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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0039

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65

COMA

Presso la mano destra: scalpello di bronzo; lungh. strate frequentemente le tracce della cassa di legno,
cm. 19. Spada di ferro in frammenti; lungh. cm. 45. Può quindi essere avvenuto, che nei rinvenimenti di

sepolture indigene, da lui chiamate arcaiche, le quali
Lo Stevens descrive nei suoi taccuini solamente hanno dei punti di contatto con le tombe arcaiche a
queste sei sepolture; ma gli oggetti preistorici della fossa, egli non facesse un minuzioso esame del ter-
sila raccolta sono più numerosi di quelli da lui de- reno, col preconcetto che quelle tombe fossero sem-
scritti. Bisogna quindi supporre, che egli non sia ar- plicemente più antiche di tutte le altre a fossa, da
ri rato con i suoi appunti a dare notizia del resto ('). lui fino allora rinvenute, e che nello sviluppare gli
Più volte egli si ferma a notare il particolare della appunti, aggiungesse questo particolare, desumendolo
cassa di legno e dei chiodi di ferro. Risultando che da quei frammenti di ferro, che egli sul luogo aveva
egli era scrupolosissimo nel prender nota di ciò che ritenuto chiodi, e che invece potevano essere fram-
menti di oggetti. Il certo è che P. Lubrano, il quale,
come dirò, scavò in seguito numerosi sepolcri indi-
geni di Cuma, attesta di non aver mai osservato, che
in mezzo al rettangolo di scheggie di pietra, fosse
stato deposto il sarcofago di legno. Con tutto ciò l'at-
testazione dello Stevens non deve essere impugnata,
ed io non ho alcuna difficoltà di accettarla, perchè la
colonizzazione greca in genere non va intesa, secondo
me, come una conquista a mano armata, ma come
lenta penetrazione dell'elemento ellenico per via di
evoluzione. Ed ammetto quindi la possibilità dell'esi-
stenza di questo rito funebre nel periodo di transi-
zione dalle tombe indigene a quelle prettamente gre-
che. Aggiungo che gli oggetti dei cinque sepolcri de-
scritti non furono tutti da me identificati, e perciò

■x- \\\^__stimai miglior partito includerli nella descrizione ge-

^v^\^\^^ nerale che segue, dove il materiale preellenico delle

tombe Stevens è distribuito in gruppi. Per gli effetti
Fio. in. scientifici è sufficiente la semplice descrizione pre-

messa.

osservava circa la forma delle tombe scavate ed ogni Devo avvertire, che lo Stevens introdusse tra i suoi
altro particolare del trovamento, la sua testimonianza oggetti preistorici alcuni pezzi, che antiquarii o sca-
non può non essere degna di fede. Bisogna però no- vatori clandestini gli portavano a vendere. Di ciò mi
tare (e ciò lo affermo in seguito al lungo studio sui assicura Lubrano, il quale, da me invitato a riguar-
taccuini) che lo Stevens negli ultimi tempi svilup- dare la collezione dello Stevens, escluse recisamente
pava gli appunti dello scavo, spostando, non so per- la provenienza cumana di alcuni oggetti, che io per
chè, la data di tutte le scoperte. Inoltre il rinveni- altra via ero riuscito a mettere da parte. Fra gli
mento di tombe indigene seguì ad un lungo periodo oggetti spurii inclusi una spada ad antenne, delle
di tempo, nel quale egli era andato alla ricerca di ascie, delle fibule, e quel pugnale di bronzo a lama
tombe greche arcaiche a fossa, che gli avevano mo- triangolare ('), che è di una età anteriore a quella del
_ sepolcreto preellenico. Essi sono coperti di una patina

O Gli oggetti di tombe indigeno della raccolta stevens, verde-scura, che contrasta con quella dei bronzi cu-

non descritti nei taccuini, provengono, come attesta P. Lubrano, _

quasi tutti da tombe ebe lo Stevens fece aprire nel fondo della

sorella di Gennaro D'Isanto, dentro le mura di Cuma, qualche C) Maragliuo, Cuma e gli ultimi scavi in Atti d. Accad.

anno dopo il 1893. di Jrch. di Napoli, XXV, 1906, pag. 23, fig. IX a!.

Monumenti Antichi — Vol. XXII. 0
 
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