbon., XV. tav. LIV;
Ashpitel in Archaeologia, XXXVII,pp. 317 e segg. Si consulti
pure Benndorf, Antike Oesichtshelme und Sepulcralmasken in
Denkschriften d. k. Akad. d. Wiss. Philos- hist. CI., XXVIII,

stati pubblicati, in confronto di quelli che meritano
di essere presi iu considerazione dall'archeologo. Epperò
ho creduto utile, per il fine che mi propongo con
questo lavoro, di illustrare quei monumenti che, editi o
no, possono mettere in evidenza il grado di civiltà, i
rapporti commerciali, la produzione artistica dei Cu-
mani, raggruppandoli per età e per ispecie.

§ IV.

La Kaccolta Stevens.

Questa raccolta rappresenta il frutto delle esplo-
razioni fatte da Emilio Stevens in varii punti della
necropoli cumana dal 1878 fino al 1893 con una ri-
presa brevissima nell'anno 1896. È quasi un quarto
di secolo di esplorazioni, che è distinto in due periodi:
il primo va dal 6 gennaio 1878 al 30 marzo 1884;
il secondo dall'aprile 1886 al 16 dicembre 1893.
Questa distinzione in due periodi corrisponde casual-
mente ad una differenza cronologica e archeologica,
in quanto che le scoperte del primo periodo risguar-
dano quasi interamente l'età sannitica di Clima, quelle
del secondo l'età preellenica e della colonizzazione
greca fino alla invasione sannitica. Il materiale di
questo ultimo è, senza paragone, più prezioso dell'altro,
ed è quello che costituisce il vero pregio della rac-
colta. Lo Stevens, edotto dalla esperienza di lunghi
anni ('), durante i quali la sua aspettativa d'imbat-
tersi in uno strato archeologico interessante e ricco
era rimasta delusa, cambiò rotta e si allontanò dalle
vicinanze dell'abitato antico. Dopo le scoperte fortu-
nate del conte di Siracusa e di altri, i quali eransi
mantenuti in prossimità delle mura della città antica,
era invalsa l'opinione, che le tombe più antiche fos-
sero quelle più vicine all'abitato, donde la necropoli
si sarebbe sviluppata; ed a misura che ci si allonta-
nasse, si dovessero scoprire tombe sempre più tarde.

1878, p. 70, e tav. XIV, 6. Il Benndorf pubblica nella stessa
Memoria, alla tav. XIII, 2 a e 2 b, p. 47, un'altra maschera,
ina di creta, rinvenuta in una tomba romana a Guma nel 1876
ed ora a Zurigo.

f1) Il Dressel {Annali d. Insti!.., 1884, p. 261, nota 1),
chiamava lo Stevens « esperto conoscitore della necropoli
cumana ».
 
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